HINDEMITH A MAGGIO
Questo Maggio 2018 verrà ricordato in Italia come il
mese di Paul Hindemith (1895-1963) . Grande teorico della musica moderna,
eccellente didatta, prolifico compositore specialmente di camerista e di musica
strumentale (ma meno di teatro
musicale), in Italia è noto principalmente tra gli specialisti di musica
del Novecento. E’ quindi un avvenimento che due sue opere siano programmate
nelle stesso mese: Cardillac ad
inaugurazione di un Maggio Musicale Fiorentino che verrò ricordato come quello
che segna una vera svolta nella storia recente del Festival e Sancta Susanna in quel Teatro Lirico di
Cagliari che da un paio di anni ha ritrovato la carica innovativa di un tempo.
Sono due opere che appartengono a due momenti
differenti dell’evoluzione del compositore. Sancta
Susanna (di cui si sono viste ed ascoltate di recente produzioni al Ravenna
Festival ed al Teatro alla Scala) è un lavoro espressionista. Composto come
parte di un trittico per l’opera di Francoforte, da un Hindemith che aveva
appena 25 anni. Il testo, un atto unico di August Stramm tratto da un racconto
del medesimo autore basato su una leggenda dei tempi del confronto tra Riforma
e Controriforma; richiede un vasto organico orchestrale ma solo tre voci in
scena ( un soprano drammatico e due mezzo soprani), nonché la brevissima
partecipazione di due attori ed un coro femminile nel finale. Una giovane
suora, in odore di santità per la sua dedicazione incessante alla preghiera che
le fa dimenticare anche di nutrirsi, ascolta, per caso, i gemiti sessuali di
due giovani nel giardino vicino alla cappella del convento. Ciò innesca un
crescente turbamento: dal dubbio che “la gioia” può essere non nella preghiera
ma nell’atto sessuale sino ad un auto- erotismo sempre più sfrenato, al
denudarsi sull’altare ed al tentare di godere pure con la statua del Cristo in
Croce. Ciò sconvolge le consorelle, entrate nella cappella per i Vespri, che
reagiscono gridando “Satana! ”. L’opera creò scalpore: nel 1922; Fritz Busch si
rifiutò di concertarla considerandola oscena e blasfema, ma fu origine di polemiche in tempi recenti Nel 1977, la
“prima” italiana al Teatro dell’Opera di Roma fu segnata da tumulti in sala, e
da una denuncia nei confronti del Sindaco e del Sovrintendente; la magistratura
impiegò tempo prima di archiviarla. Hindemith era non credente e non intendeva
certamente offendere la religione, ma esaltare l’amore totale. Inoltre
sperimentava il virtuosismo di una scrittura orchestrale e vocale basata sulle
variazioni di un unico tema.
Cardillac è un lavoro maturo di cui Hindemith
compose due differenti edizioni, una per Dresda nel 1926 ed una per Zurigo del
1952; stava lavorando ad un terza quando sopraggiunse la morte. Apparentemente,
è la storia di un’ossessione, quella di un artista incapace di staccarsi dalle
proprie creazioni arrivando all’emarginazione, all’omicidio e al linciaggio del
popolo/ pubblico. In effetti, è una parabola sui rapporti di un artista con le
proprie creazioni. Mentre
l’ambientazione è influenzata dai
capolavori del cinema espressionista tedesco, sotto il profilo musicale appartiene
alla scuola di ‘musica oggettiva’ che si sottrae proprio dal soggettivismo tipiso
dell’espressionismo. E’ un lavoro ‘a numeri chiusi’, ben diciotto, con una
scrittura orchestrale in cui dominano archi e fiati e che respinge sia il
post-wagnerismo sia la dodecafonia , che allora stava cominciando a prendere
piede. Il Maggio Fiorentino ne ha presentato un’edizione esemplare che ci auguriamo
venga premiata e , soprattutto, noleggiata da altri teatri e riprodotta in DvD.
Ciò è tanto più necessario in quanto Cardillac
, per quanto in repertorio in numerosi teatri del mondo culturale
germanico, è poco conosciuta in Italia, dove debuttò a Venezia solo nel 1948 e
negli ultimi trent’anni si è vista solo a Firenze, alla Scala ed a Genova.
Nessun commento:
Posta un commento