I giovani riempiono palchi e platea per un viaggio di tre secoli
Spettacolo inconsueto e bellissimo
al Teatro dell’Opera di Roma la sera dell’11 novembre. Palchi e
platea affollati, oltre che dal consueto pubblico (tra cui si vedevano molti
volti conosciuti da chi ha frequentato le undici stagioni dell’Orchestra
Sinfonica Romana, ormai defunta), da moltissimi giovani, anche dei licei. Il
sipario rigorosamente calato. L’orchestra fuori dalla buca, ma su un palco che
occupava oltre allo spazio della “golfo mistico”, le prime cinque file di
poltrone. L’inizio di una rivoluzione tra gli stucchi dorati e le allegorie
pittoriche della cupola del “Costanzone” (perfetto esempio dell’architettura di
tardo Ottocento)? Con l’orchestra innalzata in platea si ascoltavano sonorità
nuove, spesso più rotonde e più complete.
L’11 novembre ha debuttato una nuova
iniziativa per aprire il teatro alla città – nel quadro di un programma
denominato “Opera Aperta” designato a rinnovare il pubblico portando giovani e
persone non in grado di pagare il costo dei biglietti di uno spettacolo
“normale” di una fondazione lirica. Una serie di sei concerti denominati
“Specchi del Tempo”. “Non si tratta – precisa il sovrintende Carlo
Fuortes - di una tradizionale stagione di concerti né di una serie
di concerti sinfonici di repertorio”. Giorgio Battistelli ha
elaborato un vero e proprio progetto musicale sulla musica sinfonica degli
ultimi tre secoli. “Sei appuntamenti in cui accostare, in ogni serata un autore
classico, uno del Novecento ed un contemporaneo”. Ogni serata ha un tema.
Qualcosa di simile era la prassi dell’Orchestra Sinfonica di Roma. Per questa
ragione, molti “orfani” di quella orchestra erano in teatro. Altra analogia i
prezzi: 20 euro per gli adulti, 10 per i giovani, con abbonamenti, per tutti i
sei concerti, a 100 euro per gli adulti ed a 50 per i giovani. Altra
caratteristica, l’orchestra è diretta da giovani (ma non manca qualche grande
ritorno) ed anche i solisti, al pianoforte, sono, di massima anche essi
giovani.
Il primo concerto è stato diretto da
Dietrich Paredes (classe ’80), con al piano Cédric Tiberghien
(’75), ambedue affermati nei maggiori teatri e sale di concerto internazionali.
Il musicologo Stefano Catucci ha presentato il concerto. Il tema
unificante dei tre brani può essere definito “il risveglio” . Ed al “risveglio”
è esplicitamente dedicato il primo brano: Esercizi sul risveglio di Emanuele
Casale. Il Concerto per pianoforte ed orchestra n. 2 di Ludwig van
Beethoven è un risveglio settecentesco, ricamato e delicato. Turbato da
angosce profonde è invece il risveglio tardo romantico della Sinfonia n.2 di Pëtr
Ill’ič Čaijkovsskij. Dall’atmosfera quasi notturna di Casale si è
passati al tormento e l’estasi di Čaijkovsskij passando per l’idillio in
tre movimenti di Beethoven.
Ovazioni più che applausi.
Ovazioni più che applausi.
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