MUSICA SACRA/ I quattro
cavalieri dell'Apocalisse arrivano a Santa Cecilia
Il 14 maggio
è finalmente giunto a Roma Apokàlypsis di Marcello Panni frutto
della collaborazione tra il musicista ed il Card. Gianfranco Ravasi. GIUSEPPE
PENNISI 16 maggio 2018 Giuseppe Pennisi
Il Cardinal Ravasi in un momento
dello spettacolo
Il 14 maggio
è finalmente giunto a Roma Apokàlypsis di Marcello Panni (autore anche
del libretto). E’ il frutto della collaborazione tra il musicista ed il Card.
Gianfranco Ravasi, il quale era anche sul palco nella veste di ‘introduttore’ e
‘commentatore’ . Il 21 gennaio scorso, su questa testata, venne
intervistato il compositore. In effetti, la rappresentazione era programmata
per fine gennaio, ma un incidente a Marcello Panni (slittato sul ghiaccio ha
avuto varie fratture) ha provocato il rinvio.
Non è un
lavoro nuovo. E’ stato presentato la prima volta a Spoleto nell’ambito del
Festival dei Due Mondi nel 2009. Successivamente si è visto a Milano, in
Francia, in Svizzera ed altrove. E’ interessante notare che un lavoro di
musica sacra per grande organico orchestrale e corale (quindi, costoso da
mettere in scena) ha avuto già tante esecuzioni (ed altre forse verranno
nell’avvenire) . Una delle ragioni è che è facilmente fruibile, principalmente
sotto il profilo musicale.
Panni è
notissimo come direttore d’orchestra in Italia ed all’estero dove ha
diretto, oltre alle opere di repertorio, numerosi lavori contemporanei di
teatro in musica. Lui stesso ha composto opere liriche di rilievo e di successo
(scrivendone spesso anche il libretto).
Alcune hanno
un forte carattere filosofico come The Banquet, tratto dal ‘Simposio’ di
Platone e visto ed ascoltato alcuni anni fa al Teatro dell’Opera di Roma, e Hanjo
che abbiamo recensito il 23 novembre 2016. Tra i suoi lavori di musica
sacra, ricordiamo Missa Brevis composta per la Cattedrale di Nizza, il
mottetto Laudate Dominum per il Duomo di Milano e per l’appunto Apokàlypsis.
Apokàlypsis nasce da un progetto del Cardinale
Ravasi, studioso di grande spessore, noto scrittore e da anni Presidente del
Pontificio Consiglio della Cultura nonché titolare di altri importanti
incarichi presso la Curia vaticana. Il progetto iniziale era collegato con il
Festival dei Due Mondi di Spoleto; il ‘concerto in piazza’, con cui,
tradizionalmente, termina la manifestazione. Doveva fornire un’interpretazione
positiva, e densa di speranza, dell’’Apocalisse’ di San Giovanni, di cui, nella
vulgata corrente, si sottolineano gli aspetti più tragici. In effetti,
nonostante la grande orchestra, l’enorme coro, la corale di voci bianche, il
lavoro non termina con un finale in crescendo (si pensi sullo stesso tema a Das
Buch mit Sieben Siegeln di Franz Schmidt, oratorio novecentesco ma con
impronta tardo-romantica, ascoltato alcuni anni fa nei concerti dell’Accademia
e recensito su questa testata il 7 febbraio 2012) ma in diminuendo colmo di
speranza.
Il lavoro
segue gli stilemi dell’oratorio seicentesco: ciascuna delle due parti inizia
con una presentazione (del Cardinal Ravasi in persona) e le sezioni per
orchestra e cori si alternano sezioni drammatico- riflessive con letture dal
testo di San Giovanni. E’ strutturato in sette quadri con un prologo ed un
epilogo.
Mentre negli
orari seicenteschi, le sezioni drammatico- riflessive erano affidate a cantanti
(spesso di coloratura), in questo oratorio moderno sono attribuite ad attori:
Sonia Bergamasco e Elio De Capitani. In ruoli minori, Patrizia Polia, Gabriella
Martellacci, Sergio Leone e Marco Santarelli.
La partitura
è volutamente eclettica con richiami a a canti popolari di vari Paesi (viene
evocato anche il rap) per marcare il senso di universalità , con momenti
diatonici e momenti atonali. Il testo ha punti in francese, inglese, tedesco, e
spagnolo e nel finale in greco antico. La grande orchestra (in questa
esecuzione è la Banda dell’Esercito Italiano) e ben 31 strumenti a fiato, come
un gigantesco organo, e quattro percussionisti. I cori utilizzano sovente il
melologo. C’è una grande attenzione (da parte di Panni) di non coprire le voci
in modo che il messaggio giunga trasparente e nelle sua interezza.
Le uniformi
dell’orchestra ed alcuni elementi sul palco fanno sì che l’esecuzione non sia
solo concertistica ma rassomigli ad una mise en éspace.
Pubblico non
foltissimo, come è consueto ad un concerto fuori abbonamento, programmato per
il lunedì sera, ma che ha applaudito generosamente e con convinzione. Forse
sarebbe stato preferibile eseguire il lavoro in una Chiesa (come Santa Maria
degli Angeli e dei Martiri) piuttosto nell’enorme (3000 posti) Sala Santa
Cecilia del Parco della Musica.
© Riproduzione Riservata.
Nessun commento:
Posta un commento