Il nostro è un piccolo giornale, ma ha vinto una grande battaglia . Con discrezione, non lo ha detto a nessuno sino a quando i risultati non fossero certi e definitivi. E’ in corso dal 23 ottobre al 12 dicembre il 44simo Festival di Nuova Consonanza- la più importante e vivace associazione italiana di musica contemporanea , il cui ruolo e le cui vicende sono raccontati in due bei volumi di Daniela Tortora (Lim Editore). Negli ultimi anni, ha dato la priorità al “suono sacro” ed all’”improvvisazione” ed altri temi che forse non sono andati giù molto bene a chi è cresciuto con l’approccio cultura marxista secondo il quale la musica è una sovrattuttura con cui fare politica di piazza. Non – come ci ha ricordato di recente il Papa – “il linguaggio universale della bellezza, capace di unire tra loro gli uomini di buona volontà su tutta le terra e di portarli ad alzare lo sguardo verso l’Alto ed ad aprirsi al Bene ed al Bello assoluti, che hanno la loro ultima sorgente in Dio stesso”. Tre anni fa, aspetto molto grave: il Comune di Roma (così prodigo nel finanziare feste della moviola e festival italo-francesi e mediterranei) non ha dato alcun contributo al festival di Nuova Consonanza; la Provincia ha versato solo 3000 euro . Per impedire che il festival non venisse tenuto, sono intervenuti gli istituti di cultura in Italia degli Stati Uniti, della Francia, della Germania, dei Paesi Bassi , della Germania – nonché alcune istituzioni private ed universitarie. Una vera e propria gara di solidarietà a favore dell’Italia e di Roma per un festival che non può certo essere classificato “di destra” o “di sinistra” ma si riallaccia comunque alla tradizione degli Anni 30 in cui il nostro era il Paese leader in materia di musica contemporanea – e ne organizzò i primi festival internazionali. La nostra è stata una delle poche che si è alzata a protestare. Siamo stati ascoltati.
Lentamente i contributi del Comune e della Provincia (sempre molto modesti rispetto a quanto generosamente elargito per altre, più ludiche, iniziative) sono tornati. Non solo gli istituti di cultura stranieri (che avevano salvato il festival nel 2004) sono rimasti, ma sono entrati altri enti privati e, per due mesi circa, Roma è al centro dell’attenzione internazionale (sono molto gli artisti stranieri presenti) con una manifestazione che esplora i diversi linguaggi della musica (numerose le prime esecuzioni mondiali) – dall’interazione alla multimedialità, dall’incontro tra poesia e canzone a nuove forme di melologo, dal rapporto tra teatro e musica a quello tra musica e video. Un festival, soprattutto, dove pullulano i giovani come si può constatare andando alla varie iniziative (i cui dettagli sono al sito www.nuovaconsonanza.it)
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