TRE NOBEL AL LAVORO
Giuseppe Pennisi
La politica economica europea (ed italiana) ricomincia da tre. Questo è il significato del Nobel 2010 assegnato ex-equo a Peter Diamond, Dale Mortensen e Christopher Pissarides (in ordine rigorosamente alfabetico). La motivazione dell’Accademia delle Scienze del Regno di Svezia pone l’accento sui loro studi relativi alle “frizioni” nel mercato del lavoro – ovvero su come alti tassi di disoccupazione possono coesistere con numerosissime richieste insoddisfatte delle imprese ed anche della pubblica amministrazione a vari livelli della classificazione occupazionale e professionale – in gergo sul matching tra domanda ed offerta di lavoro.
I tre economisti hanno elaborato una teoria “comprensiva” e “coerente” dell’occupazione, soffermandosi sui cosiddetti “search markets”, i mercati di ricerca del lavoro, dove è necessario utilizzare tempo e risorse economiche, hanno messo a punto modelli del mercato del lavoro della società post industriale collegandone gli aspetti macro-economici, tradizionalmente studiati dagli Anni Trenta, con quelli micro-economici e con i processi informativi. Ciò ha implicazioni importanti anche sugli ammortizzatori sociali, che se troppo generosi possono la ricerca di lavoro.
Mortensen e Pissarides hanno costruito, all’inizio degli Anni Novanta, un modello matematico, testato econometricamente su un vasto campione di Paesi, che da loro prende nome ed è adesso ampliamente diffuso ed utilizzato. Negli ultimi tre lustri, invece, Diamond, pur tenendo sempre un occhio sulle tematiche del mercato del lavoro, ha rivolto la propria attenzione principalmente alla previdenza non solamente con studi ed analisi teoriche o relative al suo Paese (gli Usa) ma anche guidando ricerche comparate sui maggiori Paesi della comunità internazionale. Interessante anche avere contezza di quello che i tre nuovi Nobel hanno dato alla politica economica specialmente in Italia, nonché delle lezioni che se ne traggono per l’azione legislativa futura.
Uno dei primi e dei maggiori studiosi del modello Mortensen-Pissarides è stato l’attuale Ministro dell’Innovazione e della Funzione Pubblica, Renato Brunetta, i cui lavori scientifici degli Anni Novanta non solo hanno fatto conoscere il modello in Italia ma lo hanno applicato al mercato del lavoro italiano incidendo sul processo di riforma che ha portato al “pacchetto Treu”, alla “legge Biagi” ed al miglioramento dei servizi per l’impiego pubblici e privati.
Il pensiero di Diamond ha plasmato i due libri sulla previdenza scritti a quattro mani da Giuliano Amato e da Mauro Maré, nonché la “Guida” alla riforma delle pensioni predisposta nel 2001 per la Fondazione Ideazione ( Angrisani, De Filippi, Maré, Pedone, Pennisi, Vitaletti e Zecchini). I due libri e la “guida” hanno contribuito al processo riformatore degli ultimi dieci anni in materia di previdenza, in particolare al migliore e maggiore nesso tra età effettiva di pensionamento ed aspettativa di vita alla nascita.
Quali le lezioni per il futuro? La lenta e fragile ripresa in seguito alla crisi scoppiata nell’estate 2007 indica che i problemi del lavoro e della previdenza saranno al centro delle politiche economiche dei prossimi anni in tutti i Paesi del mondo occidentale, in quelli europei in particolari, quali che siano le priorità relative che ciascun Paese voglia e possa dare ad altre materie (difesa nazionale, ordine pubblico, ambiente, politica territoriale e via discorrendo). In Italia, c’è ancora strada da fare per giungere ad un maggiore e migliore incontro tra domanda ed offerta di lavoro: è, probabilmente, giunto il momento di una “rivisitazione”, e relativa “manutenzione straordinaria” della “legge Biagi”. Il modello Mortensen-Pissarides (e gli studi più recenti dei due autori), offrono utili indicazioni per andare verso la riduzione delle fattispecie contrattuali (che in certi casi).
In materia pensionistica, dalle analisi di Diamond emerge un suggerimento di rilievo: aumentare il valore dell’indicizzazione dopo i 75 anni quando le spese per la persona diventano maggiori.
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