martedì 31 marzo 2015

In prima mondiale l’Euridice di Salvatore Sciarrino in Formiche 31 marzo



In prima mondiale l’Euridice di Salvatore Sciarrino

31 - 03 - 2015Giuseppe Pennisi
Un tempo era prassi. Ora merce molto rara. Sino alla metà degli anni Sessanta, ogni anno un ‘ente lirico’ o ‘un ente sinfonico’ – allora si chiamavano così – commissionava ad un autore, preferibilmente italiano, un nuovo lavoro da eseguire in prima mondiale. Adesso avviene di recente. Quindi, occorre congratularsi con l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia che ha commissionato e tenuto a battesimo dal 28 al 20 marzo La nuova Euridice secondo Rilke di Salvatore Sciarrino, uno dei maggiori (e più noti all’estero) compositori italiani. Dato che il lavoro , tratto dal mito greco quale rielaborato dal poeta romantico tedesco, viene tenuto in Settimana Santa è stato accoppiato con il Magnificat BWV 243 di Johann Sebastian Bach. L’accostamento del barocco con la contemporaneità può sembrare inconsueto, ma non lo è affatto (è caratteristica ad esempio di molti festival stranieri come Le Printemps des Arts in corso in queste settimane a Monte Carlo) : si pensi alle ‘improvvisazioni’ tipiche del barocco ed anche di un compositore contemporaneo come John Cage (e la scuola).
E’ specialmente significativo che l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia e la Scala con i loro statuti speciali si facciano promotori di nuovi lavori; il 16 maggio nella Sala del Piermarini debutterà la nuova opera di Giorgio Battistelli C02. Con un la guida di un Sovrintende e direttore artistico giovane, e lui stesso compositore, l’Accademia dovrebbe proporre ogni anno una almeno nuova commissione; oggi verrà presentata la stagione 2015-2016 e sarà un’indicaione.
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Facciamo parlare Sciarrino . “Progetti come questo arrivano da lontano e maturano a lunga scadenza. Non è un caso che, ormai verso la mia tarda maturità, abbia pensato a un lavoro che torna alle origini stesse del melodramma”. Così parla Salvatore Sciarrino per la sua cantata drammatica La nuova Euridice secondo Rilke, nuovo lavoro a lui commissionato dall’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, Protagonista il soprano canadese Barbara Hannigan, ecclettica artista che alterna il canto al podio. Antonio Pappano alla testa dell’Orchestra e del Coro dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia e che , come ha riportato questa testata, ha già stupito il pubblico romano nel novembre 2013..
“La mia scrittura per il canto impiega la “messa” di voce per la quale l’italiano è la lingua più adatta perché è la più vocalica, mentre non ne esiste una più consonantica del tedesco”  - racconta Sciarrino. “Amo Rilke da molti anni, ma ero scontento delle versioni storiche. Mi fidavo, ma vi trovavo cose assolutamente incomprensibili che però sparivano d’incanto se risalivo ai testi originali. Ad esempio nei Sonetti il traduttore fa sfoggio di una varietà di sinonimi, laddove Rilke usa un lessico limitato e ripete spesso le stesse poche parole. Non essendo nato come scrittore, trovo che ciò renda più capillare il rapporto con il testo e ne faccia il trampolino ideale per un nuovo oggetto teatrale e drammatico”.
Sciarrino ha sempre avuto una forte vocazione drammaturgica, perché per lui il teatro costituisce un metodo di lavoro, quasi una battaglia estetica. “Da più di trent’anni costruisco un mio personale stile vocale. Cosa ne beneficia immediatamente è il teatro, perché senza racconto drammatico esso non può rappresentare nulla. Il teatro è la forma che unisce culturalmente e socialmente gli individui”. Ed , infatti, anche se affidata unicamente all’orchestra ed ad un voce la sua lettura del mito di Orfeo è altamente teatrale. Non è l’Orfeo stilizzato della Favola di Monteverde o quello eroico di Cluck (specialmente nella trascrizione di Berlioz vista ed ascoltata di recente a Palermo) ma un Orfeo debole e tormentato, ricorda il Lohengrin di Sciarrino del 1982. Ad una scrittura musicale tersa e rigorosa, Sciarrino accompagna una scrittura vocale impervia e densa quasi di coloratura in cui trionfa Barbara Hannigan.
Alla nuova composizione di Sciarrino, Antonio Pappano unisce una celebre pagina di  Bach. Il poderoso Magnificat, il Canticum Mariae, tratto dal Vangelo secondo Luca,  usualmente intonato il sabato e la domenica nell’Ufficio dei Vespri e cantato a cori alterni, era noto anche nelle comunità luterane che ne utilizzavano la versione in tedesco, lasciando quella in latino a solenni circostanze come il Natale, la Pasqua e la Pentecoste. In queste occasioni, le esecuzioni erano più elaborate, a più voci con interventi di solisti e strumenti concertanti. Nel suo incarico di Kantor presso la chiesa di San Tommaso a Lipsia, Bach compose un Magnificat per i Vespri del Natale del 1723, in seguito rimaneggiato per essere eseguito tutto l’anno indipendentemente dalla liturgia della Natività. La versione che si è imposta e che ancora oggi viene eseguita in concerto risale all’estate del 1733.  Cast di alto livello con il celebre soprano Amanda Forsythe, Josè Maria Lo Monaco soprano II/alto, Paolo Fanale tenore, Christian Senn baritono. Lietissimo il pubblico più tradizionale dei concerti dell’Accademia , mentre i più innovatori (cominciano ad esserci anche loro) avrebbe voluto un bis integrale della La nuova Euridice secondo Rilke.

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