lunedì 18 ottobre 2010

Santa Cecilia e il Messaggero: un contenzioso poco edificante in Ffwebmagazine 18 ottobre

LA STORIA


Santa Cecilia e il Messaggero: un contenzioso poco edificante
Se anche un'orchestra
è allergica alle critiche...
di Giuseppe Pennisi In Italia esiste ancora il diritto di critica? O sono stati ripristinati i reati di opinione, anche nei casi in cui ci si limita a riportare l'opinione altrui? Quindi, dobbiamo recedere sia dall'Unione europea sia dal Consiglio d'Europa (prima di esserne cacciati)?
È la domanda da porre tanto al ministro Alfano quanto al ministro Frattini (quanto infine al presidente dell'Accademia di Santa Cecilia , agli Accademici tutti ed alla masse artistiche, per di più finanziate in gran misura da Pantalone).
Ecco i fatti nudi e crudi. Il Maestro Alfredo Gasponi, professore di un prestigioso conservatorio e da anni critico musicale de Il Messaggero (di cui è collaboratore non redattore), è stato condannato dalla corte d'appello di Roma a un risarcimento per oltre 500 mila euro, compresi gli interessi, per un servizio uscito nel 1996 sull'Orchestra di Santa Cecilia. Il 9 marzo del 1996 Gasponi ha pubblicato sul quotidiano capitolino un'intervista in cui il noto direttore d'orchestra tedesco Wolfgang Sawallisch si lamenta di problemi intervenuti durante le prove con l'orchestra di Santa Cecilia per la presenza di troppi giovani aggiunti.
Un'intervista condotta con toni tutt'altro che scandalistici, da un giornalista noto per professionalità ed equilibrio e che alle parole del direttore tedesco affianca le repliche affidate alla voce degli stessi musicisti dell'orchestra e a quelle del presidente-a-vita dell'istituzione, Prof. Bruno Cagli. Un occhiello sulla prima pagina del quotidiano - allora diretto da Anselmi - ha una frase mirata ad attirare l'attenzione: «A Santa Cecilia non sanno suonare». Di qui per iniziativa di circa 80 musicisti dell'orchestra parte una querela per diffamazione, che nel suo secondo grado di giudizio condanna Gasponi al pagamento di 500 mila euro di danni.
In quanto collaboratore de Il Messaggero - lo sanno anche i gatti - Gasponi non ha titolo - si perdoni il calambour - a fare alcun titolo. Ciò spetta esclusivamente alla redazione; la prima pagina è poi appannaggio del direttore , dei suoi vice ed al più dei redattori capo. Secondo la sentenza di secondo grado, il pacioso e rubicondo Prof. Gasponi avrebbe confezionato «un articolo volutamente scandalistico», distorcendo «il pensiero» di Sawallisch, nonostante il Maestro tedesco abbia rilasciato una dichiarazione scritta in cui afferma che Gasponi ha riportato fedelmente le sue parole.
Il caso è gravissimo non solo per i 14 anni di processi sostenuti da Gasponi "colpevole" di aver svolto il suo lavoro ma per la ferita alla libertà di stampa . Ora la vicenda giudiziaria è in Cassazione. Occorre, però, chiedersi con quale coraggio la stagione dell'Accademia è stata inaugurata con un vero e proprio inno alla libertà di pensiero quale il rossiniano "Guglielmo Tell" e perché il suo presidente-a-vita è rimasto silente a fronte delle lettere dell'Associazione nazionale dei critici musicali. Il Parco della Musica è diventato o sta diventando un appendice della Corea del Nord? Se questo il caso, invitiamo i romani a dire "No, Grazie" e al presidente-a-vita a trarne le conseguenze.

18 ottobre 2010

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