mercoledì 6 ottobre 2010

La ripresa a rischio Il Velino 6 ottobre

ECO - La ripresa a rischio

Roma, 6 ott (Il Velino) - Gli economisti hanno il compito in grado di portare via gli alcolici proprio quando la festa è più divertente e gli ospiti danno segni eloquenti di sentirsi felicemente a proprio agio. Il mese di ottobre è iniziato con una serie di segnali positivi: la nomina del ministro per lo Sviluppo economico (e la ripresa, di buona lena, dei lavori a via Molise 6 per dare corpo al Piano per il Sud), l’apertura del tavolo di concertazione tra industriali e sindacati con lo scopo di trovare insieme modi e maniere per aumentare la produttività e, nel contempo, fare anche crescere l’occupazione; la selezione delle 28 priorità su cui concentrarsi nel mettere in atto il piano infrastrutture. Questi segnali non dovrebbero dare atto a compiacimenti, pacche sulle spalle ed euforia. Non tanto perché la situazione dei conti pubblici resta molto delicata ma poiché le prospettive dell’economia reale restano inquietanti. L’ultima tornata delle proiezioni macro-economiche dei 20 istituti econometrici che rappresentato quello che viene di solito chiamato “il gruppo del consenso” (tutti privati, nessuno italiano), prevedono un leggero rallentamento della crescita economica nell’area dell’euro (dall’1,5 all’1,3 per cento) tra il 2010 ed il 2011. La differenza – un misero – 0,2 per cento - è quasi impercettibile.

Tuttavia, la direzione di marcia è preoccupante. Uscendo da una recessione profonda come quella appena subita, ci si dovrebbe aspettare un consolidarsi della crescita, una sua pur graduale accelerazione, un maggiore progressivo spessore. Non una, pur piccola, marcia indietro. Se si guarda ai maggiori Paesi dell’eurozona solo Germania, Olanda e Francia presentano un tasso di crescita tra l'1,5 e il 2,5 per cento. Anche, però, il 2011 rappresenterebbe una decelerazione rispetto al 2010. Uno studio monografico nel World Economic Outlook che il Fondo monetario internazionale (Fmi) presenta in questi giorni suggerisce che le prospettive potranno essere pure peggiori. La monografia è molto tecnica – Will it Hurt? Macro-economic Effects of Fiscal Consolidation - e verosimilmente non attirerà l’attenzione né dei giornalisti né nei barracuda-esperti che formano il codazzo dei ministri e per i quali principale interesse della trasferta a Washington è correre da un party all’altro e comparire per un istante in televisione (per la gioia della famiglia e l’invidia dei colleghi rimasti a Roma).

Lo studio include un’analisi differente rispetto a quella di Alberto Alesina e Silvia Ardagna, che nel gennaio scorso fece un certo scalpore. Alesina e Ardagna concludevano che in certe condizioni il riassetto di bilancio poteva dare dividendi immediati se effettuato riducendo la spesa , non aumentando le entrate. Il Fmi concorda che i tagli alla spese sono preferibili all’incremento della pressione fiscale-contributiva . Sostiene, però, che l’aggiustamento simultaneo dei conti pubblici nei maggiori Paesi Ocse comporta una contrazione del pil almeno dello 0,5 per cento nell’arco dei prossimi due anni. È una stima – aggiunge - che si basa sulle esperienze del passato quando, però, le restrizioni di bilancio sono state controbilanciate da riduzione dei tassi d’interesse. Adesso, i tassi sono già raso-terra. Quindi, più verosimilmente, la contrazione complessiva si porrà su un punto percentuale di pil. Ponendo a serio rischio una ripresa già di per se stessa molto fragile.

(Giuseppe Pennisi) 6 ott 2010 19:12

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