venerdì 26 novembre 2010

Ma non possiamo rischiare un "8 settembre" economico in Ffwebmagazine del 26 novembre

L'INTERVENTO


Anche le previsioni del ministero dell'Economia destano preoccupazione
Ma non possiamo rischiare
un "8 settembre" economico
di Giuseppe Pennisi Le vicende degli ultimi giorni sembrano indicare che si sta andando in vario modo verso quello che Il Foglio di Giuliano Ferrara ha acutamente definito “un 25 luglio”, ossia la fine, dopo un po’ più di tre lustri, della centralità di Silvio Berlusconi nel sistema politico italiano. Non è detto che ciò avverrà necessariamente il 14 dicembre, ma anche se il Governo otterrà la fiducia il processo di smottamento in atto pare, ai politologi, irreversibile. Lascio naturalmente a loro le analisi in proposito.
Da semplice economista, la mia preoccupazione centrale è che un 25 luglio politico non sia seguito da un 8 settembre economico – un “tutti a casa” proprio in una fase in cui l’economia internazionale trema, le monete traballano , i soccorsi vengono destinati a questo o a quello e le prospettive dell’economia italiana non sono le migliori.
Sul webmagazine del 18 novembre abbiamo ricordato i punti salienti delle difficoltà dell’economia italiane sulla base dell’Economic Outlook dell’Ocse. Da allora si sono aggiunti altri documenti che suscitano timore e tremore: il Global Outlook dell’Istituto Affari Internazionali e previsioni interne del Ministero dell’Economia e delle finanze. Il primo tratteggia una lunga fase di aggiustamento dell’economia mondiale in cui i Paesi detti “emergenti” acquisteranno progressivamente maggiori quote del mercato internazionale (a spese di esportatori tradizionali come l’Italia); è una fase tanto più difficile in quanto il finanziamento degli squilibri dei conti con l’estero nell’area Atlantica e tra Usa e Oriente premono al ribasso la domanda aggregata e poiché ci sono segni sempre più concreti di sfaldamento del Sistema monetario internazionale e di ritorno a forme aggressive di protezionismo.
Le previsioni interne del Ministero dell’Economia e delle finanze sono eloquenti: nell’ipotesi che l’economia italiana torni su un percorso di crescita lento ma continuo (1,5%-2% l’anno) per essere in linea con i trattati dell’Unione monetaria come rivisti in queste settimane, è necessario un saldo primario di cassa pari al 5% del Pil per i prossimi dieci-quindici anni. I mercati lo sanno: se la barra non è dritta, o se lo è ma imperversa il disagio sociale (con relativamente manifestazioni di piazza), gli operatori internazionali potranno prendere di mira i titoli italiani, tornando a una situazione analoga a quella dell’estate autunno 1992.
Una “vacatio” politica - con un lungo percorso verso nuovi assetti di governo contrappuntato da campagne elettorali, urne, e alcuni mesi per la formazione di un nuovo esecutivo - potrebbe accelerare e aggravare gli aspetti negativi di questo quadro. E trasformare lo spettro di un 8 settembre economico, un’amara realtà per tutti gli italiani.
Agli occhi di un economista, la strada sensata dovrebbe essere quella di un ampliamento della maggioranza e un rilancio dell’azione di governo alla luce della situazione interna o internazionale attuale. Oppure come nell’Olanda della prima metà degli Anni Ottanta un Governo arcobaleno – ossia di tutte le forze politiche volenterose (al di là delle etichette) e decise a evitare quello che potrebbe essere un baratro.

26 novembre 2010

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