POLITICHE ATTIVE: ECCO QUELLE EFFICACI
Giuseppe Pennisi
Sul futuro dell’Europa e degli Stati Uniti si staglia lo spettro della disoccupazione di massa : la crisi scoppiata nel luglio 2007 ha comportato una forte contrazione della produzione e dell’occupazione, e l’opinione generalizzata degli economisti del lavoro è che l’”isteresi” –l’effetto di trascinamento di un fenomeno- questa volta sarà molto più duratura di quella sperimentata in fasi analoghe del recente passato.. Negli Usa ed in Europa, il tasso di disoccupazione supera già mediamente il 10%, in Grecia e Belgio viaggia verso il 13% e in Spagna è oltre il 20%.
Per individuare cosa fare, particolarmente utile un lavoro di David Card (Università della California a Berkeley), Jochen Kluve (Iza, ossia istituto federale tedesco per lo studio del lavoro) e Andrea Weber (Università di Mannhein) pubblicato sul numero di Novembre di The Economic Journal . Il lavoro copre un periodo lungo – dal 1995 (massima diffusione delle politiche ”attive”) al 2007 (lo scoppio della crisi)- ed esamina l’impatto di 199 programmi sulla base di 97 studi empirici al fine di trarne implicazioni di politica legislativa e di allocazione di risorse. Copre , quindi, un arco di tempo molto più ampio ed un campione di “casi di studio” molto più vasto di quelli di solito utilizzati in analisi di centri di ricerca nazionali (come, in Italia, Isfol) o negli stessi studi comparati di organizzazioni internazionali come l’annuale Employment Outlook dell’Ocse. Inoltre , nel lavoro, viene impiegata una metodologia statistica piuttosto elaborata per ricavare una tassonomia (ossia una casistica di politiche) tramite la quale categorizzare i 1999 programmi e giungere a stime quantitative omogenee di impatti. La conclusione è che le politiche “attive” meno efficaci sono quelle imperniate su programmi d’occupazione nel settore pubblico (per intenderci, i lavori socialmente utili o di pubblica utilità). Abbastanza efficaci , invece, le misure di assistenza alla ricerca di un impiego. Mentre, nel breve periodo, la formazione e la riqualificazione sembrano avere impatti modesti, dopo due-tre anni paiono avere risultati significativi.
Ciò ha implicazioni significative pure per l’Italia . Nonostante il Libro Bianco sul Futuro Modello del Modello Sociale del Paese (e lavori che ne hanno costruito il sostato, quali i saggi La Società Attiva di Maurizio Sacconi, Paolo Reboani e Michele Tiraboschi e Flessibilità e Sicurezze curato da Salvatore Pirrone per l’Arel) mostrino una convergenza su strategie quali quelle riassunte (anche da parte di “culture politiche” differenti”), in pratica gran parte della spesa pubblica per ammortizzatori occupazionali è per politiche “passive” di sostegno del reddito, nel cui ambito hanno assunto un ruolo sempre maggiore quelle “in deroga” (ossia per categorie tradizionalmente al di fuori dal “comparto” degli ammortizzatori). Ciò è il risultato della crisi iniziata nell’estate 2007 e di cui – come si è detto- in materia di occupazione e di lavoro non si vede ancora la luce alla fine del tunnel. Siamo, però, riusciti a smaltire una percentuale molto significativa dei programma d’occupazione del settore pubblico: ItaliaLavoro SpA , la principale agenzia in questo campo, ha ri-tarato la propria attività da gestore di lavoratori socialmente utili e di pubblica utilità (tramite società miste) a supporto tecnico dei centri per l’impiego, la cui efficacia viene riportata in graduale ma progressivo miglioramento. Non fanno difetto le risorse per la formazione, e riqualificazione ; tuttavia, dati recenti indicano che le Regioni dove le esigenze sono maggiori (quelle del Sud e delle Isole) sono in grande ritardo nell’utilizzazione di fondi europei (che rischiano di essere convogliati verso altri Stati dell’Ue). Inoltre, qualità, rilevanza ed efficacia spesso lasciano a desiderare, come suggerito tra l’altra da un serie di saggi nel n. 46 della Rassegna Italiana di Valutazione (il periodico dell’Associazione Italiana di Valutazione) in uscita in queste settimane. C’è, quindi, ancora molto da fare.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento