Virginia Zeani, il ricordo di una stupenda bellezza
Il libro ‘Canta che ti passa,
Virginia Zeani, Talento e Bellezza: dialogo con Sever Voinescu’ (pp.208, Zecchini
Editore, €25) mi ha fatto tornare ai tempi della mia giovinezza quando ero
già ammalato d’opera (un male incurabile che ti cambia la vita) ed i soprano,
tranne poche eccezioni, non erano belli. Si pensi a Maria Caniglia una
delle più note dell’epoca. Si diceva che dovevano mangiare molto per potere
avere voci spesse e di grande volume. La stessa Maria Callas, che vidi
grossa debuttare ne Il Turco in Italia al teatro Eliseo di Roma diretta da
Gianandrea Gavazzeni, dove sottoporsi ad una rigorosa, anzi ferrea, cura
dimagrante. I gusti del pubblico erano cambiati.
In questo mondo, irruppe dalla
Romania, Virginia Zeani, prima di Marcella Pobbe, di Clara
Petrella, e di tanti altri soprani avvenenti oltre che di grande vocalità.
Ricordo Virginia Zeani come protagonista de Les Dialogue des
Carmelitesì di Poulenc in Scala e di Otello di Rossini (con regia scene e
costumi di De Chirico) al Teatro dell’Opera di Roma, nonché in tante altre
vesti del suo vasto repertorio. Sino a quando, ancor giovane, lasciò il
palcoscenico era una delle rare (con la Callas) a potere avere la vocalità adatta
per La Traviata, un registro lirico da coloratura sino a Amami Alfredo ed uno
drammatico nella seconda del secondo ed in tutto il terzo atto. Pochi sanno
che, lasciata la scena, Virginia Zeani ha insegnato (sino quasi all’età
di novant’anni) alla School of Music dell’Università dell’Indiana, una delle
più importanti degli Stati Uniti, il cui teatro mette in scena cinque-sei opera
l’anno (quanto un ‘teatro di tradizione’ italiano) e le porta in tournée (vidi
una sua bellissima produzione nella grande Opera House del Kennedy Center di
Washington).
Il libro è una lunga conversazione
con un amico. Da un lato, è una miniera di informazioni ed insegnamenti di un
soprano che ha avuto due lunghe carriere (una come cantante ed una come
docente). Da un altro, esprime le inquietudini, ‘il tormento e l’estasi’ della
seconda metà del Novecento e dell’inizio di questo secolo.
Paradossalmente, quindi, è una
testimonianza di interesse non solo per gli appassionati di lirica ed i
cantanti per tutti coloro (sociologici, politologici) che vogliono esplorare
circa setta anni di vita tra Europa e Stati Uniti.
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