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Il Partito per la Rifondazione Comunista (Prc) ha dichiarato che, con perfetto stile staliniano, si turerà il naso ma voterà compatto la fiducia che il Governo pone al proprio maxiemendamento alla discussione sul dll sul welfare. Ha anche accennato al prezzo: un riassetto della struttura di Governo (leggasi: Prodi torni a Via Gerusalemme 7 a Bologna) in gennaio.
Come preannunciato su L’Occidentale del 21 novembre si è molto vicini al momento in cui a Prc (i cui sondaggi indicano una contrazione dei voti) conviene rompere al tavolo dove gioca la propria incidenza sui contenuti dell’azione di governo per puntare su quello dove la partita riguarda come massimizzare la propria popolarità nel bacino elettorale degli scontenti.
Le tensioni crescono anche tra le varie “anime” (si diceva un tempo) del neonato Partito Democratico (Pd). Sono più profonde di quelle che appaiano in superficie tra vari gruppuscoli che costituiscono le “correnti” che nella sempreterna tradizione democristiana si sono costituite prima ancora che l’anagrafe della politica rilasciasse il certificato di nascita alla nuova formazione. Ed aggravano quelle già in atto tra Pd, “cosa rossa” (ancora nel travaglio del parto), Udeur e Liberal-Democratici.
In breve, si sono accorti che la finanziaria (quale uscita del Senato) ha in pratica eliminato quel poco che era stato previsto del ddl varato dal Governo il 30 settembre scorso in materia di politica della famiglia. Un brillante saggio di Alberto Alesina e Paolo Giuliano (ambedue dell’università di Harvard), ancora non disponibile in traduzione italiana, ci ricorda, con un’analisi econometrica comparata di 70 Paesi, che la politica della famiglia non è né di destra né di sinistra ma è una determinante essenziale sia della crescita economica sia di una ripartizione equa dei suoi frutti.
Udeur, Liberal-Democratici e molte anime del Pd speravano che il ddl sul welfare riuscisse a recuperare in materia di politica della famiglia quanto tolto in finanziaria ed aggiungerci anche di più (seguendo la traccia di Alesina di cui non solo Lamberto Dini ma anche Sandra Leonardo Mastella, italo-americana e laureata in filosofia sono attenti lettori).
Da dove si ricava la disattenzione (per impiegare un termine elegante) della finanziaria (quale uscita dal Senato) nei confronti della famiglia? Da un documento asettico che non proviene dall’apposizione ma dagli uffici guidati dal “tecnico” Tomaso Padoa- Schioppa (TP)- documento che pare abbia ulteriormente irritato il “politico” VVV (Viceministro Vicenzo Visco): le tabelle della Ragioneria Generale dello Stato (Rgs) in cui si ricostruisce il bilancio di previsione, in termini di cassa (non meramente di competenza) per il 2008: gli interventi della famiglia perdono 700 milioni di euro (rispetto al ddl varato il 30 settembre). Ci rimettono anche (nel confronto tra ddl del 30 settembre e testo approvato dal Senato) la sicurezza, le forze dell’ordine, la sanità, la difesa, i trasporti ed i beni culturali. Ci guadagnano le pensioni e gli incentivi alle imprese. Il patto tra grande sindacato e imprese, specialmente quelle “collaterali” (pochi se ne sono accorti) ha sbaragliato tutti. Ciò non promette nulla di buono nelle numerose deleghe previste nel maxi-emendamento su cui il Governo chiede la fiducia.
Un segnalo è chiaro: Prodi & Co. sanno intonare coretti a cappella sulla famiglia , ma al tavolo del gioco (politico-parlamentare) le portano via risorse. Ne debbono essere consapevoli tutti i parlamentari a cui la non tanto allegra compagnia chiede la fiducia.
Alesina A. , Giuliano P. “The Power of the Family"
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