In prima mondiale l’Euridice di Salvatore Sciarrino
Un tempo era prassi. Ora merce molto rara. Sino alla metà degli
anni Sessanta, ogni anno un ‘ente lirico’ o ‘un ente sinfonico’ – allora si
chiamavano così – commissionava ad un autore, preferibilmente italiano, un
nuovo lavoro da eseguire in prima mondiale. Adesso avviene di recente. Quindi,
occorre congratularsi con l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia che ha
commissionato e tenuto a battesimo dal 28 al 20 marzo La nuova Euridice
secondo Rilke di Salvatore Sciarrino, uno dei maggiori (e più noti
all’estero) compositori italiani. Dato che il lavoro , tratto dal mito greco
quale rielaborato dal poeta romantico tedesco, viene tenuto in Settimana Santa
è stato accoppiato con il Magnificat BWV 243 di Johann
Sebastian Bach. L’accostamento del barocco con la contemporaneità può
sembrare inconsueto, ma non lo è affatto (è caratteristica ad esempio di molti
festival stranieri come Le Printemps des Arts in corso in queste
settimane a Monte Carlo) : si pensi alle ‘improvvisazioni’ tipiche del barocco
ed anche di un compositore contemporaneo come John Cage (e la scuola).
E’ specialmente significativo che l’Accademia Nazionale di Santa
Cecilia e la Scala con i loro statuti speciali si facciano promotori di nuovi
lavori; il 16 maggio nella Sala del Piermarini debutterà la nuova opera di
Giorgio Battistelli C02. Con un la guida di un Sovrintende e
direttore artistico giovane, e lui stesso compositore, l’Accademia dovrebbe
proporre ogni anno una almeno nuova commissione; oggi verrà presentata la
stagione 2015-2016 e sarà un’indicaione.
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Facciamo parlare Sciarrino . “Progetti come questo arrivano da
lontano e maturano a lunga scadenza. Non è un caso che, ormai verso la mia
tarda maturità, abbia pensato a un lavoro che torna alle origini stesse del
melodramma”. Così parla Salvatore Sciarrino per la sua cantata drammatica La
nuova Euridice secondo Rilke, nuovo lavoro a lui commissionato
dall’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, Protagonista il soprano canadese Barbara
Hannigan, ecclettica artista che alterna il canto al podio. Antonio Pappano
alla testa dell’Orchestra e del Coro dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia
e che , come ha riportato questa testata, ha già stupito il pubblico romano nel
novembre 2013..
“La mia scrittura per il canto impiega la “messa” di voce per la
quale l’italiano è la lingua più adatta perché è la più vocalica, mentre non ne
esiste una più consonantica del tedesco” - racconta
Sciarrino. “Amo Rilke da molti anni, ma ero scontento delle versioni
storiche. Mi fidavo, ma vi trovavo cose assolutamente incomprensibili che però
sparivano d’incanto se risalivo ai testi originali. Ad esempio nei Sonetti il
traduttore fa sfoggio di una varietà di sinonimi, laddove Rilke usa un lessico
limitato e ripete spesso le stesse poche parole. Non essendo nato come
scrittore, trovo che ciò renda più capillare il rapporto con il testo e ne
faccia il trampolino ideale per un nuovo oggetto teatrale e drammatico”.
Sciarrino ha sempre avuto una forte vocazione drammaturgica,
perché per lui il teatro costituisce un metodo di lavoro, quasi una battaglia
estetica. “Da più di trent’anni costruisco un mio personale stile vocale.
Cosa ne beneficia immediatamente è il teatro, perché senza racconto drammatico
esso non può rappresentare nulla. Il teatro è la forma che unisce culturalmente
e socialmente gli individui”. Ed , infatti, anche se affidata unicamente
all’orchestra ed ad un voce la sua lettura del mito di Orfeo è altamente
teatrale. Non è l’Orfeo stilizzato della Favola di Monteverde o quello
eroico di Cluck (specialmente nella trascrizione di Berlioz vista ed ascoltata
di recente a Palermo) ma un Orfeo debole e tormentato, ricorda il Lohengrin
di Sciarrino del 1982. Ad una scrittura musicale tersa e rigorosa, Sciarrino
accompagna una scrittura vocale impervia e densa quasi di coloratura in cui
trionfa Barbara Hannigan.
Alla nuova composizione di Sciarrino, Antonio Pappano unisce una
celebre pagina di Bach. Il poderoso Magnificat, il Canticum
Mariae, tratto dal Vangelo secondo Luca, usualmente intonato il
sabato e la domenica nell’Ufficio dei Vespri e cantato a cori alterni, era noto
anche nelle comunità luterane che ne utilizzavano la versione in tedesco,
lasciando quella in latino a solenni circostanze come il Natale, la Pasqua e la
Pentecoste. In queste occasioni, le esecuzioni erano più elaborate, a più voci
con interventi di solisti e strumenti concertanti. Nel suo incarico di Kantor
presso la chiesa di San Tommaso a Lipsia, Bach compose un Magnificat per i Vespri
del Natale del 1723, in seguito rimaneggiato per essere eseguito tutto l’anno
indipendentemente dalla liturgia della Natività. La versione che si è imposta e
che ancora oggi viene eseguita in concerto risale all’estate del 1733.
Cast di alto livello con il celebre soprano Amanda Forsythe, Josè
Maria Lo Monaco soprano II/alto, Paolo
Fanale tenore, Christian
Senn baritono. Lietissimo il pubblico più tradizionale dei
concerti dell’Accademia , mentre i più innovatori (cominciano ad esserci anche
loro) avrebbe voluto un bis integrale della La nuova Euridice secondo
Rilke.
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