I giorni più bui della Repubblica e l’urgenza di una ricetta
liberal-liberista
Siamo nei giorni più bui della
Repubblica, con un grave conflitto istituzionale tra le due forze politiche che
(a ragione o a torto) sono convinte di avere vinto le elezioni del 4 marzo e le
responsabilità della Presidenza della Repubblica sulla scelte dei ministri. Più
che dal nome di Paolo Savona, che conosco e stimo da quarant’anni, la miccia è
stata accesa dal materiale didattico su “come uscire dall’euro” predisposto da
un suo allievo per la Link
University. I mercati hanno reagito come se il
Governo in formazione in Italia avesse come obiettivo la fine dell’unione
monetaria europea, che non avrebbe potuto resistere all’urto della defezione di
uno dei suoi Stati fondatori, nonché di una delle sue maggiori economie. Se non
ci sarà un periodo di “raffreddamento” sino alle elezioni europee del prossimo
maggio 2019, è verosimile una campagna elettorale imperniata sull’Europa e
sulla moneta unica. Con inevitabili fibrillazioni sui mercati ed aumento del
costo di quel debito pubblico che – come verrà sottolineato ancora una volta
nelle “considerazioni finali” del Governatore della Banca d’Italia il 29 maggio
– resta uno dei nostri maggiori problemi e più forti vincoli alla politica di
crescita.
Ci sarà comunque uno scontro tra
“sovranisti” e coloro che sostengono la partecipazione dell’Italia
all’integrazione economica europea ed internazionale. Un’ipotesi interessante
sulle origini dei sovranismi viene formulata da due professori dell’università
di Lipsia, un Land (la Sassonia) dove il sovranismo sta prendendo una piega
inquietante (con tratti anche di neonazismo). Si tratta di Sebastian Mueller e
di Gunther Schnabl, il cui lavoro integrale in inglese può essere letto
nel Cesifo
Working Paper Series No. 6938,
pubblicato a metà maggio.
Il punto più stimolante del lavoro è la
connessione tra le politiche liberiste dell’epoca di Margaret Thatcher e Ronald
Reagan che, unitamente alla politica economica ordoliberista tedesca, hanno
plasmato la crescita economica e l’inclusione sociale per numerosi anni, dopo i
quali è stata gradualmente introdotta una politica dirigista guidata dalle
istituzioni europee. Uno dei frutti è stata la Brexit. I due economisti
riprendono il lavoro di Albert O. Hirschmann su lealtà, protesta e defezione,
sottolineando come la Brexit sia l’ultimo stadio. I sovranismi rappresentano il
secondo stadio.
L’attacco è molto duro nei confronti sia
della Banca centrale europea sia della Bank of England.
Ad avviso dei due economisti di Lipsia, le politiche monetarie “non
convenzionali”, ed eccessivamente espansionistiche, hanno minato l’ordine
liberal-liberista che ha assicurato sia crescita sia inclusione sociale.
Politiche monetarie eccessivamente espansionistiche rappresentano comunque un
intervento pubblico nell’economia ed hanno eroso la produttività, nonché
ampliato le differenze sociali, favorendo i ceti più abbienti e con maggior
capitale. L’intervento dello Stato alla grande (soprattutto nel settore
bancario dei Paesi che si sono mossi speditamente ) è stato effettuato –
sostiene lo studio – con la benedizione più o meno palese delle autorità
europee.
Per questo motivo, per uscire
dall’impasse (che contagerà forze “sovraniste” di altri Stati Ue), è essenziale
un programma marcatamente liberal-liberista. AAAA Cercasi forza politica in grado di
approntarlo e soprattutto di attuarlo.
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