Camille Saint-Saens merita un festival. A Venezia
Il Palazzetto Bru Zane, Centre de musique romantique française di Venezia, dedica un festival alla figura di Camille Saint-Saëns. Un ciclo di nove concerti è l’occasione per scoprire aspetti finora sconosciuti del compositore, pianista e organista francese.
Scritto da Giuseppe Pennisi | sabato, 22 ottobre 2016 · 0Camille Saint-Saëns: chi era costui? Questa è la domanda che si pongono numerosi italiani quando uno dei lavori del prolifico compositore vissuto tra l’Ottocento e il secolo scorso appare nei programmi delle sale da musica. Anche se i suoi cinque concerti per piano e orchestra non sono mai completamente usciti dal repertorio, in Italia si conoscono principalmente il poema sinfonico Le Carnival des Animaux e l’opera Samson et Dalila, il primo in versioni semplificate e facili all’ascolto dei più giovani, la seconda perché si presta a spettacoli all’aperto in arene estive e ha un sapore lussurioso e orientaleggiante. Nei suoi 86 anni di vita, Saint-Saëns ha scritto centinaia di composizioni. Durante la sua lunga carriera di musicista, ha composto molta musica a soggetto o teatrale, tra cui quattro poemi sinfonici e tredici opere. È anche stato un musicologo di rango (circa 440 saggi in riviste scientifiche), un polemista acuto e uno scienziato che si è dedicato allo studio della geologia, dell’archeologia, della botanica e della branca dell’entomologia che studia i lepidotteri. Fu anche un eccellente matematico. Quindi, un intellettuale a tutto tondo in diversi campi del sapere nel Secondo Impero e nella Terza Repubblica. Quindi, il Centre de Musique Romantinque Française di Palazzetto Bru Zane a Venezia – in collaborazione con altre istituzioni europee – ha fatto bene a dedicargli un festival per riscoprire e rivalutare un compositore (e non solo) tanto celebre quanto poco conosciuto.
Gli splendidi locali del Palazzetto Bru Zane ospitano otto concerti, mentre Monaco di Baviera presenta un’opera rara, Proserpine, al Prinzrengententheater e all’Opéra di Versailles. Quasi in parallelo all’inizio della manifestazione, Zecchini Editore ha fatto arrivare in libreria il volume Camille Saint-Saëns: il Re degli spiriti musicali di Giuseppe Clericetti, senza dubbio la più completa e aggiornata monografia sull’autore. I concerti riguardano musica da camera, o meglio da salotto, ma includono non solo esecuzioni al piano e al violoncello, ma anche un’ampia antologia delle danze.
Proserpine, del 1887, si colloca a metà del suo percorso operistico. Non ha il profumo orientale di Samson et Dalila o l’afflato storico di Henry VIII. Anche se storicizzata nel Cinquecento italiano, è un drame lyrique di un triangolo passionale di amore e morte. La vicenda, tratta da un lavoro teatrale ancora più truculento, ha sfumature più fin de siècle che rinascimentali. Dalla monografia di Clericetti si ricava che la prima assoluta di Proserpine all’Opéra Comique venne accolta con recensioni contrastanti; tuttavia, ebbe un buon numero di repliche, accolta da un certo numero di teatri francesi. Ci fu un tentativo di ripescarla nei primi anni del Novecento, ma senza grandi esiti. Proserpine, cortigiana di lusso (ma già con qualche ruga), ama il giovano Sabatino, il quale si è innamorato di Angiola (appena uscita dal convento dove ha ricevuto l’istruzione che si usava all’epoca). Aiutata dal bandito Squarocca (personaggio a metà tra Mefistofele e Jago) tende un agguato ai due amanti. L’agguato fallisce e Sabatino riconferma il suo amore per Angiola. Proserpine tenta di pugnalare la rivale. Non ci riesce. Riflettendo sul fallimento del suo amore e della sua intera vita, si suicida. Occorre notare che il testo teatrale di Auguste Vacquerie, autore allora alla moda, aveva un finale ancora più fosco: Proserpine uccideva Angiola, ma veniva pugnalata da Sabotino, il quale commetteva suicidio.
La musica è un’astuta fusione di stili: Saint-Saëns pare abbia lavorato a lungo allo spartito in cui il declamato e il recitativo dei dammi lirici venivano fusi con un tappeto orchestrale e intercalati da momenti puramente sinfonici, quale quello che chiude il terzo atto. L’orchestra della radio di Monaco, diretta da Ulf Schrimer, ha dato prova di grande perizia nel trattare il lavoro e la sua orchestrazione complessa, ardita e densa di trappole. Bravo il coro della Vlaams Radio, diretto da Edward Caswlell. Alle figure principali, cui si richiedono voci importanti, si aggiungono numerosi comprimari, destinati a interpretare più personaggi.
Spiccano Véronique Gens (che, con il passare degli anni, sa gestire molto bene la propria voce – da personaggi mozartiani a ruoli pesanti) e Frédérique Antoun, un tenore franco-canadese che è un vero e proprio coup de théâtre, sia sotto il profilo vocale sia per la sua capacità di recitare anche in una versione di concerto.
Giuseppe Pennisi
www.bru-zane.com
Nessun commento:
Posta un commento