lunedì 9 marzo 2015

TASSE/ I numeri che "invitano" gli italiani a evaderle in Il Sussidiario 9 marzo



TASSE/ I numeri che "invitano" gli italiani a evaderle

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TASSE/ I numeri che "invitano" gli italiani a evaderle

Il Parlamento sta per esaminare la nuova normativa sul fisco. Grande attenzione mediatica è stata posta all’evasione tributaria, la cui riduzione è mostrata come un elemento fondante della manovra di finanza pubblica. Secondo i dati della Corte dei conti e secondo le stime del Parlamento europeo, in Italia l’evasione fiscale vale circa il 30% del Prodotto interno lordo. Per ogni 100 euro fatturati o comunque dichiarati circolano (tra il 2010 e il 2013) tra i 34 e i 38 euro di pagamenti nascosti al Fisco.
Nell’insieme degli Stati dell’Ue, l’evasione vale attorno ai 1.000 miliardi l’anno (fonte Ue), circa 180 miliardi (pari a 350 miliardi di imponibile nascosto), un quinto del totale, sono frutto del malaffare italiano, con un rapporto tra il nero e il Pil pari a circa il 27%, il più alto tra i Paesi occidentali dell’Unione (tolti quindi gli ex socialisti). Secondo le stesse fonti, in Germania l’evasione è pari al 16% del Pil, in Francia al 15% , in Spagna e in Belgio al 22%, e in Gran Bretagna al 12%.
Queste cifre devono essere prese con un grano di sale. Provengono in varia misura da un saggio di Friedrich Schneider dell’Università di Liz, frutto di uno studio statistico della shadow economy (economia sommersa) finanziato alla fine del XX secolo dal Segretariato dell’Ocse. Lo studio - relativo a 15 Stati Ocse - è stato criticato sotto numerosi aspetti: principalmente l’inclusione di micro-imprese nell’economia sommersa. Negli ultimi tre lustri, un dibattito internazionale tra statistici ha sostanzialmente ridimensionato le stime di Schneider e, quindi, quelle dell’evasione tributaria.
Soprattutto, l’impianto teorico di Schneider, e di coloro che la pensano come lui, è datato così come sono datati strumenti quali “la gogna agli evasori” e “le manette agli evasori”. Per tenere sotto controllo evasione ed elusione non ci vogliono schiere di monitori e finanziari (spesso propensi a farsi comprare anche per poco), ma una comprensione di perché si evade e si elude.
L’aveva chiaramente Alessandro Manzoni, che pur di Scienza delle finanze non si intendeva ma pagava puntualmente, e cristianamente, le tasse e le imposte sul reddito e sul capitale delle sue immense proprietà nella pianura del Po. Lo disse mettendo a confronto lo Stato estrattivo della Milano sotto il giogo dei Borboni di Spagna (con la tassa sul macinato innescarono una rivoluzione) e la Repubblica Veneta (dove l’imposizione era bassa, le regole semplici e la filatura fioriva). Per Stato estrattivo si intende la pressione e oppressione che impoveriscono produzione, redditi e consumi come descritto in Why nations fail: The origins of power, prosperity, and poverty (Perché le nazioni falliscono: Le origini del potere, della prosperità e della povertà) di Daron Acemoglu e James Robinson.
Più di recente ha fatto scuola il filone che coniuga Scienza delle finanze con Psicologia, curato, ad esempio, da Jonathan Baron, professore di Psicologia alla University of Pennsylvania, ed Edward J. McCaffery, docente di Economia applicata al California Institute of Technology. Il loro metodo spiega perché l’imposta di scopo “canone Rai” è la più odiata dagli italiani. È mero accanimento terapeutico per mantenere in vita, con le finanze dei contribuenti, un carrozzone che secondo l’Osservatorio internazionale Cardinale Van Thuan sulla Dottrina sociale della Chiesa (un comitato internazionale distinto e distante dalle nostre beghe) dovrebbe essere privatizzato urgentemente per mantenerne in vita solo una piccola parte valida.
È interessante notare che a conclusioni analoghe giungano in un lavoro appena distribuito (CESifo Working Paper No. 5195) Melissa M. Berger, Gerlinde Fellner, Ruper Sausguber e Christian Tralxer a proposito di balzelli analoghi sulla TV in Austria. La conclusione è netta: “Tanto più elevati gli oneri, tanto maggiore l’incentivo a evadere”.
In Italia, un’analisi dettagliata del Centro studi Impresa Lavoro (e non smentita né dal Dipartimento per la Politica fiscale del Mef, né dall’Agenzia per le entrate) conclude che il total tax rate è del 65,4% sulle imprese, il più alto al mondo. Un invito a eludere, evadere o trasferirsi all’estero. Di fronte a queste cifre, il dibattito parlamentare su esenzioni da sanzioni penali per questa o quella soglia pare vetusto e futile.


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