Quanto costa l'insolvenza sovrana
L'’insolvenza ha un costo pesante per le aziende perché fa scappare chi le finanzia (intermediari finanziari, clienti e via discorrendo) e causa un deprezzamento del capitale sociale d’impresa. Si è spesso pensato che l’'insolvenza sovrana, tutto sommato, costasse poco: il Re era uso a non pagare in propri creditori,– al più dava loro titoli e terre come fecero, ad esempio, i Reali di Francia con i Savoia (capitani di ventura che combattevano, a credito, le guerre del Re Sole: al posto dei franchi d’oro, scritti in cambiali in pergamena, ottennero, a saldo, il Regno di Sardegna con annesso Ducato di Piemonte). In effetti, gran parte delle stime del costo dell’'insolvenza sovrana apparse negli ultimi anni giungono a livelli relativamente contenuti principalmente in quanto basate sull’evidenza empirica di Paesi in via di sviluppo dove di norma (si pensi alla crisi debitoria dell'’America Latina alla fine degli Anni Ottanta o a quella dell'’Asia alla fine degli Anni Novanta) il deprezzamento dei titoli dei paesi debitori (conseguenza immediata di un’'insolvenza) è stata in varia misura compensata dall’'afflusso di capitali agevolati (Fondo monetario internazionale, Banca mondiale, Banche regionali di sviluppo) e di veri e propri flussi a fondo perduto (ossia doni).
L'’eventuale insolvenza “sovrana” di Irlanda, Grecia, Spagna e Portogallo pone problematiche differenti: ciò che conta non è il deprezzamento dei titoli di stato da loro emessi, ma gli effetti sull’'economia reale. Sandro C. Andrade e Vidhi Chhaochharia, ambedue dell’'Università di Miami, hanno costruito un interessante modello in un lavoro in corso di pubblicazione in cui definiscono il costo dell'’insolvenza “sovrana” in termini di perdita di valore del capitale di rischio delle aziende e dei ricavi del paese insolvente per un arco di tre anni (nel corso del quale, ci si augura, verrà attuato un adeguato piano di riassetto). Utilizzano i dati dei mercati finanziari a termine per un quinquennio (1995-2010) per i paesi emergenti e per un triennio per i Piigs (Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia e Spagna), nonché l'’andamento dei margini operativi lordi in una quarantina di filiere industriali. L’'esito è un costo del 6,1 per cento l'’anno per i paesi emergenti e del 5,7 per cento l'’anno per i Piigs:– stime molto più elevate di quelle apparse in studi recenti (ad esempio (ad esempio il lavoro di Levy-Yeyati e Panizza, The Elusive Costs of Sovereign Default, pubblicato in degli ultimi numeri del Journal of Development Economics).
Lo studio si proponeva di analizzare, con un metodo innovativo, i costi dell’'insolvenza “sovrana”. Ma essa può avere anche benefici, come sa chi ha visto la commedia di Edoardo De Filippo “"Non ti pago!”". Ma di questo, alla prossima puntata del tormentone dell’'euro a pezzi e rattoppi.
© - FOGLIO QUOTIDIANO
di Giuseppe Pennisi
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