Considerata “indecente” sino quasi all’inizio della seconda guerra mondiale, la mozartiana “Così fan tutte (ovvero la scuola degli amanti)” si può vedere in queste settimane in varie edizioni. In Lombardia, la Scala (sino al 19 novembre) ed il Piccolo (in dicembre) riprendono regie storiche (ed eleganti) di Michael Hampe e Giorgio Strehler, mentre il circuito lombardo presenta un nuovo allestimento di Mariano Dammarco. Nonostante l’ottima bacchetta di Ottavio Dantone alla Scala, si tratta di saggi di fine corso degli allievi delle rispettive accademie- garbati e promettenti. L’impianto complessivo è ispirato alla tradizione. Non tale da attrarre un pubblico giovane.
A Roma è in scena sino all’11 novembre un allestimento di successo che ha debuttato nel 2005 ed in cui l’azione viene trasferita dal Settecento in lascive terme pompeiane nel 60 dopo Cristo. L’abile bacchetta di Gianluigi Gelmetti e l’affiatato cast (Anna Rita Talento, Laura Polverelli, Giacinta Nicotra, Michele Angelini, Massimiliano Galiardo, Bruno Taddìa) ne fanno un esilarante farsa. Affolla il teatro anche in quanto viene rappresentata a prezzi competitivi con i biglietti del cinema.
Il “dramma giocoso” scritto da Da Ponte per la musica di Mozart è, però, una commedia amara. Convinti della fedeltà delle loro fidanzate, due bei giovanotti tentano ciascuno di sedurre la donna dell’altro (sperando di fare cilecca) ma, loro malgrado, ci riescono. Quando, nel finale, ciascuno è nel letto giusto, tutti hanno consapevolezza della fragilità del gioco dell’amore e degli inganni.
Nel nuovo allestimento al Teatro Reale di Stoccolma (in scena sino al 17 novembre e programmato per la prossima stagione), il regista norvegese Ole Anders Tandberg situa la vicenda oggi in un clima tra il bergmaniano delle “commedie per adulti” (come “Sorrisi di una Notte d’Estate”) ed il felliniano (l’atmosfera è surreale). Rende abbastanza espliciti gli aspetti erotici (colorandoli di cinica amarezza). Il giovane maestro concertatore Stefan Tandberg tiene ben testa a Dantone (a Milano) ed a Gelmetti (a Roma); in particolare scivola agevolmente dai numeri musicali ai recitativi e viceversa.
Tra le voci spicca su tutti Hillevi Martinpelto , nota al pubblico italiano per la sua presenza alla Scala, al Maggio Musicale Fiorentino ed a Ferrara Musica: la sua Fiordiligi ha un forte spessore ed è molto drammatica (specialmente in “Come Scoglio”, cantata come aria da “opera seria”). Una buona Dorabella è Janja Vuletic (dalla tessitura molto più lirica della Maltinpelto). Mediocre la Despina di Marianne Hellgren Staykov . Nel gruppo maschile, di livello il Guglielmo di Jesper Taube. Di ordinaria amministrazione, il Ferrando di Klas Hedlung e il sin troppo giovane Don Alfonso di Johan Edholm. Sorprende comunque come questi giovani cantanti nordici (specialmente quelli di genere maschile), anche quando impegnati in numeri musicali difficili ( e “Così” è piena di trabocchetti vocali), riescano a danzare, fare capriole ed altri esercizi ginnici, nonché svestirsi e rivestirsi a sipario aperto. La sera in cui ho visto “Così” nella capitale svedese, l’età media degli spettatori del Teatro Reale di Stoccolma era attorno ai 35 anni – non certo a ragione soltanto di una politica dei prezzi in base alla quale i biglietti per le poltrone costano la metà di quelli dei nostri maggiori teatri oppure di una cultura diffusa dell’opera italiana. Anche verosimilmente a causa di regie innovatrici e di cantanti attori che tolgono la polvere dal teatro in musica.
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