Il nuovo carico di dazi americani
sull’import di vetture europee punta a colpire le case tedesche
L’annuncio della Casa Bianca che gli Stati Uniti intendono
imporre un’addizionale del 20% ai dazi sull’importazione di auto europee deve
essere soppesato con cura. Da un lato esiste, da lustri (come ha sottolineato
il ministro Calenda), una forte asimmetria tra i dazi all’import di auto negli
Usa e quelli della tariffa doganale comune dell’Unione Europea. Dall’altro i
provvedimenti unilaterali non giovano all’ordinato sviluppo del commercio
internazionale. In primo luogo, qualche dato essenziale. Il commercio nel
comparto auto (e rami collegati) rappresenta il 10% circa degli scambi totali
tra Usa ed Ue. Gli Stati Uniti sono il terzo maggior esportatore di auto in
Europa. Gli Usa sono la prima destinazione di esportazioni di auto dall’Ue: nel
2017, sfioravano circa il 30% dell’export europeo. Tuttavia, a differenza delle
imprese automobilistiche americane poco presenti in Europa, quelle europee
hanno importanti impianti in territorio americano, contribuendo, quindi, ad
occupazione e produzione Usa. Il differenziale tariffario è significativo. Il
dazio standard per importare auto negli Stati Uniti è pari al 2,5% del valore,
ma raggiunge il 25% per camion e grandi mezzi di trasporto. La tariffa europea
comune prevede un dazio medio del 10% tanto sulle auto quanto su camion grandi
mezzi di trasporto. Le ragioni sono principalmente storiche: nel dopoguerra si
trattava di un aiuto indiretto alla ricostruzione dell’industria
automobilistica europea. In passato, tentativi di appianare il differenziale
daziario non hanno avuto esisti positivi: a volte si è ricorso a programmi
temporanei (di solito triennali) dell’export di auto europee alla volta degli
Usa.
Comunque, sono soprattutto le auto tedesche ad avere un grado
di penetrazione elevato nel mercato americano: le Volkswagen, per la fascia che
predilige i veicoli economici, e le Mercedes, per le fasce alte. Con la Jetta,
la VW sta entrando anche nelle fasce medio-alte. In particolare, entro il 2020,
il gruppo Volkswagen programma di investire 2,8 miliardi di euro per lo
sviluppo di nuovi modelli destinati al mercato americano. La settima
generazione della Jetta è stata rivisitata in quest’ottica e sarà l’elemento
chiave della nuova strategia del marchio che vuole lasciarsi alle spalle il
dieselgate. Insieme con la Golf, la Passat e la Beetle, la Jetta è uno dei
tasselli del successo della VW negli Stati Uniti. In Nord America, nel 2017,
Volkswagen ha venduto 592.000 veicoli, con una crescita dell’1,9%. Un aumento
del 20% del dazio non dovrebbe avere effetti significativi su queste tendenze.
Occorre sottolineare che numerose case europee, pur esportando negli Usa, non
hanno una adeguata rete di servizi per manutenzione e parti di ricambio.
Giuseppe Pennisi
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