giovedì 14 ottobre 2010

Verso una strategia per riprendere a crescere Ffwebmagazine 14 ottobre

FOCUS


Perché l'investimento pubblico è una leva da attivare
Verso una strategia
per riprendere a crescere
di Giuseppe Pennisi La crescita, particolarmente della Vecchia Europa, è stato uno dei temi principali dell’assemblea annuale del Fondo monetario e della Banca mondiale e dovrebbe essere uno degli argomenti principali del dibattito di politica economica di queste settimane. La mattina del 13 ottobre, in Banca d’Italia, vengono messe a confronto le analisi del Fondo monetario – in particolare la monografia Will it Hurt? Macro-economic Effects of Fiscal Consolidation – con quelle di alcuni economisti europei ed americani che lo scorso inverno hanno sottolineato come in certe circostanze una politica di bilancio restrittiva attuata simultaneamente dai maggiori Paesi industriali, se basta su riduzioni della spesa pubblica (senza, ovviamente, aumentare la pressione fiscale) non sia incompatibile con la crescita.

Il Fondo monetario (di solito accusato di proporre politiche restrittive che portano a recessioni, grandi e piccole) sostiene, questa volta, sulla base di un vasto campione di “episodi” analoghi , che la manovra potrà comportare un rallentamento del Pil dello 0,5% nei prossimi due anni (per l’Italia ciò vorrebbe dire passare da “ripresina” lenta a nuova recessione), con un aumento inevitabile della disoccupazione (specialmente delle fasce maggiormente a rischio).
Ci sono strade per evitarlo. La principale consiste nell’attivare una politica aggressiva d’investimento pubblico che, nella “fase di cantiere” attiva capacità produttiva non utilizzata a pieno ed in quella “a regime” è elemento essenziale per il miglioramento della produttività e del capitale e del lavoro. Le risorse non mancano non solamente perché il Governo in carica ha evitato di imitare quanto fecero i quattro Governi di centro-sinistra nel 2001-2008 (un taglio del 66% delle spese pubbliche in conto capitale) ma ha appena varato misure per accelerare un numero di programmi prioritari. Inoltre, sempre guardando solo all’Italia, risorse aggiuntive possono essere attivate scavando nelle “contabilità speciali” di Ministeri – ad esempio, quelli dei Beni Culturali e delle Infrastrutture – dove si annidano ingenti “residui effettivi di cassa”.
Una strategia unicamente italiana , tuttavia, avrebbe effetti limitati su piano europeo. Potrebbe essere neutralizzata se non attuata all’unisono, se alcuni Stati dell’Unione Europea remano contro. Lo documentano tre economisti che lavorano, in vario modo per la Commissione Europea, (Werner Ra-Ger, Janos Varga, e Jan Int’Veld) in un saggio nell’ultimo numero di Comparative Economic Studies.
Essenziale, quindi, una strategia comune o almeno coordinata. Su iniziativa della Cassa depositi e prestiti (Cdp) il 28 ed il 29 ottobre in un seminario a Venezia istituzioni analoghe alla Cdp , Fondi sovrani , organizzazioni internazionali, esamineranno nell’ambito del Long-Term Investors Club (l’associazione che riunisce alcuni tra i maggiori investitori istituzionali a lungo termine) temi di questa natura: come elaborare criteri comuni europei per invesimenti in infrastrutture a lungo termine, come utilizzare un programma d'infrastrutture europee come grilletto per giungere a "new rules" -almeno su base europea, come attirare verso le infrastrutture i fondi sovrani che paiono indirizzarsi principalmente vero manifatturiero e servizi finanziari, come aumentare nel più lungo periodo ricerca ed innovazione nell'Ue. Non è una strategia compiuta, ma un passo importante verso la sua formulazione.

14 ottobre 2010

Nessun commento: