Guerre commerciali tra vecchie radici e
scenari cambiati
Le guerriglie commerciali, che minacciano di diventare guerre
e mettere a repentaglio lo sviluppo dell’economia internazionale, vengono da
lontano. L’Organizzazione mondiale per il commercio (Omc), e l’accordo generale
sulle tariffe e sui commerci (General agreement on tariffs and trade: Gatt) si basano
sul principio della 'non discriminazione', la clausola della 'nazione più
favorita' in base alla quale qualsiasi concessione commerciale uno Stato fa ad
un altro si estende automaticamente a tutte le nazioni che hanno contratto
l’accordo e fanno parte dell’organizzazione. Il secondo cardine è il principio
della 'reciprocità': A fa concessioni a B in quanto anche B fa concessioni di
pari portata ad A. Negli anni sessanta del secolo scorso sono state introdotte
deroghe per favorire le nazioni a basso reddito e dare alle loro merci
l’opportunità di avere accesso ai mercati delle nazioni ad alto reddito, senza
che, di converso, i loro mercati, e le loro industrie nascenti, venissero
inondati da importazioni dai Paesi sviluppati. L’Omc ha articolato queste
regole in modo più completo ed ha sviluppato un corpo giuridico coerente e
coesivo, un vero e proprio codice con un ramo arbitrario ed uno
giurisdizionale.
Tuttavia, il Gatt, ed in gran misura anche l’Omc, sono
principalmente il frutto di un mondo in cui le dialettiche commerciali erano
essenzialmente tra le due sponde dell’Atlantico e riflettono, quindi, un mondo
in cui erano principalmente Usa e Ue i due maggiori contendenti sui mercati
mondiali, soprattutto due economia di mercato. Le deroghe per i Paesi poveri
riguardavano una frazione poco significativa del commercio mondiale. Dagli
ultimi lustri del secolo scorso la situazione del commercio mondiale è
drasticamente cambiata a ragione di due fenomeni: a) l’emergere di nuovi
protagonisti sulla scena commerciale mondiale (India, Cina, Brasile , Russia);
b) il nascere di grandi mercati comuni dal Nafta (area di libero scambio
nord-americana) al Mercosur (tra un gruppo di Stati del Sud America). Quindi,
il mondo del commercio internazionale è fortemente cambiato e diventato molto
più complesso.
Ora la politica della Presidenza Trump può essere vista o
come mero protezionismo, peraltro piuttosto estemporaneo e contraddittorio, a
tutela di questo o quel gruppo di pressione interno o come uno strumento forse
un po’ goffo per buttare un sasso nello stagno e rilanciare la Doha Development
Agenda (grande negoziato promosso dall’Omc, iniziato nel 2001 ed interrotto,
non chiuso, nel 2015) oppure ancora come un bersaglio che mira ad altri
obiettivi. Singolare il conflitto con Cina: l’import americano dal Celeste
Impero è pari ad appena l’1% del Pil Usa mentre le esportazioni degli Stati
Uniti alla volta della Cina sono pari al 4% del Pil di quest’ultima. In questo
caso è chiaro che lo scopo non è l’accesso al mercato cinese ma un mezzo di
pressione nei confronti della ’pirateria’ in materia di brevetti e proprietà
intellettuale.
Giuseppe Pennisi
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