L’ondata terroristica, le paure indotte il
quadro economico
La parola d’ordine nel Palazzo è che l’ondata di terrorismo
in atto non avrà implicazioni sostanziali sull’economia. L’argomento di fondo è
che le spese per la sicurezza saliranno di circa un miliardo, un’inezia in un
bilancio dello Stato di 600 miliardi di euro. Un atteggiamento analogo è stato
preso dall’Eurogruppo, che si è riservato di valutare a una prossima riunione
se la sicurezza aggiuntiva avrà effetti sull’aderenza di alcuni Stati (Francia
e Belgio nello specifico) al Patto di stabilità.
Il quadro, però, è molto più complesso. Proprio il giorno
delle stragi di Parigi, il 'gruppo del consenso' (i 20 istituti privati di
analisi econometrica previsionale) ha diramato le sue stime per i prossimi 24
mesi. Quelle per l’Italia erano già allora meno ottimistiche di quanto incluso
nel Def: una ripresa lenta e fragile che nel 2016-2017 avrebbe portato a una
crescita annua sull’1,2-1,3%. Una nuova tornata di stime del gruppo è attesa
verso il 10 dicembre.
Ora è facile ipotizzare un ulteriore rallentamento. Tre sono
i fattori: l’export (il 15% circa del nostro esport è diretto al Medio Oriente
e al Nord Africa); il turismo e i consumi interni. L’incertezza può aggravare
la 'trappola della liquidità', il fenomeno in base a cui la politica monetaria
non riesce ad avere alcuna influenza sulle scelte di famiglie e imprese. La
determinante 'incertezza' è la più difficile da quantizzare.
Invocare la clausola del Fiscal Compact per allentare i
vincoli Ue in caso di 'circostanze eccezionali' avrebbe, in questo scenario,
effetti limitati. Se non abbinata a una riforma complessiva del Fiscal Compact,
darebbe un respiro di breve periodo ed avrebbe effetti molto differenti da
Stato a Stato in quanto aggraverebbe il debito pubblico (che già minaccia di
essere appesantito dal prevedibile aumento dei tassi Usa): peserebbe molto in
prospettiva su Belgio ed Italia e comparativamente meno su Francia. Sarebbe
preferibile riassestare il bilancio dello Stato per dare maggior spazio a
sicurezza interna e difesa operando sulle voci individuate dalle varie spending
reviews come poco produttive per l’utilità sociale.
Giuseppe Pennisi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Nessun commento:
Posta un commento