OPERA/ Contemporaneità, Barocco e Novecento al Le Printemps des Arts
Pubblicazione: giovedì 26 marzo 2015
La petit bande, foto di Frank Touissant
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NEWS Musica
Il Festival Le Printemps des Arts
Montecarlo (20 marzo-12 aprile) giunto alla trentunesima edizione, si
caratterizza per l’originalità degli accostamenti tra grande musica classica e
contemporaneità (in questa edizione debuttano tre commissioni del festival) e
l’originalità dei luoghi di spettacolo. Questa primavera la manifestazione è
incentrata su tre musicisti della classicità e del Novecento storico (Bach,
Donatoni, Sibelius), unitamente a contemporaneità.
Ho seguito il primo dei quattro fine
settimana. Delle tre serate in programma, la terza, ossia quella di domenica 22
marzo rendeva meglio delle altre il senso della manifestazione, anche in quanto
un unico direttore, Guillaume Bourgogne ha diretto l’Ensemble Cairns
votato alla contemporaneità più ardita mentre all’altro (La Stravaganza) è
stata affidata la musica barocca. Le due commissioni (i lavori di
Nouno e di Pesson) sono all’inizio delle due parti del concerto eseguiti da un
organico specializzato in musica contemporanea, live electronics ed
elettroacustica. Il resto è composto di brani tutto sommato poco noti
dell’inizio del Settecento, a cui i due autori contemporanei sembrano fare
riferimento.
Reversé di Nouno ha in comune con i tre
autori barocchi la struttura circolare e cenni al visivo. La Carnagnole di
Pesson ricorda il canto rivoluzionario, presentato in forma stilizzata e molto
timbrica. Dei due complessi, l’Ensemble Cairn estrae sonorità interessanti. La
Stravaganza è un gruppo affermato anche se principalmente nel repertorio
italiano e francese ed è parso in qualche difficoltà con partiture di raro
ascolto.
Il concerto del venerdì sera era
incentrato sul rapporto di giustapposizione tra la partitura di Donatoni
del 1974 Orchesterüubung e due noti lavori di Sibelius Les
Océanides, Sinfonia n.3 in do maggiore. Donatoni titola in tedesco una
partitura ispirata al ‘clavicembalo ben temperato’ di Bach quasi a sottolineare
il proprio rapporto, all’epoca, con la scuola costruttivistica da Darmstadt. Ma
Voci, Esercizio per Orchestra – questo è il titolo correntemente
utilizzato in Italia) non ha la carica marcatamente ideologica della Darmstadt
di quel periodo (Stockhausen, Nono, Berio) . E’ un ‘esercizio’ per grande
orchestra in sedici brevi momenti simmetrici (il tutto dura meno di mezz’ora)
che operano a cerchi concentrici. Una sfida per l’OPMC , che da alcuni anni,
guidata da Gianluigi Gelmetti, è diventata una delle migliori formazioni
d’Oltralpe. Sul podio il trentacinquenne Jean Deroyer già noto in tutta
Europa ed in Giappone come una delle migliori bacchette per il repertorio
contemporaneo. Di ottimo livello l’esecuzione dei due lavori di Sibelius,
giustapposti con la calma serena delle steppe nordiche (e gli echi di temi
tradizionali) alle tensioni dell’’esercizio’ di Donatoni.
Il 21 marzo per
l’inaugurazione sono state presentate due composizioni in prima mondiale
(per un totale di venti minuti) Deviner-Devenir di François
Bayle (classe 1932), uno dei ‘padri’ della musica elettronica francese.
Successivamente ci , si è trasferiti a pochi passi nella Cattedrale di
inizio Novecento per ascoltare la prima versione de La Passione Secondo
San Giovanni di Bach (Dresda 1724) con l’organico concepito all’epoca
, una rarità perché di solito vengono eseguite la quarta o quinta
edizione del lavoro, caratterizzate da organici molto più vasti. Infine,
nuovamente nel museo per un brindisi di tutto il pubblico con gli artisti
Il nesso tra i due lavori di
Bayle e la vasta partitura di Bach (con un piccolo organico orchestrale,
e quattro solisti che, integrati da altri due elementi, diventano un piccolo
coro) è molto più forte di quanto non appaia ad un ascoltatore poco attento.
Bayle prende l’avvio di una frase di
Schopenhauer sulla musica come filosofia e trascendenza. In quella che è la più
breve e la più teatrali delle Passioni di Bach le pagine
del Vangelo diventano compassione per il sacrificio del Figlio
dell’Uomo , ne esaltano l’umanità e si anticipa la
Resurrezione, e la Redenzione.
A differenza di altri compositori
contemporanei e che utilizzano l’elettronica con improvvisazioni (come Cage)
non c’è accostamento diretto con il barocco . Alla ricchezza emotiva di
una Passione (in cui gli undici numeri corali esprimono la
Fede ed i solisti le emozioni umane), la partitura di Bayle è di rigore
matematico ed impiega principalmente fusione di suoni per interpretare tormenti
interiori giustapposti alla pace dell’oceano.
Bayle, alla tastiera elettronica,
interpreta se stesso in un ambiente stereofonico e denso di giochi di luci.
Nella Cattedrale (anch’essa con giochi di luci) la Passione è
affidata a un complesso tedesco creato nel 1972 ,residente a
Lovanio e specializzato nella musica barocca. Giovani i quattro interpreti
(Lucia Napoli, Stephan Scherpa, Minna Nyberg, Spefan Vock). Tutti di qualità. I
primi due (il contralto Lucia Napoli ed il tenore Stephan Scherpa)
meritano un segnalazione particolare per la cura dell’intonazione.
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