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Davanti al decreto legge sulla sicurezza varato dal Governo dopo l’ultimo fatto di sangue attribuito ad uno o più cittadini rumeni (ancora non si sa), occorre chiedersi quali sono stati gli errori tecnici di Prodi, Amato e Veltroni nell’affrontare e trattare la questione dell’afflusso di neocomunitari in Italia in generale e nella capitale in particolare.
In primo luogo, Prodi ha sbagliato sia da Presidente della Commissione Europea sia da Presidente del Consiglio. Nella veste di Presidente della Commissione Europea, è stato il motore che ha portato all’allargamento dell’Ue a 15 prima a 25 e poi a 27. In varie occasioni, e soprattutto nella conferenza stampa in cui ha concluso il proprio mandato, ha detto a tutto tondo che considerava l’ampliamento dell’Ue come il proprio fiore all’occhiello, come il maggior successo ottenuto dall’Ue grazie al lavoro del conducente (ossia lui in persona).
Saranno i posteri a dire se e su quanti anni l’Ue a 15 sarà in grado di assorbire una popolazione aggiuntiva di circa 140 milioni: con un reddito pro-capite nominale di 8000 dollari l’anno ed un’ ”indice di trasparenza”, secondo Transparency International, ai livelli di quelli dell’America Latina. Un progetto del genere era come se il Presidente Usa avesse chiesto al Congresso un’unione economica, politica e militare con il Messico e gli Stati dell’America Centrale. Ove ciò fosse stato ritenuto essenziale per dare un “certificato di buona condotta” ai Paesi che uscivano dalla tragedia del comunismo e farli entrare nella casa comune europea, si sarebbe dovute utilizzare tutte le salvaguardie previste negli accordi. La Francia (e altri Stati dell’Ue a 25) hanno insistito ed ottenuto che ai nuovi Stati dell’Ue non si applicasse la politica agricola comune (il tema a loro più sensibile) che in modo molto limitato (e graduale).
Gli accordi con Romania e Bulgaria prevedono anche la possibilità di una “moratoria” in materia di libertà di circolazione delle persone, ossia dell’ingresso di rumeni e bulgari come gli altri cittadini dell’Ue. In base a tale “moratoria” nei primi due anni successivi all'adesione alla Ue gli ingressi per lavoro subordinato continuerebbero ad essere regolati dai decreti annuali sui flussi (quali contemplati nella legge Bossi-Fini), mentre per i lavoratori autonomi non vi sarebbe alcuna restrizione.
Cittadini rumeni e bulgari che avessero voluto entrare in Italia per lavoro subordinato avrebbero dovuto attendere, ogni anno, l'emanazione di un decreto dei flussi specifico per i cittadini neocomunitari. Si avvalgono della moratoria, tra gli altri, Austria, Danimarca, Gran Bretagna e Spagna. Il Governo di centro-sinistra ha rinunciato unilateralmente alla moratoria per due ordini di motivi:
a) mostrare una rottura rispetto alla legge Bossi-Fini;
b) accontentare la sinistra radicale (ma anche parte della Margherita) per i quali la politica delle porte aperte agli immigrati è parte integrante del proprio bagaglio ideologico. Quindi, dal 1 gennaio 2007 l'accesso al mercato del lavoro italiano per i cittadini neocomunitari rumeni e bulgari è completamente libero.
E sino al decreto legge in discussione in Parlamento non si potevano prendere misure speciali neanche di fronte al dilagare di atti criminali imputabili, a torto o a ragione, particolarmente alla comunità rumena.
In secondo luogo, a questi errori tecnici (oltre che politici) di Prodi, si sono aggiunti quelli del Ministro dell’Interno. In interviste, Giuliano Amato ripete che non era prevedibile un influsso di 500.000 rumeni in Italia in un anno; quindi, ci si sarebbe trovati impreparati per causa di “forza maggiore”. Sono ammissioni sorprendenti soprattutto da parte di un giurista con profonde conoscenze di economia. Se veritiere, mostrano che è urgente creare un servizio di analisi economica al Viminale.
Infatti le analisi scientifiche sulla migrazioni condotte da Stiglitz, Harris e Todaro all’inizio degli anni 70 forniscono una modellistica da cui si ricava che le dimensioni del problema erano facilmente stimabili. Proprio applicando tale modellistica, il Governo di Sua Maestà Britannica e quelli di altri Stati europei stanno attuando la “moratoria” delineata nel paragrafo precedente. Inoltre era chiaro che l’Italia sarebbe stata una calamita per i rumeni non solamente in quanto, chiuse le altre frontiere, si sarebbe riversati verso la Penisola ma soprattutto in quanto il rumeno è lingua neo-latina molto simile alla nostra (ho superato brillantemente un esame universitario di lingua rumena con una settimana di studio) e i rumeni si considerano da oltre 1400 anni un’isola di cultura “romana” assediata da slavi e da turchi.
Era anche palese che non sarebbero stati i rumeni meglio istruiti ad emigrare verso altri Paesi in generale – per loro, soprattutto per coloro con una preparazione tecnica ci sono, secondo le indagini dell’Organizzazione internazionale del lavoro (Oil), grandi opportunità in Patria, ma quelli ai limiti della sussistenza provenienti da aree rurali (come la Transilvania) per secoli oggetto di contesa tra feudatari magiari e feudatari valacchi. La sussistenza e la crisi dei valori inerente al comunismo in tutte le sue fogge- anche ex, neo o post- portano inevitabilmente ad arrangiarsi. Specialmente se si arriva in un Paese che da decenni dà poca priorità alle forze dell’ordine e le finanzia meno dell’indispensabile. Senza che i Ministri titolari ne traggano le logiche conseguenze.
In terzo luogo, gli errori di Walter Veltroni. Nelle veste di Sindaco di Roma, deve avere l’ordine pubblico ed il buon funzionamento dei servizi pubblici e di pubblica utilità come “priorità delle priorità” , per utilizzare un francesismo. E’ quello che ha fatto e sta facendo, ad esempio, Sergio Cofferati a Bologna, anche se ciò gli causa problemi con parte della coalizione che lo ha eletto.
Invece di pensare a creare nuovi soggetti politici, a viaggiare per i quattro continenti, a proporsi come scrittore di romanzi e di saggi, a organizzare feste per il cinema e balli in piazza, il Sindaco non deve permettere che bidonville da quarto mondo si siano ormai insediate non soltanto attorno alla città ma anche nei pressi del suo centro storico e di quartieri residenziali, che la prostituzioni e lo spaccio di droga dilaghino, che le strade siano costellate da buche. Avere uno scarso senso delle priorità è un errore politico che si cumula su centinaia di errori tecnici. E’ prova di scarsa capacità.
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