Gli antifascisti di
professione: riconosciamoli e difendiamoci
di Giuseppe Pennisi, in Politica, Quotidiano, del 25 Feb 2018, 18:35
Nelle nostre
piazze e strade si sono visti pullulare, negli ultimi giorni, gli
‘anti-fascisti di professione’. Hanno vari nomi ma il loro comune denominatore
è di scendere in campo, spesso in modo violentino, con il motivo, o pretesto,
di un pericolo fascista alla porte e per difendere non meglio qualificati
‘valori’. Questa volta, il là si è avuto a Macerata: mentre una sola
parlamentare è andata a dare il proprio cordoglio alla famiglia della ragazza
martoriata (a quel che si sa) dalla ‘mafia nigeriana’ che nella cittadina
marchigiana ha creato una centrale di smistamento e spaccio di droga, il ‘gesto
di uno squilibrato’ (come descritto nel romanzo parlamentare L’Imperio
di Federico De Roberto, uscito postumo nel 1929) ha dato modo agli
‘anti-fascisti di professione’ di inscenare manifestazioni e malmenare anche le
forze dell’ordine. Già Pier Paolo Pasolini, all’inizio degli Anni Settanta,
sottolineava che i rampolli della società borghese ad alto reddito si celavano
tra quelli che allora facevano ‘i rivoluzionari di professione’. Oggi la
situazione è diventata ancora peggiore perché gli ‘anti-fascisti di
professione’ poco hanno a che vedere con il disciolto Partito Nazionale
Fascista (ormai ne può avere nostalgia unicamente qualche novantenne) ma con
tutti coloro che sono contro la modernizzazione e le libertà: antagonisti,
no-tav, no-tap, e via discorrendo.
Che l’Italia
è una democrazia solida lo dimostra il recente referendum su un progetto di
riforma della Costituzione con annessa legge elettorale che avrebbe abolito le
garanzie di pesi e contrappesi concentrando nel Presidente del Consiglio ed in
una Camera di ‘nominati’ (invece che eletti) le nomine del Capo dello Stato,
della Corte costituzionale e degli stessi organi di rilievo costituzionale come
il Consiglio di Stato, la Corte dei Conti, il Consiglio Superiore della Magistratura,
il Consiglio dell’Economia e del Lavoro. Gli italiani hanno risposto con un
chiaro e forte ‘no’ ed i proponenti (pur avendo promesso di lasciare la
politica in caso di sconfitta al referendum) stanno tentando di continuare a
godere delle prebende parlamentari.
Gli
‘anti-fascisti di professione’ sono l’espressione contemporanea (ma non
moderna) dei medievali fanatici dell’apocalissi, dei profeti del mille e
quattrocento, dei giacobini della fine del settecento, dei ‘giusti’ degli
ultimi anni dello zarismo. Cambiano veste ma sono sempre gli stessi: si
ritengono gli unici depositari della ‘gnosi’ (di sapere cosa è vero e cosa è
falso, cosa è corretto e cosa e sbagliato) e sono convinti che chi non la pensa
come loro debba andare al patibolo. Gli ‘anti-fascisti di professione’ sono al
tempo stesso hitleriani e stalinisti.
Sono
pericolosi perché inquinano la democrazia, minano libertà ed attirano seguaci
fanatici come loro , ovvero alzano i vessilli per mero opportunismo, alla
ricerca di qualche forma di consenso per cause quasi sempre sbagliate.
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Riconosciamoli
e difendiamoci.
Giuseppe Pennisi
Una replica a “Gli antifascisti di professione:
riconosciamoli e difendiamoci”
- Giovanni ha detto:
Ottimo articolo concorda con le mie opinioni di
vecchio LIBERALE. G.V.
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