I sogni nel cassetto di Liberi
e Uguali
Giuseppe
Pennisi commenta il programma economico della coalizione di Pietro Grasso,
presentato ieri
Il programma
economico di Liberi e Uguali per la prossima legislatura è stato presentato il
15 febbraio. Nel sito stesso di Liberi e Uguali si tiene a precisare che il
soggetto politico non è partito, ma una coalizione elettorale tra vari partiti
e che, quindi, il programma è un accordo tra le proposte dei partiti che
formano la coalizione.
Il programma
è di poche pagine, con un accento marcatamente redistributivo, come indicato
sin dall’introduzione: “Il progetto di Liberi e Uguali nasce per restituire
speranza nella democrazia a milioni di cittadine e cittadini che oggi non si
sentono più rappresentati da nessuno. Vogliamo radicare questo progetto nella
società italiana per riaprire una prospettiva di governo di segno
autenticamente progressista”. Più specificatamente: “La crescita delle
diseguaglianze è oggi il principale fattore di crisi dei sistemi democratici.
La lunga crisi, assieme a un processo di globalizzazione non regolato, ha
enormemente accresciuto le diseguaglianze, ha svalutato il lavoro e compresso i
suoi diritti, ha costretto alla chiusura tante piccole e medie aziende, ha
condannato i giovani a una disoccupazione di massa e una precarietà endemica,
ha indebolito l’istruzione, la sanità e la previdenza pubbliche, ha colpito il
ceto medio e ha allargato l’area di povertà e di insicurezza sociale. Ed
ancora: “Vogliamo riportare l’istruzione, il lavoro e l’ambiente al centro
della nostra vita sociale”.
Le
diseguaglianze sono, senza dubbio, aumentate negli ultimi dieci tanto in Italia
quanto nel resto del mondo. E la priorità dell’istruzione, al lavoro e
all’ambiente è naturalmente ineccepibile. Quando si entra nello specifico,
però, si resta disorientati; in materia di istruzione, ad esempio, le proposta
legislativa principale è la soppressione delle tasse universitarie, misura che,
come documentato su Formiche. net del 21 gennaio,
sarebbe socialmente regressiva ed aumenterebbe le disfunzione delle nostre
università; in materia di lavoro il cardine del programma è il superamento
della “giungla dei contratti” e il ripristino dell’art.18 dello Statuto dei
Lavoratori, provvedimento difficilmente compatibile con lo sviluppo
dell’impresa; e, in tema di ambiente, si propone una disciplina vincolistica
non di incentivi di mercato.
Il programma
soprattutto invoca un Gran New Deal e un Green Deal (e lo sblocco dei vincoli
al turn over) nella Pubblica amministrazione come strade per la crescita della
produzione e dell’occupazione. Per finanziare questi aspetti fondamentali del
programma viene proposta una revisione dell’Irpef graduata e con un numero
maggiore di aliquote dell’attuale e una “imposta d’equità”, che sarebbe in
sostanza una riforma delle varie imposte sul patrimonio già in essere (sulla
casa, sulle plusvalenze finanziarie, ecc.). Dal testo sul sito di Liberi e
Uguali è difficile individuare i costi dei due Deal e se la revisione delle
aliquote Irpef e “l’imposta d’equità” coprirebbero questi due Deal e in che
misura servirebbero a ridurre il debito pubblico.
In effetti,
il debito pubblico, poco trattato nei programmi di altre forze politiche e
coalizioni elettorali, pare ignorato da Liberi e Uguali. Tuttavia, questo è il
convitato di pietra con cui chiunque avrà responsabilità di governo dovrà fare
i conti.
Nei Palazzi
romani, si mormora che una pesante lettera su conti e debito pubblico sia in
arrivo da Bruxelles e che si sta facendo di tutto perché arrivi dopo il 4 marzo
(al fine che non interferisca con la campagna elettorale). Pare evidente che
Liberi e Uguali si proponga come forza di opposizione, piuttosto che di governo.
Il programma , quindi, ha il sapore di “sogni nel cassetto” come il film di
Castellani del 1957. Tuttavia, in una fase in cui stanno sia aumentando i tassi
d’interesse sia fibrillando i mercati, la proposta di una forza politica di una
patrimoniale non finalizzata all’abbattimento del debito pubblico, potrà
colpire pesantemente la fiducia nell’Italia.
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