OPERA/ La
Tosca di Puccini in edizione filologica
Pubblicazione: mercoledì 4 marzo
2015
La Tosca in scena a Roma
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NEWS Musica
Tosca di Giacomo Puccini è una delle opere più rappresentate
al mondo; grazie all’ottimo libretto di Giacosa ed Illica (che sfrondarono il
drammone di Sardou di numerosi elementi non necessari) e alla innovativa scrittura
orchestrale e vocale di Puccini, segnò, il 14 gennaio 1900 al Teatro Reale
dell’Opera di Roma, l’inizio del ‘Novecento storico’ per il teatro in musica
italiana. Venne immediatamente ripresa dai maggiori teatri in Italia e
all’estero e funziona ancora perfettamente sia come dramma scenico sia come
partitura.
Se ne sono viste regie di ogni natura: da quelle che mantenevano
rigorosamente l’ambientazione a14 giugno 1800, giorno della battaglia di
Marengo (non esistevano né telegrafo né tanto meno telematica; quindi la
mattina giunse a Roma la notizia della vittoria della coalizione anti-francese
per essere smentita la sera da quella del successo di Napoleone) mentre altre
edizioni la hanno collocata in altre epoche. Ad esempio Jonathan Miller,
Peter Sellars, Robert Carsen e Pierluigi Pizzi hanno situato Tosca in
epoca fascista; i primi tre hanno scelto gli ‘anni dello squadrismo’, quelli
del ‘delitto Matteotti’, mentre nella versione di Pier Luigi Pizzi i costumi,
soprattutto femminili, fanno intendere che si è nel 1935-37, quelli chiamati da
De Felice, da Parlato e da tutta una scuola di storici gli anni del consenso
quando l’Italietta pensava di essere diventata un Impero.
Nell’edizione in scena a Roma sino a fine giugno (in due tornate di
repliche), Tosca viene presentata così come lo fu il 14 gennaio 1900.
Sulla base di bozzetti delle scene e dei costumi (di Adolf Hohenstein) e di
foto dell’epoca, i laboratori e la sartoria hanno fatto un attento lavoro di
ricostruzione. Le scene, ispirate in gran misura ai paesaggisti francesi di
fine Ottocento sono una gioia per gli occhi. I costumi di Floria Tosca,
specialmente quello del primo atto, incantarono la Regina Margherita; ed è
facile capire perché.
Anche la regia del giovane italo-sudafricano Alessandro Talevi (che ha
spesso mostrato grande fantasia) si attiene scrupolosamente alle indicazione
sceniche di Puccini, Giacosa ed Illica. All’epoca il ‘regie theater’
(teatro di regia) stava appena facendo i primi passi in Germania e se ne era
distantissimi in Italia dove sarebbe giunto unicamente verso gli Anni
Cinquanta, ben dopo la seconda guerra mondiale. Oggi le indicazioni sceniche di
allora, pur filologiche, lasciano poco spazio alla recitazione quale ci siamo
abituati: ad esempio, la protagonista Oksana Dyka ha mostrato grande
disinvoltura alcuni anni fa in una Tosca con la regia di Franco
Zeffirelli mentre risultava impacciata la sera della prima, il primo marzo,
anche alla chiusura del sipario ed alle ovazioni a lei dirette. Roberto
Frontali è uno Scarpia di grande esperienza. Stefano La Colla, chiamato a
sostituire un collega ammalato, è stato il vero coup de théâtre della
serata.
Andiamo alla parte musicale. Renato Renzetti è un concertatore molto
esperto e si è meritato applausi (anche se ha ‘coperto’ alcune voci al momento
della ‘cantata a Palazzo Farnese’) all’inizio del secondo atto. La ucraina
Oksana Dyka è una Floria Tosca di riferimento nei maggiori teatri
internazionali. Lo sorpresa è stato Stefano La Colla, in programma per il terzo
cast e giunto alla ‘prima’. Nel primo atto Recondite Armonie ha
lasciato il pubblico un po’ indifferente, ma si tratta di romanza cantata ‘a
freddo’, tutta sul registro di centro e con il rischio continuo di ingolarsi .
Per La Colla il resto dello spettacolo è stato un crescendo sino al magnifico e
magnificamente cantato E Lucevan Le Stelle seguito ad applausi
scroscianti e insistenti richieste di bis. E’ nata una stella.
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