venerdì 6 novembre 2015

Il Quantitative easing favorisce poco la crescita Ha bisogno delle riforme in Avvenire 6 Novembre



Il Quantitative easing favorisce poco la crescita Ha bisogno delle riforme
Il presidente della Bce, Mario Draghi, ha fatto intendere che una revisione del Quantitative easing sarebbe imminente, forse già a dicembre. Con una riduzione del tasso sui depositi di dieci punti base (quindi a- 0,3% con effetti anche su Euribor e mutui) e un aumento, dal primo gennaio, dell’acquisto di titoli di 15 miliardi di euro (dunque sino a 75 miliardi di euro) al mese. Infine, un’estensione temporale del programma di almeno sei mesi. Ma il QE sta avendo effetti sull’economia reale? Sull’attività delle imprese e sulla crescita dell’occupazione? La conferenza annuale del Fondo monetario, in corso di svolgimento, è dedicata esattamente a questi temi. E dalle prime analisi disponibili, emerge il problema della mancata trasmissione della liquidità all’economia reale. Le risorse, cioè, rimarrebbero 'incastrate' nella pancia delle imprese che non le starebbero ancora utilizzando per investimenti e quindi non ci sarebbe creazione di posti di lavoro. Il 'tagliando' al programma di acquisto titoli europeo dovrebbe quindi tener conto dei reali effetti raggiunti sinora per calibrare le eventuali modifiche. Lo stesso Draghi ha precisato che l’Eurotower non ha ancora fatto alcuna scelta specifica.
Crescono per altro, fra gli osservatori, gli scettici sulla effettiva utilità del QE se il programma non è accompagnato da una strategia comune di politica di bilancio espansionista e di riforme (per lo più microeconomiche) atte a favorire gli investimenti pubblici e privati di lungo periodo e l’aumento della produttività. Le determinanti più importanti dipendono quindi dai governi e dai Parlamenti.
Proprio alla vigilia delle anticipazioni di Draghi, a Palazzo Sciarra, ospite della Fondazione Roma , l’economista e banchiere centrale William R. White ha tenuto l’annuale 'Marco Minghetti Lecture' in ricordo del ministro delle Finanze del nascente (ed economicamente dissestato) Regno d’Italia, ministro che portò al pareggio di bilancio nel 1875. Willam R. White, tra l’altro, ha predetto, con anni di anticipo, la crisi finanziaria scoppiata nel 2007.
L’aspetto centrale della lettura è stata una rigorosa critica all’utilizzo di strumenti come il QE per stimolare la ripresa. Per riprendere a crescere si deve ristrutturare il debito sovrano, una palla di piombo al piede dell’eurozona. White ha fornito varie indicazioni su come farlo e aggiunto che la ricapitalizzazione di numerose banche di grandi dimensioni è urgente, ed ancor di più lo sono vere riforme strutturali, specialmente nei servizi e nelle professioni. Ragionamenti analoghi sono apparsi in questi giorni in lavori di Rubert Ungher della Bundesbank e di Paolo Manasse dell’Università di Bologna, nonché di Jörg Bibow del Bard College.
Giuseppe Pennisi
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