di Giuseppe
Pennisi*
In un Paese
dove la Pubblica Amministrazione intermedia circa la metà del Pil l’efficienza
della macchina pubblica è cruciale. Dalla metà degli Anni Novanta l’immissione
diretta di giovani a livello dirigenziale è avvenuta dopo una procedura
concorsuale severa e un corso (inizialmente di due anni e mezzo, includendo uno
stage di sei mesi in impresa) presso la Scuola Nazionale d’Amministrazione SNA.
Nella Legge
di Stabilità finalmente giunta in Parlamento si delinea un programma che
dovrebbe affiancare, e forse sostituire, i concorsi-corsi SNA (che viene
commissariata): l’assunzione nel triennio 2016-2018 di 50 dirigenti nelle
amministrazioni, di altri 50 nella carriera prefettizia nonché di 10 avvocati
dello Stato e 10 procuratori. Le risorse verrebbero da una riduzione delle
posizioni dirigenziali nei vari comparti che si renderanno vacanti a ragione
del raggiungimento dell’età della pensione degli attuali titolari.
La proposta
ha già suscitato le proteste delle rappresentanze dei dirigenti. Il
ringiovanimento della dirigenza pubblica è comunque prioritario, dato che
mediamente la dirigenza PA italiana è la più anziana dei Paesi OCSE. Ma olezza
di particolarismo il fatto che le modalità di selezione e la distribuzione dei
vincitori tra i vari comparti vengano delegate a un decreto del Presidente del
Consiglio. È ancora vivo il ricordo di quando – durante i quattro mandati di
Palmiro Togliatti a ministro della Giustizia – vennero immessi nella
magistratura ben 4.000 avvocati, tutti iscritti o fidelizzati al PCI.
Perché non
rimuovere tale olezzo, mantenere un unico programma di immissione di giovani
dirigenti e utilizzare il modello statunitense dei ‘White House Fellows’,
creato nel 1964 durante la Presidenza Johnson e che da allora funziona con piena
soddisfazione di tutti? Mira a formare una ventina di ‘eccellenze’ e propone
non un’assunzione a tempo indeterminato ma un contratto annuale rinnovabile per
un massimo di due volte. Durante questo periodo i giovani lavorano in stretto
contatto con il Presidente o il Vice Presidente oppure con i Segretari
(Ministri). Il loro lavoro è integrato da seminari, dibattiti, incontri con
responsabili politici stranieri. Il programma è rigorosamente non partisan e i
‘White House Fellows’ non vengono selezionati dall’equivalente americano della
SNA ma da una commissione di nomina presidenziale in cui due terzi circa sono
leader di imprese e un terzo alte figure del mondo accademico.
Nell’adattare
questo modello all’Italia si promuoverebbe così una scelta ‘non partisan’ di
alte professionalità che intendono servire lo Stato prima di intraprendere
carriere nell’industria, nella finanza e nel commercio. Verrebbe così fugato
anche il timore di rimpiazzare dirigenti di carriera con ‘nominati’ perché
fidelizzati a questo o quel partito.
*Presidente
del Comitato scientifico del Centro studi ImpresaLavoro
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