ELEZIONI E RIPRESA/
L'emergenza già pronta per il nuovo Governo
Dopo le
elezioni del 4 marzo, il Governo che verrà formato avrà una priorità da
perseguire: agganciare l'Italia alla ripresa internazionale. GIUSEPPE PENNISI 05
febbraio 2018 Giuseppe Pennisi
Lapresse
Dopo
elezioni politiche del 4 marzo, il Governo che verrà formato avrà, in materia
economica, due temi prioritari all'ordine del giorno: a) una manovra di finanza
pubblica per terminare il 2018 con saldi in linea con gli impegni presi in sede
europea (e senza intimorire la finanza internazionale sulla capacità
dell'Italia di ridurre, non di aumentare ulteriormente, il debito pubblico) e
b) agganciare il Paese alla ripresa internazionale.
È presto per
esaminare il primo punto. Da un lato, il Governo Gentiloni potrebbe - si dice
nei Palazzi - effettuare una "manovrina" in articulo mortis.
Da un altro, un nuovo Esecutivo vorrà avere i dati della prima relazione
trimestrale di cassa (di solito disponibile in aprile), nonché le analisi della
Commissione europea (disponibili anche loro in aprile), prima di rimettere mano
alla finanza pubblica. Il secondo punto, invece, dovrebbe sin da ora permeare i
programmi delle forze politiche che si apprestano a governare il Paese.
La ripresa
internazionale in atto differisce dalle precedenti verificatesi quando si è
usciti da una recessione che ha interessato aree importanti dell'economia
internazionale. In primo luogo, non ci sono solamente un numero limitato di
protagonisti che tirano il carro e trainano altre aree e Paesi. È una ripresa diffusa.
Ciò la rende più resistente a fasi cicliche (anche solo per ragioni di politica
economica interna) di questa o quell'area oppure di questo o quel Paese. Ciò ne
aumenta anche la sostenibilità.
La maggiore
area dell'economia internazionale, gli Stati Uniti, è nel nono anno di crescita
economica. Il Fondo monetario ha appena rivisto all'insù le previsioni Usa per
l'anno in corso; secondo le stime aggiornate, a ragione principalmente della
riduzione del carico fiscale, quest'anno il tasso di crescita dovrebbe essere
del 2,7% , invece che del 2,3%, come precedentemente stimato. In Cina non c'è
più il timore di una brusca frenata dopo due decenni di rapido sviluppo: i
venti maggiori istituti econometrici internazionali pongono l'aumento del Pil
cinese dell'anno in corso tra il 5,9% e il 6,9%. Pure il Giappone pare
risvegliato da un lungo letargo: quest'anno l'economia nipponica si
espanderebbe del 2,5% circa. L'area dell'euro pare non essere più anemica: le
stime di crescita vanno (a seconda degli istituti) dall'1,8% al 2,8% per questo
2018; in questo quadro l'Italia, con stime tra l'1,1% e 1,9% non fa una grande
figura e a maggior ragione occorre agganciarsi al ciclo economico mondiale
prima che nuovamente si indebolisca.
Proseguiamo
nel quadro internazionale. L'aumento delle quotazioni del petrolio ha fornito
un forte stimolo al Medio Oriente e al Messico. Lo stesso Brasile, pur se in
caos politico, mostra segni di ripresa. Pure l'Africa a sud del Sahara è in una
fase di espansione che non si conosceva da anni. In sintesi, le stime
aggiornate del Fondo monetario parlano di una crescita annua dell'economia
mondiale del 3,9 % per quest'anno e per il prossimo, rispetto a una del 3,7%
per il 2017 e una del 3,2% per il 2016.
È una
ripresa non priva di rischi che potrebbero causare una brusca marcia indietro.
Sono agguati principalmente politici. Al recente Foro Economico Mondiale di
Davos, un'inchiesta condotta tra circa mille specialisti ha concluso che il 93%
degli intervistati vede un crescente rischio politico di conflitti tra le
maggiori aree dell'economia internazionale; il 79% teme uno scontro militare;
il 73% un conflitto sulle regole di base del commercio. Quindi, nonostante gli
accenti rassicuranti, in materia commerciale, del Presidente degli Stati Uniti
Donald Trump nel recente discorso sullo stato dell'Unione, ci sono tensioni
internazionali che potrebbero mettere in pericolo la pace internazionale; non
per nulla, il settimanale The Economist del 27 gennaio ha dedicato la
copertina e un "rapporto speciale" alla "prossima guerra".
Anche se non
ci saranno scontri armati a livello internazionale (ce ne sono numerosi in
corso a livello locale), questi elementi indicano che la ripresa è fragile.
Quindi, è urgente agganciarsi a essa presto. Non è chiaro in che misura le
forze politiche abbiano metabolizzato l'esigenza di fare presto. Il programma
del Partito Democratico, ad esempio, propone di continuare la strada iniziata
con il Governo Renzi estendendo e ampliando misure come gli 80 euro. I
programmi di Liberi e Uguali e del Movimento Cinque Stelle pongono l'accento
sulla riduzione delle differenze di reddito e di ricchezza e sui rapporti con
le istituzione europee, più che sulla crescita. Il programma del centro-destra
ha come elemento portante una "rivoluzione fiscale" (la flat tax)
che è difficile attuare in tempi brevi.
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