sabato 22 ottobre 2016

Il contributo di Bankitalia al possibile «tagliando' per il QE dell’Eurotower in Avvenire 23 ottobre

Il contributo di Bankitalia al possibile «tagliando' per il QE dell’Eurotower
cinque anni dalla sua introduzione, il Quantitative Easing (QE) della Bce ha bisogno di un check up. La Banca d’Italia ha meritevolmente organizzato il 21 ottobre un seminario su 'Politiche monetarie non convenzionali: effetti e rischi' a cui hanno partecipato una settantina di esperti (numerosi provenienti da altre Banche centrali e dalla stessa Bce). Strutturato in quattro sessioni per la discussione di una diecina di relazioni è, per certi aspetti, un 'regalo' che l’Italia ha fatto all’Europa monetaria. Non è questa la sede per esaminare i vari documenti (peraltro molte tecnici e spesso in stesura preliminare), tuttavia si possono riportare alcune considerazioni tratte dai suddetti lavori. Anzitutto il QE e il suo predecessore LTRO non sono nati con l’obiettivo di rivitalizzare l’economia reale, ma hanno ricalcato l’esperienza americana (iniziata nel 2009 e dotata di molto maggiori risorse) mirata principalmente a evitare il tracollo del settore finanziario
e a facilitarne il risanamento. In secondo luogo nell’esperienza europea – almeno sino ad ora – il QE promette di avere effetti positivi nel lungo periodo principalmente nei confronti del settore finanziario, soprattutto per gli istituti maggiormente esposti a titoli sovrani di Stati con un forte debito pubblico, di cui può, in certi casi, facilitare la ricapitalizzazione. Ciò contribuisce alla stabilità finanziaria in un’Unione monetaria di Stati molto differenti tra loro e in cui, come ha dimostrato il caso della Grecia, il rischio di contagio è elevato. Ciò comporta politiche macro prudenziali rigorose. Negli Stati Uniti, infine, si sono cominciati ad avvertire i primi effetti sull’economia reale dopo sette anni circa dall’applicazione di politiche monetarie non convenzionali. Non solamente gli Usa sono più omogenei dell’Unione Europea, ma Ue e Bce hanno la prassi di annunciare 'pacchetti' di misure che implicano effetti differenti sui vari Stati. Una più attenta politica di comunicazione potrebbe pertanto essere utile.
Giuseppe Pennisi
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