CLT - Musica, una grande idea per far scoprire una grande orchestra
Roma, 20 ott (Il Velino) - Dell’Istituzione Universitaria dei Concerti, annidata nella splendida aula Magna de La Sapienza di Roma con una scena fissa firmata Sironi (un grandioso e magnifico murale), anche la stampa romana parla poco. Schiacciata, come è, dal Parco della Musica, dall’Orchestra Sinfonica Romana, dalla Filarmonica Romana e da tante altre iniziative. Eppure, nonostante viva molto di volontariato, è una delle istituzioni musicali più dinamiche e vitali della Capitale. Offre due serie di abbonamenti: una il sabato pomeriggio e l’altra il martedì sera. Ha prezzi contenuti e un programma di qualità. La stagione “pomeridiana” è stata aperta dai concerti brandeburghesi di Bach con Jordi Savall alla guida de Les Concerts des Nations. La vera sorpresa è stata l’inaugurazione della stagione “serale” di ieri, affidata a The Isreali Camerata Jerusalem diretta dal fondatore Avner Biron e con il giovane pianista Roman Rabonovich. Si pensava a una serata “celebrativa” in quanto dedicata ai 15 anni della morte di Itzhak Rabin, premio Nobel per la Pace, e con un programma tranne il primo pezzo consueto (Mozart, Sostakovic, Haydn). Invece, come ha osservato dopo lo spettacolo un noto musicologo, ci è parso di essere non a Roma ma a Lucerna, per il grande festival sinfonico. Suono purissimo da parte di solisti di grande talento, trasformati da Avner Biron in un complesso coeso, un pianista venticinquenne destinato a diventare uno dei grandi interpreti sulla scena mondiale, un complesso snello (tra il cameristico e il “piccolo sinfonico”) ma tale da fare ascoltare suoni da grande organico (specialmente ne la Sinfonia da Camera di Sostakovic). Il pubblico è rimasto incantato e ha richiesto e ottenuto il bis sia da Rabonovich che dall’intero complesso.
Le “Prayers” di Norman Sheriff, con cui è stato introdotto il concetto, sono una novità per l’Italia. Risalgono al 1883. Commissionati dai Berliner Philarmoniker risentono dello stile di Alfred Schnittke, il compositore russo creatore del polistilismo musicale. L’atmosfera di preghiera viene creata da un nucleo centrale (imperniato sul “La” iniziale) e da brevi cadenze con cui le sezioni degli archi dialogano fra loro. Un vero “pièce d’atmosphère” sino al climax finale all’unisono. Nel concerto in “si” bemolle K 595 ha primeggiato lo straordinario Rabonovich per la maestria con cui ha affrontato la difficile scrittura di un Mozart appena tornato, dopo una pausa di tre anni, ai concerti per piano e orchestra. Intrigante la Sinfonia da camera di Sostakovic, di rara esecuzione in Italia. La Camerata ne ha fatto risaltare tutta la tinta autobiografica: da un lato il ricordo della distruzione di Dresda, dall’altro i presentimenti dell’avvicinarsi di una malattia che gli sarebbe risultata fatale. Opera matura nella produzione di Sostakovic, affrontata dall’orchestra con estrema delicatezza. E per concludere, prima dei bis, la grande serenità della Sinfonia n. 34 di Haydn in cui, formalizzata la struttura in quattro movimenti, vengono sovrapposti differenti stili.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento