Tutti pazzi per i Btp Matusalemme?
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Il commento dell'economista Giuseppe Pennisi
Il Tesoro ha appena annunciato il lancio di un nuovo tipo di Btp dalla
durata di cinquanta anni, un titolo di stato con una scadenza extra lunga che
solamente qualche anno fa sarebbe stato considerato fantafinanza, almeno in
Europa. In Giappone esistono da anni titoli pubblici centenari e mutui edilizi
anche a centoventi anni. Facile dire che si tratta di ‘cose da Estremo Oriente’
che hanno poco rilievo per noi. In effetti, il Giappone di allora (e di oggi)
si trovava (ed ora si trova) in una situazione analoga a quell’Europa di questi
anni: tassi d’interesse sottoterra o quasi, una popolazione mediana sempre più
anziana, una crescita deludente (dove c’è) e da strapparsi i capelli (dove non
c’è).Altri Paesi europei si sono allineati, prima di noi, all’esperienza nipponica. Titoli pubblici a cinquanta anni sono stati emessi la primavera scorsa in Francia e Belgio; sempre in Belgio ed in Irlanda ne sono stati emessi anche a cento anni.
Dopo molte riflessioni il Tesoro ha rotto gli indugi e ha collocato (non in asta ma con un sindacato di grandi banche italiane e non) ben 5 miliardi di titoli extra long. Il mercato ne avrebbe voluti 18,5, quasi quattro volte di più.
Si tratta, senza dubbio, di un’ottima operazione per il Tesoro, che ha la necessità di allungare la vita residua del debito. Alcuni analisti finanziari si chiedono se lo sarà anche per gli investitori, nonostante da tempo assicurazioni e fondi pensioni bussino alle porte di Via Venti Settembre per l’emissioni di ‘bond Matusalemme’.
A mio avviso, dopo una fase sperimentale (per vedere se e quanto il mercato abbraccia i nuovi titoli), occorrerebbe pensare alla grande e farne uno strumento per la previdenza individuale a cedola annuale zero, ma con rendimenti collegati all’inflazione (emettono da decenni titoli di questa natura la Banca mondiale e la BEI) in modo che senza l’intermediazione (ed i relativi costi) di fondi pensioni ed assicurazione, i genitori od anche i nonni (come si faceva un tempo con i libretti postali) possano acquistare titoli a lunghissimo termine sin dalla nascita di figli e nipoti ed aumentare il “giardinetto” man mano che ne hanno la possibilità e nuove emissioni (immaginiamo un’emissione ogni anno od ogni semestre) vengano sul mercato. Giunti al momento di andare in quiescenza, si disporrebbe di un terzo pilastro da aggiungere alla previdenza pubblica ed all’eventuale fondo pensione. Con il montante accumulato si potrebbe, a seconda delle possibilità e degli obiettivi di ciascuno, stipulare un vitalizio oppure investire (o consumare) quanto accantonato.
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