TORNANO IN
SCENA VIOLETTA, AMINA E LEONORE PROTAGONISTE DELLE OPERE DI VERDI, BELLINI E
DONIZETTI
Quelle
eroine ladre e prostitute baciate dalla musica
GIUSEPPE
PENNISI
Tre eroine
del romanticismo musicale stanno per tornare sulle scene musicali. Si inizia a
Roma con Amina della belliniana Sonnambula il 18 febbraio. Seguono a
Firenze il 22 febbraio Leonore della donizettiana Favorite ed il 27
febbraio Violetta della verdiana Traviata. Amina è innocentissima, ma
sospettato di essersi concessa al nobiluomo locale. Leonore è l’amante
“ufficiale” del Re di Spagna spinge un giovane monaco a scappare dal Monastero
di Santiago di Compostella. Violetta è una cortigiana del bel mondo parigino
che ha il suo primo amore vero con un giovanotto di provincia e di campagna.
In un
momento in cui in campagna elettorale c’è chi propone, a torto o a ragione, di
includere nel programma di governo la soppressione della “legge Merlin”, i tre
allestimenti inducono a chiedersi quale era nel romanticismo musicale italiano
il rapporto con l’eros – al bando nella narrativa e del teatro di prosa di gran
parte dell’Ottocento.
Nel teatro
in musica di autori italiani, sull’eros era caduto un sipario di ferro nel 1826
con il rossiniano Le Comte Ory, opera apertamente erotica ma pensata per
il pubblico francese; sareb- be riapparso nel 1893 nel secondo atto della
Manon Lescaut.
Rossini se
ne intendeva, aveva avuto per diversi anni un
ménage à
trois, con la sua
prediletta cantante ( e poi moglie) Isabella Colbran e l’impresario di ambedue
Domenico Barbaja e sembra che sin da giovane fosse un gran frequentatore delle
case di tolleranza, prima veneziane e poi napoletane e romane. Alcuni biografi
imputano il suo abbandono delle scene a soli 37 anni, dopo Guillaume Tel,
e la sua lunga depressione ( sino alle seconde nozze con Olympe Péllissier,
grande cortigiana del bel mondo parigino) ad una serie di malattie veneree che
lo avrebbero costretto ad una lunga astinenza sessuale.
Ma torniamo
a Bellini, Donizetti, Verdi ed alle loro donne. Il primo biondo, elegante, con
gli occhi azzurri, con tratti settentrionali ( più che catanesi), morì in quel
di Puteaux a meno di 34 anni, dopo avere trionfato sulle scene parigine, per
un’infezione intestinale amebica. Gli storici affermano che tale infezione fu
dovuta ad abbassamento delle difese immunitarie causato da problemi venerei: è
certo che sin da quando studiava a Napoli era un ospite assiduo di bordelli e
lo fu anche a Milano ed a Parigi. Nei suoi lavori si avverte eros
principalmente nel suo ultimo lavoro, I Puritani, su libretto del Conte
Pepoli. Non manca ne I Capuleti ed i Montecchi, il cui libretto si basa
sulla novella cinquecentesca di Matteo Baldello di metà Cinquecento e non sulla
tragedia shakespeariana, al tempo di Bellini sconosciuta in Italia. In La
Sonnambula, tra breve a Roma, c’è affetto ed amore ma neanche una
spruzzatina di eros. Del produttivissimo Gaetano Donizetti ( più di settanta
opere, oltre a musica sacra e cameristica), la morte a cinquantun anni ( dopo
avere passato qualche tempo in manicomio) è stata certamente causata da
sifilide, come certificato dall’autopsia ( che oggi si tende a dimenticare),
Era un noto, anzi notorio, cliente di prostitute in tutti i Paesi europei in
cui ha operato.
La Favorite che di vedrà a Firenze finalmente
in originale francese ( spesso nei nostri teatri si mette in scena una brutta
versione ritmica in italiano), è densa di eros, reso più “proibito” dal fatto
che si svolge tra svolge tra alcove e conventi.
Né Bellini
né Donizetti, e neanche Rossini, raccontarono, nei loro epistolari, cosa
avveniva dietro le persiane chiuse. Nelle sue lettere al librettista Francesco
Maria Piave, invece, Verdi chiamava Violetta, la protagonista di La
Traviata, «la mia puttana». Eppure non c’è eros nell’opera. Anzi, il
melodramma di stilema verdiano, che ha trionfato nell’Italia dell’Ottocento,
viene ritenuto essenzialmente asessuato, a differenza del contemporaneo
musikdrama tedesco in cui l’eros trionfava ( si pensi, ad esempio, ai
wagneriani Tristan und Isolde, Die Wakürie e Sigfried). Più che
in La Traviata, nel duetto del secondo atto di Un Ballo in Maschera
si avverte un forte richiamo delle carne. In La Traviata a Verdi
interessava principalmente il dramma del contesto sociale che impedisce alla
donna “caduta” di rialzarsi come illustrato nella regia di Robert Carsen che
trionfa da oltre quindici anni a La Fenice ed in quella di Sofia Coppola da
qualche anno ripresa ogni stagione a Roma.
Non sono
mancate regie con più di una spruzzatina di eros ( ad esempio quella di Kasper
Bech Holten vista per anni a Stoccolma o quella di Irina Brook vista una
dozzina di anni fa a Bologna). Di Verdi sposatosi giovane con la figlia di chi
lo aveva sostenuto agli studi, diventato un ateo dubbioso dopo la morte della
prima moglie e dei due figli, legatosi ad un’intellettuale che faceva
professione di ateismo e che diventò la sua seconda moglie, non si conoscono
frequentazioni di “case chiuse”. Era invece un puritano quasi asceta, come
mostra la prima edizione de La Forza del Destino, pensata per San
Pietroburgo e di cui in Italia si è vista unica versione, in forma di concerto,
circa un quarto di secolo fa. Vedremo come il regista Lorenzo Amato leggerà
La Traviata al San Carlo.
DALLA
“SONNAMBULA” A “FAVORITE”, PASSANDO PER LA “TRAVIATA” I GRANDI COMPOSITORI DEL
ROMATICISMO ITALIANO METTONO AL CENTRO L’AMORE PROFANO E UMANISSIMO DEI
BORDELLI
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