lunedì 25 ottobre 2010

Opera, che delizia il “Pollicino” fiorentino Il Velino 25 ottobre

CLT - Opera, che delizia il “Pollicino” fiorentino


Roma, 25 ott (Il Velino) - “C’era una volta”, si potrebbe dire come nelle fiabe, l’opera lirica per bambini. Un genere curato da compositori giovani, si pensi a “Bastien und Bastienne” di Mozart a ad alcuni lavori di Schubert, o anche maturi, come Menotti e Britten, che hanno concepito e composto opere per bambini. A Singapore, dove è stato costruito da alcuni anni un nuovissimo teatro d’opera, c’è addirittura una piccola compagnia specializzata nell’allestimento di opere liriche occidentali per bambini; è un modo per avvicinarli a una componente della loro cultura inter-etnica (la tradizione britannica). Il genere non ha mai avuto grande diffusione in Italia (le opere di Menotti per bambini erano per il mondo anglosassone), nonostante alcuni esempi come “Lupus in Fabula” di Raffaele Sargenti e “Mandrake” di Nicola Colabianchi. Gli italiani, si sa, sono scettici e disincantati: non hanno mai amato le favole che nel teatro in musica tedesco e britannico hanno un ruolo importante. Unica eccezione di rilievo: “Turandot” di Giacomo Puccini, peraltro non certo pensata per un pubblico di giovanissimi.

Altra eccezione importante, concepita non soltanto per un pubblico adulto ma anche per un “cast” di ragazzi e di ragazzi di Montepulciano è “Pollicino” di Hans Werner Henze, forse il maggior compositore contemporaneo vivente. L’opera, un atto unico in dodici scene, con tre interludi orchestrali, per una durata complessiva di circa 90 minuti è stata composta, una trentina di anni fa, su libretto di Giuseppe Di Leva ed è diventata l’opera di Henze più rappresentata al mondo nelle sue numerose traduzioni ritmiche. Dal 21 ottobre “Pollicino” è in scena al Piccolo Teatro del Comunale di Firenze. Le opere per bambini avevano una funzione importante: avvicinare le giovani generazioni a una forma di spettacolo teatrale in cui non si parla ma si canta con accompagnamento musicale e con interludi solo strumentali nei cambi scena. Il pubblico fiorentino ascolterà una partitura che è un corso intensivo di musica: riesce a fondere, con una piccola orchestra, 14 giovanissimi cantanti-attori, un baritono, un soprano, un mezzo soprano e qualche comprimario, un autore come Scarlatti con echi dodecafonici, con due canzoni popolari e con alcune citazioni dal “Rigoletto”. Scene a basso costo, un minimo di proiezioni negli interludi e un abile regia fanno il resto. La direzione musicale è di Francesco Bonnin, l’allestimento di Italo Grassi, la regia di Dieter Kaegi.

Non è, però, solo divertimento per bambini e adolescenti. “Pollicino” è anche una storia di maturazione e di crescita verso la vita (come un “bildungsroman” della tradizione tedesca). E’ soprattutto un raffinato apologo del cambiamento di classe dirigente quando la precedente (i genitori di Pollicino e dei suoi fratelli, il “sindacato” – sic!- degli orchi) ha esaurito il proprio compito. I ragazzi recitano, cantano, fanno musica, producono e odono suoni con i quali nei prossimi anni s’imbatteranno nelle sale di concerto e nei teatri d’opera. Merita un salto a Firenze per goderselo.

(Hans Sachs) 25 ott 2010 11:42

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