L’insostenibile leggerezza della pubblica
amministrazione
10
- 03 - 2015Giuseppe Pennisi
Sono stato un public servant per 45 anni.
Quindici presso la Banca Mondiale. Nove presso organizzazioni specializzate
delle Nazioni Unite e presso istituzioni europee. Il resto in due Ministeri
italiani con il grado di dirigente generale e presso la Presidenza del
Consiglio/Scuola Superiore della Pubblica Amministrazione, dove per dieci anni
ho coordinato i programmi di formazione in economia e finanza.
Sulla base di questa esperienza sono molto
preoccupato dalle notizie di stampa che leggo sulla riforma in cantiere. Mi
auguro che siano false e tendenziose e che il Ministro competente le smentisca
al più presto.
Se è vero quel che si legge, la riforma è modellata non sul sistema di spoil system americano, dove il Presidente degli Stati Uniti ha titolo di effettuare 6000 nomine (che vengono peraltro vagliate dal Congresso) su circa cinque milioni di dipendenti, ma su quello del Venezuela e del Paraguay dove ad ogni cambio di Governo, vengono sostituiti anche gli uscieri.
Se è vero quel che si legge, la riforma è modellata non sul sistema di spoil system americano, dove il Presidente degli Stati Uniti ha titolo di effettuare 6000 nomine (che vengono peraltro vagliate dal Congresso) su circa cinque milioni di dipendenti, ma su quello del Venezuela e del Paraguay dove ad ogni cambio di Governo, vengono sostituiti anche gli uscieri.
Si legge di immissione a livelli
dirigenziali di una alta proporzione di esterni/contrattisti anche non
laureati, di assegnazione di incarichi motu proprio da parte dell’organo
politico di turno e di altre misure (compreso il licenziamento di dirigenti) tali
da fare perdere la caratteristica essenziale di qualsiasi pubblica
amministrazione moderna: l’imparzialità dell’azione dei cittadini, l’unico
cuscinetto che hanno i cittadini a fronte di un livello politico che per
definizione è ‘di parte’.
Si parla di smantellamento della Scuola
Nazionale d’Amministrazione mentre per migliorarne efficienza ed efficacia (ed
imparzialità) basterebbe ripristinare i concorsi di secondo grado (tra
professori universitari di ruolo ed alti dirigenti dello Stato e Magistratura)
aboliti dal Governo Prodi (si malignò che allora si volevano favorire amici od
amici degli amici).
In breve, una Pubblica Amministrazione di
‘fedelissimi’ anche se incompetenti non serve né la Nazione né il Governo di
turno che si troverebbe nella mani di chi meno può aiutarlo sotto il profilo
tecnico-professionale. Il Presidente del Venezuala, Nicolas Maduro, non se ne
preoccupa perché governa un’economia estrattiva (di petrolio),.
Il Governo Renzi dovrebbe preoccuparsene
perché, secondo studi di Impresa Lavoro da nessuno smentiti, la pressione
fiscale sulle imprese è già prossima al 65% con il risultato di guidare
un’economia moribonda.
Si tenga presente che neanche il Fascismo
osò tanto. Quando i contrasti sostanziali di politica estera tra il Segretario
Generale del Ministero degli Affari Esteri, Salvatore Contarini, e l’allora
Capo del Governo diventarono profondi, il secondo fece nominare il primo
Senatore del Regno.
Non solo ma per rafforzare
l’amministrazione istituì una spending review permanente con l’istituzione di
sezioni della Ragioneria Generale dello Stato che erano collocate presso i
singoli Ministeri ma rispondevano al Ragioniere dello Stato ed a Ministri di
ispirazione liberale come De Stefani, Volpi, Mosconi, Jung e Thaon de Revel.
Chiunque abbia cercato di violentare
l’insostenibile leggerezza della pubblica amministrazione ha finito con il
pentirsene. Anche nei Paesi più scassati dell’America Latina.
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