Il “Bar Europa” e i suoi
nemici
di Giuseppe Pennisi, in Cultura, Libri, Quotidiano, Recensioni, del 19 Feb 2018, 18:34
ADVERTISEMENT
Cosa è il
‘Bar Europa’? Non mancano nelle città italiane, bar, caffè, gelaterie,
ristoranti e cinematografi intitolati all’Europa, a volte intesa come Unione ma
molto più spesso come espressione geografica o più semplicemente come primo
nome che passava per la mente quando si doveva fare un insegna luminosa per
l’esercizio. Esiste, però, un altro, Bar Europa, che è un luogo unicamente
virtuale in funzione da un paio di anni per iniziativa di un giovane avvocato
specializzatosi in legislazione, regolamenti, procedure e prassi dell’Unione
europea, Michele Gerace.
Poco dopo la
laurea, Gerace ha creato un circolo di riflessione per giovani, con un piccolo
comitato scientifico di docenti universitari, l’Osservatorio per la Crescita e
l’Occupazione in Europa, un’associazione senza sede e senza struttura ma dotata
di un sito web. Da un paio di anni, è anche il promotore del virtuale bar
Europa, ossia conversazioni da bar sull’Europa, spesso a tema libero,
organizzate in vari luoghi, sovente nelle periferie di una grande città come
Roma e, in grande misura, con suoi coetanei e gente del luogo interessata al
continente in cui viviamo e alla sua integrazione. Ogni venerdì sera al Rock
Night Show su Radio Godot, Gerace ha una rubrica sul ‘suo’ bar
Europa.
Dalle conversazioni al bar Europa, Gerace ha tratto un agile libretto, “È l’Europa, Bellezza!“, in
Dalle conversazioni al bar Europa, Gerace ha tratto un agile libretto, “È l’Europa, Bellezza!“, in
È l’Europa, Bellezza!
di Michele Gerace
Rubettino
pag. 114 – 8 Euro
di Michele Gerace
Rubettino
pag. 114 – 8 Euro
È una
lettura che può essere fatta a due livelli. Da un canto, è un resoconto delle
conversazioni e discussioni di questi ultimi anni al Bar Europa. Gli
interlocutori sono giovani, interessati e motivati dall’integrazione europea,
dalla politica europea , dalla cultura europea. Sono conversazioni e
discussioni fresche e genuine che danno un’idea di come una parte (non credo
maggioritaria) dei giovani percepisce l’Europa ed il suo futuro. Da un altro, è
un’illustrazione della differenza tra Europa ‘sognata’ e le varie Europe
‘percepite’ – quella della burocrazia, quella delle regole minuziose, quella
dei vincoli, quella dell’austerità, e via discorrendo. Da un altro ancora,
quella della ricerca ‘della identità europea’, di cosa voglia dire essere
europei, di quali sono le radici del comun sentire europeo.
I due
livelli si sovrappongo: sin dalle prime pagine, Gerace afferma che lui ed i
suoi coetanei sono euro entusiasti per abitudine ed euro scettici per sentito
dire. Uno dei suoi amici, e protagonisti del libro, è partito per Bruxelles a
lavorare come ricercatore presso il centro studi del Parlamento Europeo: alla
gioia iniziale di essere stato accettato per quella che vedeva come una
preziosa opportunità professionale ha fatto seguito una delusione a ragione di
un vero e proprio incubo di carte, procedure e scadenze. Quando, oltre
cinquanta anni fa, appena laureato, feci uno stage alla Commissione europea
ebbi un’impressione analoga, rafforzata quando ero in Banca Mondiale e dovevo
fare co-finanziamenti con il fondo europeo di sviluppo e successivamente,
rientrato in Italia, come membro dell’alta commissione della Commissione per la
definizione di metodologie di analisi di investimenti e come componente
dell’’alto gruppo’ (nome roboante) sull’esclusione sociale. I nemici del Bar
Europa si annidano nei meandri dei lunghi corridoi di Bruxelles.
Al Bar
Europa si mira ad una comunità con identità ed una comune base culturale. Si è
consapevoli che la realtà è molto differente ed anche che arrivati a questo
punto non si può restare nel guado:o si va indietro o si va avanti. La proposta
è, senza dubbio, quella di andare avanti, utilizzando come leva la nostra
cultura europea fatta di arte, scienze umane, la filosofia, la teologia, la
bellezza. Si prospetta, quindi, un percorso differente da quello tracciato dal
Trattato di Roma all’unione monetaria, che ha fatto perno sulle convenienza di
un’integrazione economica sempre più stretta.
È una
proposta interessante. Sarà vincente? E’ difficile dirlo. Negli oltre sessanta
anni trascorsi dal Trattato di Roma, l’Europa dell’identità culturale ha avuto
un ruolo marginale nella costruzione europea. I pochi tentativi riusciti (come
l’Istituto Universitario Europeo a Fiesole) hanno riguardato una minuta élite.
Occorre, però, sperare ed avere fiducia che le giovani generazioni sapranno
fare meglio di noi.
Nessun commento:
Posta un commento