mercoledì 27 ottobre 2010

L’anarchia delle troppe regole Il Velino 27 ottobre

ECO - L’anarchia delle troppe regole

Roma, 27 ott (Il Velino) - Il pomeriggio del 26 ottobre è stato presentato nella Sala della Regina della Camera dei Deputati il saggio di Roger Abravanel e Luca D’Agnese “REGOLE- Perché tutti gli italiani devono rispettare quelle giuste e rispettarle per rilanciare il Paese”. La presentazione era affidata ad un panel di alto livello; in sala un vero e proprio “parterre des rois”. In altre sedi, viene riportata la cronaca del dibattito (da cui è emerso un consenso sostanziale di esponenti della maggioranza e dell’opposizione sulle tesi proposte del libro di Abravanel e D’Agnese (che verrà ampiamente recensito nelle sedi appropriate da specialisti della materia). Un semplice economista, a cui da alcuni decenni vengono affidate schiere di giovani donne ed uomini, tuttavia, può aggiungere una chiosa ed una proposta alla ricerca ci Abravanel e D’Agnese. In primo luogo, ricordare loro le lezioni di economia politica, e di politica legislativa, impartite, in materia di regole, da due economisti in pectore ma che, a ragione dei casi della vita, fecero mestieri ben differenti: il Gen. George Clark ed Alessandro Manzoni. Nel maggio 1944, dopo l’ingresso trionfale a Roma, il Gen. Clark venne scortato a vedere i “Palazzi del Potere”. Non poteva mancare l’enorme edificio in quel di Via Venti Settembre, di cui oggi ha lo studio il Prof. On. Giulio Tremonti. Dopo aver camminato per corridoi coperti di cicche di sigarette e dall’intonaco scrostato, e vistato gabinetti (il termini più adatto sarebbe cessi) privi di carta igienica arrivò, con il piccolo corteo, allo scalone di marmo che ora porta agli uffici del Ministro, a saloni con mobili d’epoca, soffitti istoriati. Chiese di cosa si trattava; gli venne risposto che erano i locali della Corte dei Conti (che in effetti albergava colà). Si fece spiegare di cosa di trattasse. Gli venne illustrato il sistema dei controlli amministrativi (Corte dei Conti, inclusa). Dopo avere proferito un termine molto anglosassone (da non pronunciare in pubblico, e , quindi, da non tradurre) disse: “Che cosa meravigliosa! Peccato che in America non ce lo possiamo permettere”. Ai suoi fidi, aggiunse che con meccanismi analoghi forse gli Usa non avrebbero potuto vincere la guerra e, forse, neanche iniziarla. Don Lisander aveva messo già a confronto la Lombardia piena di regole e di grida sotto il dominio spagnolo: la corruttela imperversa pure nei conventi, le attività economiche vanno a ramengo, manca il pane, imperversano le pandemie, le filature tessili sono sull’orlo della rovina. Traversato l’Adda, Renzo tocca con mano la differenza quando arriva nella Repubblica Veneta: le regole sono poche e chiare, l’industria tessile di suo cugino prospera, viene bloccata pure la peste. Una dozzina di anni fa, l’attuale inquilino di Via Venti Settembre scrisse un saggio su “Lo Stato Criminogeno” in cui si documentava come la montagna di norme (spesso contraddittorie) inducono a cercare scorciatoie od a scavalcare leggi e decreti. Da allora, nonostante le promesse di ridurre tale macigno sull’economia del Paese, la montagna è diventata un proprio Himalaya: o si dispone di deroghe (suscitando quanto meno il livore di chi deve seguire il percorso formale previsto per tutti) o si resta immobili (come il figlio di Guglielmo Tell allo scoccare della freccia fatale). Nonostante la Scuola Superiore della Pubblica Amministrazione abbia gestito, ai tempi della “sinistra di governo”, una ricerca costata – pare - oltre 500.000 euro ed i cui esiti sono tali che, a differenza di tutti gli altri lavori della Sspa, il rapporto finale (ove completato) non è stato né pubblicato né messo sul sito (la Corte dei Conti – immagino – era in letargo). Cosa fare? Negli ultimi mesi, c’è stata molta attenzione sulle deroghe alle “regole” per la Protezione Civile ed i Grandi Eventi. Pochi sanno che la tutela del patrimonio archeologico (dalla Roma Antica a Pompei) è in gran parte nella mani di commissari che operano sulla base di ordinanze che prevedono deroghe a questo ed a quello. Poveri malcapitati che ogni giorno rischiano di essere trattati da criminali da colleghi invidiosi oppure da quei controllori che avrebbero fatto perdere la guerra al Gen.Clark o diffondere le malattie infettive della Milano sotto il giogo spagnolo. La soluzione è una sola: una normativa costituzionale come la “sunset legislation” anglosassone – nessuna legge può restare in vita più di 5-7 anni se approvato di nuovo dal Legislativo. Senza di essa le cinque strategie di Abramavel e D’Agnese rischiano di essere inghiottite da barracuda – esperti.

(Giuseppe Pennisi) 27 ott 2010 10:33

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