P.A,
Pennisi: "Imitiamo il modello americano" In evidenza
Pubblicato in Attualità
06 Novembre 2015 di Elisa Angelini Commenta per primo!
Vota questo articolo
(0 Voti)
"In un Paese dove la Pubblica
Amministrazione intermedia circa la metà del Pil, l’efficienza della macchina pubblica è cruciale. Dalla
metà degli Anni Novanta l’immissione diretta di giovani a livello
dirigenziale è avvenuta dopo una procedura concorsuale severa e un corso presso
la Scuola Nazionale d’Amministrazione SNA" è quanto ha dichiarato
Giuseppe Pennisi sul problema della formazione dei nuovi dirigenti
pubblici. Ci ha concesso una piacevole intervista.
Ci spieghi
come si sviluppa il modello statunitense
Il modello statunitense è parte
integrante di un sistema presidenziale in cui il Capo dello Stato ed il Congresso hanno differenti
forme di legittimazione popolare e politica. Il Presidente può fare circa
6-7000 nomine negli alti ranghi della pubblica amministrazione. Spesso i
Presidenti confermano gran parte di coloro che sono stati nominati dai
loro predecessori. Per le cariche più elevate sono molto attenti a
scegliere personalità legate al partito politico loro oppositore nella
campagna elettorale. Il sistema veniva illustrato molto bene in un film
degli Anni Sesanta Tempesta su Washington di Otto Preminger che, di tanto
in tanto, torna in televisione. I giovani che aspirano ad essere
civll servants hanno essenzialmente tre strade: il concorso pubblico
(Civil Service Exam, Foreign Service Exam, ecc.), nomina diretta del
Presidente ed il programma 'White House Fellows' descritto nella nota del
Centro Studi ImpresaLavoro. Non c'è 'età della pensione'- in teoria si
può restare in servizio sino ad oltre 90 anni- ma la prassi è di affidare
incarichi manageriali a persone che non superano i 40-45 anni; inoltre
dopo i 60 anni si hanno incarichi di advisor , consiglieri che aiutano e
formulare politiche ma non le gestiscono.
Con la nuova legge di stabilità
cos'è cambiato?
Le legge di stabilità è ancora agli
stadi iniziali del dibattito parlamentare ma ci sono indicazioni che il Governo è favorevole a fare
spesso uso della “chiamata diretta” di un numero crescente di dirigenti,
passo importante per avere dirigenti “fidelizzati” all’organo politico di
turno. Una prima, chiarissima traccia si è avuta nel decreto legge del
ministro Madia sulla pubblica amministrazione (Dl 90/2014, convertito in
legge 114/2014). Il decreto, lungi dall’essere quella riforma
“rivoluzionaria” annunciata, contiene due disposizioni utilissime per tracciare
una via nuova alle aspirazioni politiche: la possibilità, per gli
enti locali, di assumere dirigenti cooptati a tempo determinato,
senza concorsi, fino alla soglia del 30 per cento delle dotazioni
organiche, circa il triplo di quanto previsto nello Stato e di quanto
fosse ammesso, fino a poco tempo fa negli stessi enti locali; la
possibilità di assumere negli staff dei sindaci collaboratori a tempo
determinato, retribuendoli come dirigenti, anche se privi della laurea,
cioè del requisito per accedere alla qualifica dirigenziale. Le assunzione
per chiamata diretta sono state in cima ai desideri dei sindaci. E in un
Governo in buona misura formato da ex-sindaci, l’idea di estendere il metodo
alla pubblica amministrazione dello Stato non poteva non essere succulenta.
E’ già, infatti, adombrata nella legge delega di riforma della pubblica;
lo “scoglio” è un decreto Bassanini del 1998 (legittimato da sentenze
della Corte Costituzionale) in base al quale, nelle
pubbliche amministrazioni centrali, lo spoil system all’italiana non può
riguardare più del 10% dei dirigenti di prima fascia e del 5% di quelli di
seconda fascia. Tentare di cambiare queste percentuali provocherebbe
quanto meno uno “sciopero bianco” della dirigenza pubblica (se ne già avuto
prova al Ministero dell’Economia e delle Finanze) che causerebbe grave
imbarazzo all’esecutivo. Dato che l’appetito non manca, si sta cercando di
aggirare il problema. In primo luogo, quella che viene generalmente
chiamata la Legge Madia prevede la possibilità di lasciare un dirigente
senza incarico costringendolo o ad essere declassato come funzionario o a
cercare lavoro altrove. Se non ci fossero vincitori di concorso in attesa
di collocazione (come da circa un anno coloro che hanno superato l’ultimo
corso concorso della Scuola Nazionale di Amministrazione), si potrebbe fare
il caso per sostituirlo con un dirigente “a contratto”. In secondo
luogo, l’art. 33 del disegno di legge di stabilità prevede il commissariamento
della Scuola Nazionale di Amministrazione (SNA) per riorganizzarla ancora
una volta. Per oltre dieci anni ho coordinato il settore economico della
SNA. Non conosco le ragioni specifiche che hanno portato alla decisione.
Senza dubbio, la SNA aveva più forza quando reclutava i docenti stabili con
un concorso di secondo grado tra professori universitari, alti dirigenti
dello Stato e magistrati, richiedeva loro 200 ore di docenza ogni anno
(attestata in specifici registri), e li poneva a riposo una volta
raggiunta l’età della pensione. Inoltre, ciascun docente definiva con una o
due amministrazioni a lui affidate un programma di formazione. Inoltre, il
corso concorso per la dirigenza era programmato e vigilato da un organo
collegiale. Secondo molte voci, il commissariamento non è solo parte dello
spoils system (il presidente in carica è stato per anni uno stretto
collaboratore del Capo Gruppo alla Camera di Forza Italia, Renato Brunetta
ed ha chiamato diversi colleghi della sua università e del gruppo che
collaborava con l'On. Brunetta) ma fa parte di un disegno più vasto: rigorosa
integrazione con quelle che erano le Scuole di singole Amministrazione,
risparmiare almeno il 10% delle spese ridurre il numero di docenti,
mandare a casa quelli già in pensione, destinare altrove coloro che insegnano
poche ore e si dedicano principalmente ad attività professionali
personali. Nelle more del commissariamento, i futuri corsi concorsi
slitteranno, creando esigenze di “dirigenti a contratto”.L’art. 16 del
disegno di legge di stabilità prevede poi l’immissione di un numero limitato
di “giovani eccellenze”: 50 nei Ministeri, 50 nella carriere prefettizia,
10 nell’avvocatura dello Stato, 10 procuratori dello Stato “secondo
procedure selettive”, non necessariamente concorsuali. In breve, un altro
grimaldello. Non ne specifica il metodo
È necessario un ringiovanimento
della dirigenza pubblica?
E' urgentissimo. Per circa 15 anni
ha curato il programma economico della SDNA e sono lieto di vedere che
numerosi miei studenti sono diventati Direttori Generali.
In evidenza
Pubblicato in Attualità
06 Novembre 2015 di Elisa Angelini Commenta per primo!
Vota questo articolo
(0 Voti)
"In un Paese dove la Pubblica
Amministrazione intermedia circa la metà del Pil, l’efficienza della macchina pubblica è cruciale. Dalla
metà degli Anni Novanta l’immissione diretta di giovani a livello
dirigenziale è avvenuta dopo una procedura concorsuale severa e un corso presso
la Scuola Nazionale d’Amministrazione SNA" è quanto ha dichiarato
Giuseppe Pennisi sul problema della formazione dei nuovi dirigenti
pubblici. Ci ha concesso una piacevole intervista.
Ci spieghi
come si sviluppa il modello statunitense
Il modello statunitense è parte
integrante di un sistema presidenziale in cui il Capo dello Stato ed il Congresso hanno differenti
forme di legittimazione popolare e politica. Il Presidente può fare circa
6-7000 nomine negli alti ranghi della pubblica amministrazione. Spesso i
Presidenti confermano gran parte di coloro che sono stati nominati dai
loro predecessori. Per le cariche più elevate sono molto attenti a
scegliere personalità legate al partito politico loro oppositore nella
campagna elettorale. Il sistema veniva illustrato molto bene in un film
degli Anni Sesanta Tempesta su Washington di Otto Preminger che, di tanto
in tanto, torna in televisione. I giovani che aspirano ad essere
civll servants hanno essenzialmente tre strade: il concorso pubblico
(Civil Service Exam, Foreign Service Exam, ecc.), nomina diretta del
Presidente ed il programma 'White House Fellows' descritto nella nota del
Centro Studi ImpresaLavoro. Non c'è 'età della pensione'- in teoria si
può restare in servizio sino ad oltre 90 anni- ma la prassi è di affidare
incarichi manageriali a persone che non superano i 40-45 anni; inoltre
dopo i 60 anni si hanno incarichi di advisor , consiglieri che aiutano e
formulare politiche ma non le gestiscono.
Con la nuova legge di stabilità
cos'è cambiato?
Le legge di stabilità è ancora agli
stadi iniziali del dibattito parlamentare ma ci sono indicazioni che il Governo è favorevole a fare
spesso uso della “chiamata diretta” di un numero crescente di dirigenti,
passo importante per avere dirigenti “fidelizzati” all’organo politico di
turno. Una prima, chiarissima traccia si è avuta nel decreto legge del
ministro Madia sulla pubblica amministrazione (Dl 90/2014, convertito in
legge 114/2014). Il decreto, lungi dall’essere quella riforma
“rivoluzionaria” annunciata, contiene due disposizioni utilissime per tracciare
una via nuova alle aspirazioni politiche: la possibilità, per gli
enti locali, di assumere dirigenti cooptati a tempo determinato,
senza concorsi, fino alla soglia del 30 per cento delle dotazioni
organiche, circa il triplo di quanto previsto nello Stato e di quanto
fosse ammesso, fino a poco tempo fa negli stessi enti locali; la
possibilità di assumere negli staff dei sindaci collaboratori a tempo
determinato, retribuendoli come dirigenti, anche se privi della laurea,
cioè del requisito per accedere alla qualifica dirigenziale. Le assunzione
per chiamata diretta sono state in cima ai desideri dei sindaci. E in un
Governo in buona misura formato da ex-sindaci, l’idea di estendere il metodo
alla pubblica amministrazione dello Stato non poteva non essere succulenta.
E’ già, infatti, adombrata nella legge delega di riforma della pubblica;
lo “scoglio” è un decreto Bassanini del 1998 (legittimato da sentenze
della Corte Costituzionale) in base al quale, nelle
pubbliche amministrazioni centrali, lo spoil system all’italiana non può
riguardare più del 10% dei dirigenti di prima fascia e del 5% di quelli di
seconda fascia. Tentare di cambiare queste percentuali provocherebbe
quanto meno uno “sciopero bianco” della dirigenza pubblica (se ne già avuto
prova al Ministero dell’Economia e delle Finanze) che causerebbe grave
imbarazzo all’esecutivo. Dato che l’appetito non manca, si sta cercando di
aggirare il problema. In primo luogo, quella che viene generalmente
chiamata la Legge Madia prevede la possibilità di lasciare un dirigente
senza incarico costringendolo o ad essere declassato come funzionario o a
cercare lavoro altrove. Se non ci fossero vincitori di concorso in attesa
di collocazione (come da circa un anno coloro che hanno superato l’ultimo
corso concorso della Scuola Nazionale di Amministrazione), si potrebbe fare
il caso per sostituirlo con un dirigente “a contratto”. In secondo
luogo, l’art. 33 del disegno di legge di stabilità prevede il commissariamento
della Scuola Nazionale di Amministrazione (SNA) per riorganizzarla ancora
una volta. Per oltre dieci anni ho coordinato il settore economico della
SNA. Non conosco le ragioni specifiche che hanno portato alla decisione.
Senza dubbio, la SNA aveva più forza quando reclutava i docenti stabili con
un concorso di secondo grado tra professori universitari, alti dirigenti
dello Stato e magistrati, richiedeva loro 200 ore di docenza ogni anno
(attestata in specifici registri), e li poneva a riposo una volta
raggiunta l’età della pensione. Inoltre, ciascun docente definiva con una o
due amministrazioni a lui affidate un programma di formazione. Inoltre, il
corso concorso per la dirigenza era programmato e vigilato da un organo
collegiale. Secondo molte voci, il commissariamento non è solo parte dello
spoils system (il presidente in carica è stato per anni uno stretto
collaboratore del Capo Gruppo alla Camera di Forza Italia, Renato Brunetta
ed ha chiamato diversi colleghi della sua università e del gruppo che
collaborava con l'On. Brunetta) ma fa parte di un disegno più vasto: rigorosa
integrazione con quelle che erano le Scuole di singole Amministrazione,
risparmiare almeno il 10% delle spese ridurre il numero di docenti,
mandare a casa quelli già in pensione, destinare altrove coloro che insegnano
poche ore e si dedicano principalmente ad attività professionali
personali. Nelle more del commissariamento, i futuri corsi concorsi
slitteranno, creando esigenze di “dirigenti a contratto”.L’art. 16 del
disegno di legge di stabilità prevede poi l’immissione di un numero limitato
di “giovani eccellenze”: 50 nei Ministeri, 50 nella carriere prefettizia,
10 nell’avvocatura dello Stato, 10 procuratori dello Stato “secondo
procedure selettive”, non necessariamente concorsuali. In breve, un altro
grimaldello. Non ne specifica il metodo
È necessario un ringiovanimento
della dirigenza pubblica?
E' urgentissimo. Per circa 15 anni
ha curato il programma economico della SDNA e sono lieto di vedere che
numerosi miei studenti sono diventati Direttori Generali.
Nessun commento:
Posta un commento