ECO - Il terrorista delicato (e come finanzia le proprie attività)
Roma, 4 nov (Il Velino) - Il terrorismo sta tornando nelle prime pagine dei giornali a ragione dei pacchi-bomba che minacciano uomini di Stato (e possono distruggere decine di vite). Il terrorismo ha necessariamente una dimensione finanziaria. Sono state avventate stime multi-miliardarie sui finanziamenti a disposizione di Al-Quaida e sulla provenienza (dai petrodollari alle piantagioni di droga). Poco si sa, però, su una rete più tentacolare e forse più prossima ai “pacchi bomba”, una rete che spesso si traveste sotto le vesti di organizzazioni umanitarie e caritatevoli – vere e proprie Onlus del terrore. Un’interessante spiraglio viene aperto da uno studio di David Duff dell’Università di Toronto, di prossima pubblicazione sulla rivista giuridica dell’Ateneo. Ne abbiamo avuto un’anteprima di cui sembra utile diffondere i punti salienti non solamente per l’interesse che hanno per gli economisti e gli studiosi in generale ma anche per le implicazioni operative che presentano per i servizi anti-terrorismo e per le autorità tributarie.
Il lavoro prende l’avvio da un fatto di cronaca: nel 1995, molti canadesi furono scioccati dalla notizia che la Onlus Babbar Khalsa Society, registrata (anche a fini fiscali) come un ente di beneficienza nel loro Paese, aveva organizzato e finanziato l’attentato al volo Air India 182 che dieci anni prima aveva causato numerose perdite di vite umane. Lo status di Onlus venne revocato nel 1996 ma da allora ci sono stati indizi sempre più forti che altre, più piccole e meno visibili, Onlus apparentemente a fini religiosi (il sostegno dei templi Sikh in Canada) sarebbe una rete finanziaria e terroristica responsabile ad esempio della guerriglia Sikh in Kasmir. Il saggio, di un giurista, si sofferma naturalmente sugli strumenti giuridici per contenere il fenomeno al fine diu limitare quanto meno sgravi fiscali a soggetti i cui obiettivi sono tutt’altro che umanitari e sociali e che, inoltre, fruiscono di molta forza lavoro volontaria.
Non solamente c’è esigenza di un monitoraggio rigoroso ed efficace ma le Onlus vengono di solito erroneamente viste come alleate implicite nella lotta al terrorismo piuttosto che elementi di cui sospettare. Di conseguenza, la supervisioni ed i controlli su certe tipologie di Onlus dovrebbero essere particolarmente accurati ed effettuati non solo dalle autorità tributarie ma anche di quelle responsabili della sicurezza interna. Il terrorista delicato (in quanto associato ad una Onlus di beneficienza) è spesso particolarmente insidioso e pericoloso. È urgente aprire un dibattito con l’Agenzia per le Onlus, un ente pubblico con funzioni di vigilanza e controllo, promozione, consulenza a Governo e Parlamento in materia di associazioni No profit, la cui collaborazione è essenziale per individuare chi, con ben altri fini, si maschera da organizzazione di beneficienza.
(Giuseppe Pennisi) 4 nov 2010 11:22
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