ROSSINISSIMO/ Pentecoste a Salisburgo e i festival estivi italiani
A Pentecoste, a
Salisburgo, c’è da decenni un festival di musica classica relativamente poco
noto in Italia, anche se è molto italiano. Ce ne parla GIUSEPPE PENNISI 04 maggio 2018 Giuseppe
Pennisi
Helga
Rabl-Stadler e Cecilia Bartoli © Victor Tonelli
A Pentecoste, a Salisburgo, c’è da decenni un festival di musica
classica relativamente poco noto in Italia, anche se è molto italiano. Per
diversi anni ne è stato direttore Riccardo Muti il quale, con il festival, ha
fatto riscoprire la "scuola" napoletana della seconda metà
dell’Ottocento e dei primi decennni del Novecento. A Muti, nel 2012, è
succeduta Cecilia Bartoli che, su richiesta del Presidente e del Consiglio
d’Amministrazione del Festival, ha esteso il proprio contratto sino al
2020.
Quest’anno, la Bartoli ha deciso di dedicare la manifestazione a
Rossini nel 150esimo anniversario della morte. Il festival, intitolato Rossinissimo,
si estende dal 18 al 21 maggio: chi vuole andarci deve affrettarsi in quanto
quasi tutte le rappresentazioni sono già all’insegna del «tutto
esaurito».
Il clou del Festival è la messa in scena de L’Italiana
in Algeri con il debutto della Bartoli nel ruolo di Isabella.
L’allestimento è di Moshe Leiser et Patrice Caurier. In buca, Jean-Christophe
Spinosi dirige l’ensemble Matheus da lui creato. Oltre a L’Italiana
in Algeri che verrà ripresa nella seconda parte (ossia da metà a fine
agosto) del Festival Estivo, il Festival di Pentecoste prevede un mattinée di
musica sacra, un concerto sinfonico, due concerti di solisti, e l’esecuzione,
in forma di concerto de La Péricholesì, godibilissima operetta di
Jacques Offenbach; in buca ci saranno Les Musiciens du Louvre diretti da Mark
Minkowski.
Un concerto è affidato a Les Musiciens du Prince, specialmente
creata dal Principe di Monaco per le sonorità richieste per il belcanto di cui
la Bartoli è regina. Un altro alla Staatskappelle di Berlino diretta da Daniel
Barenboim. Quindi un programma compattato in pochi giorni; quello delle vacanze
scolastiche programmate in Austria e Germania per la Pentecoste, ma di
altissima qualità e grande richiamo.
Ciò ci spinge a sollevare il problema dei numerosi festival
italiani, principalmente estivi ed in gran misura all’aperto. Ad oggi Opera
Base, il principale sito internazionale di informazione operistica, ne elenca
una ventina per l’Italia nel corso del 2018. E’ un’informazione parziale
perché, ad esempio, non include ancora manifestazioni di interesse internazionale
come il Ravenna Festival ed il Festival dei Due Mondi a Spoleto ed ancora il
Festival delle Nazioni a Città di Castello nonché quello di Arezzo organizzato
quasi interamente da una grande università degli Stati Uniti.
Il numero aumenterà man mano che si approssima l’estate. L’anno
scorso ne erano classificati una quarantina, gran parte ‘carri di Tespi’
viaggianti in città balneari con titoli di repertorio, piccoli organici
strumentali e artisti ignoti o quasi in gran misura dell’Europa orientale. Non
sarebbe meglio concentrare le risorse sulla qualità?
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