SPILLO/ La riforma delle pensioni che può "mandare a casa" Renzi
Pubblicazione: lunedì 30 marzo 2015
Matteo Renzi (Infophoto)
Approfondisci
NEWS Economia e Finanza
RIFORMA PENSIONI 2015. In The Doctor’s Dilemma,
un noto play di George Bernard Shaw, il protagonista, un medico chirurgo
di rango, è a un vero bivio: salvare o non salvare il marito (ammalato di
tubercolosi) della propria amante (che lui vorrebbe sposare), utilizzando
tecniche di avanguardia rare e costose. Non raccontiamo la conclusione per non
fare perdere agli spettatori il gusto della sorpresa.
Un dilemma analogo è quello che
affligge il Presidente del Consiglio Matteo Renzi. Giornalisti vicino al
Palazzo (in tutti i sensi) hanno diffuso la voce secondo cui, bruciando i tempi
e con l’idea di fare un regalo di Pasqua agli italiani, venerdì 3 aprile
verrebbe esaminato e approvato il Documento di economia e finanza (Def), base
per la Legge di stabilità del prossimo settembre. Tuttavia a far quadrare i
conti mancano circa 10 miliardi di euro nel comparto della previdenza.
La strategia del Governo sarebbe
infatti quella di mantenere il blocco della perequazioni sulle pensioni in
essere e di continuare con i “contributi di solidarietà” degli anni scorsi,
rendendoli, se possibile, ancora più pesanti. Tuttavia, in risposta a ricorsi,
le Corti dei Conti della Calabria, del Lazio, dell’Emilia-Romagna, del Veneto
(nonché di altre Regioni) hanno replicato indignate poiché sono state adottate
misure già dichiarate incostituzionali da parte della Consulta in base agli
articoli 3, 4, 35, 38,53, 81, 96 e 137 dalla Costituzione Non solo, la Corte
dei Conti aggiunge che le misure contrastano con gli articoli 6, 21, 25, 33 e
34 della Convenzione europea sui Diritti dell’uomo e che in materia la Corte di
Strasburgo ha già “sentenziato” nel 2013.
In breve, mentre il Palazzo fa
pressioni sulla Consulta perché a fine aprile non accolga i ricorsi, la Corte
dei Conti taccia il Governo di tracotanza e ignoranza. Due caratteristiche - amava
dire Giuseppe Di Vittorio - che vanno quasi sempre a braccetto.
Quindi, in caso di una sentenza
favorevole alla legge in vigore e contraria alle posizioni precedenti della
Consulta, varie organizzazioni hanno già consultato giuristi per adire alla Corte
di Strasburgo. E in parallelo per organizzare una serie di manifestazioni
analoghe a quello del gennaio 1995 (che fecero cadere il Governo Berlusconi).
Però, più dure, perché l’età mediana degli elettori ha raggiunto i 48 anni (ed
è quindi terribilmente interessata alla previdenza) e la maggioranza degli
iscritti Cisl e Cgil è composta di pensionati.
Quanto vale la partita sulle
pensioni in termini di bilancio? Circa 10 miliardi ove si dovessero restituire
(con interessi) i “contributi di solidarietà” e la perequazione del 2015 e non
si potesse reiterare la misura nel 2016. Dieci miliardi valgono la pace sociale
per un Governo la cui maggioranza al Senato è traballante?
Inoltre, nell’Unione europea è in
fase di avanzata redazione una “direttiva” per “europizzare” i sistemi
previdenziali e rendere così più agevole la libera circolazione dei lavoratori
(ora la totalizzazione dei versamenti in vari Paesi Ue è basata su una rete di
accordi bilaterali). Una condanna dalla Corte Costituzionale italiana, e ancora
peggio da quella di Strasburgo, renderebbe difficile all’Italia incidere sui
contenuti di questa direttiva.
© Riproduzione Riservata.
Nessun commento:
Posta un commento