giovedì 21 ottobre 2010

Un lodo per Santa Cecilia Il Velino 21 ottobre

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ECO - Un lodo per Santa Cecilia

Roma, 21 ott (Il Velino) - In una rubrica di commenti economici come questa, i “lodi” giudiziari e le orchestre sinfoniche hanno posto unicamente se incidono sul funzionamento dell’economia. Quello che sta avvenendo attorno a una vicenda poco nota ai non addetti ai lavori può incidere in misura seria non soltanto sulle tasche di uno dei più apprezzati musicologi italiani ma sul prestigio di un’istituzione che per secoli ha onorato la capitale e la cui formazione sinfonica da oltre cento anni è considerata uno dei fiori all’occhiello di Roma: l’Accademia di Santa Cecilia e la sua orchestra sinfonica. Come ci ha insegnato Indro Montanelli, veniamo ai fatti. Il Maestro Alfredo Gasponi, professore di un prestigioso conservatorio e da anni critico musicale del Messaggero (di cui è collaboratore, non redattore), è stato condannato dalla Corte d'appello di Roma a un risarcimento per oltre 500 mila euro, compresi gli interessi, per un servizio uscito nel 1996 sull'Orchestra di Santa Cecilia. Il 9 marzo di quell’anno Gasponi aveva pubblicato sul quotidiano un'intervista in cui il noto direttore tedesco Wolfgang Sawallisch si lamentava di problemi intervenuti durante le prove per la presenza di troppi giovani aggiunti e proponeva concorsi più rigorosi prima di dare loro un contratto a tempo indeterminato, ossia a vita.

Un'intervista condotta con toni tutt'altro che scandalistici, da un professionista noto per equilibrio e che alle parole del direttore tedesco affianca le repliche affidate alla voce degli stessi musicisti e a quelle del presidente-a-vita dell'istituzione, il professor Bruno Cagli. Un occhiello sulla prima pagina del quotidiano - allora diretto da Giulio Anselmi - ha una frase mirata ad attirare l'attenzione: “A Santa Cecilia non sanno suonare”. Di qui, per iniziativa di circa 80 componenti dell'orchestra, parte una querela per diffamazione, che nel suo secondo grado di giudizio condanna Gasponi al pagamento di 500 mila euro di danni. In quanto collaboratore del Messaggero, Gasponi non ha titolo - si perdoni il calambour - a fare alcun titolo. Ciò spetta esclusivamente alla redazione; la prima pagina è poi appannaggio del direttore, dei suoi vice e al più dei redattori capo. Secondo la sentenza di secondo grado, Gasponi avrebbe confezionato “un articolo volutamente scandalistico”, distorcendo “il pensiero” di Sawallisch, nonostante il Maestro tedesco abbia rilasciato una dichiarazione scritta in cui afferma che Gasponi ha riportato fedelmente le sue parole.

Il caso è gravissimo non solo per i 14 anni di processi sostenuti da Gasponi "colpevole" di aver svolto il suo lavoro ma per la ferita alla libertà di stampa. Ora la vicenda giudiziaria è in Cassazione. L’Associazione nazionale dei critici musicali (Ancm) ha inviato un appello al Presidente (in scadenza) dell’Accademia, Cagli, perché eserciti la propria autorevolezza nei confronti dei musicisti. Non soltanto tutti i critici musicali italiani hanno stigmatizzato la loro azione, ma alcuni hanno declinato l’invito ad accompagnare l’orchestra in tournée e le recenti recensioni del Guillaume Tell mostrano come si tenda a parlare del maestro concertatore, dei solisti del coro ma a ignorare l’orchestra, copertasi quanto meno d’imbarazzo. Anche la stampa specializzata straniera sta cominciando a parlare dell’“insolito caso” di musicisti che vietano ai critici e a Numi come Sawallisch di esprimere le proprie idee. Il danno d’immagine è serio. Non solo all’Accademia e all’orchestra (forti riserve sono state espresse al ministero dei Beni culturali, dal cui supporto dipende) ma per l’Italia. Prima del termine del suo mandato, il professor Cagli dovrebbe farsi promotore di un “lodo”: dopo 14 anni, chi ha avuto, ha avuto e chi ha dato, ha dato. È nell’interesse degli stessi orchestrali fare sparire una macchia, oggetto di perplessità in Italia e all’estero. E di danni per tutti.

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