CONTRATTO LEGA-M5S/ Gli
"amici" e gli avversari del nuovo Governo
Il Governo
Lega-M5S sembra vicino alla nascita, dopo il lungo lavoro che è stato fatto per
arrivare a un accordo sui punti programmatici. Il commento di GIUSEPPE PENNISI 14
maggio 2018 Giuseppe Pennisi
Luigi Di Maio (LaPresse)
Al momento
in viene scritta questa nota non è dato a sapere se quando lunedì mattina verrà
letta su questa testata il “contratto di governo” tra Lega e M5S sarà stato
firmato e le due parti avranno anche identificato un candidato alla Presidenza del
Consiglio da proporre al Capo dello Stato. Credo, però, che, superati gli
ultimi ostacoli, il Governo Lega-M5S (le sigle sono presentate in rigoroso
ordine alfabetico) si farà. E ciò per due motivi. Il più profondo, già sottolineato su questa testata il
12 marzo, è che la sostanza dei punti del programma economico e
sociale presentava forti convergenze già nelle proposte di Lega e di M5S
presentate al corpo elettorale. C’erano indubbiamente differenze, ma tali da
poter essere appianate da un buon lavoro di squadra e dalla determinazione di
dar vita a un Governo. A questo punto sostanziale, si è aggiunta una “sorpresa”
proprio mentre le due delegazioni avevano appena iniziato a redigere il testo
del “contratto di governo”: la riabilitazione di Silvio Berlusconi e, quindi,
la probabilità che rientri in campo appena possibile.
Data la
capacità di leadership (nonostante l’età anagrafica) del fondatore di Forza
Italia, elezioni ravvicinate (nell’eventualità che non si giungesse alla
formazione di un Governo duraturo) potrebbero dare i brividi tanto alla Lega
quanto al M5S poiché - lo dicono le indagini demoscopiche - devono parte delle
loro fortune elettorali a transfughi da Forza Italia. In tal senso,
l’ottuagenario Silvio Berlusconi è diventato il miglior amico del “contratto di
programma”.
La bozza che
circola include 19 punti, illustrati su 26 pagine: gli aspetti di maggior
rilievo sono quelli che riguardano la finanza pubblica con il reddito di
cittadinanza e la flat tax. Il primo prevederebbe 780 euro al mese per due anni
a chi ha perso il lavoro. Viene confermata l’intesa di vincolare il sussidio a
un periodo limitato di tempo e a una riforma dei Centri per l’impiego. La flat
tax avrebbe due aliquote, una al 15% e una al 20% per le famiglie il cui
reddito supera gli 80.000 euro l’anno. Soltanto due sarebbero gli scaglioni per
l’ottenimento di una deduzione fissa di 3.000 euro. Il primo scaglione è
formato da tutti i redditi familiari fino a 35.000 euro entro il quale a ogni
componente spetta la deduzione, il secondo invece da 35.000 a 50.000 e prevede
la deduzione fissa solo per i familiari a carico.
Reddito di
cittadinanza e flat tax sono le voci più costose in termini di aumento della
spesa pubblica e di perdita di gettito tributario. Altri costi deriverebbero
dalla revisione della Legge Fornero e da programmi di edilizia carceraria e di
rimpatrio di immigranti clandestini. Le prime stime parlano di un costo
complessivo di 75 miliardi di cui 30 verrebbe recuperati dalla spending review
effettuata da Carlo Cottarelli. Nel medio periodo, si potrebbero eliminare
spese inefficienti mutuando il provvedimento varato negli Stati Uniti dalla
prima Amministrazione Reagan (e da allora rimasto invariato) per un’attenta
valutazione dei costi e dei benefici all’erario e alla collettività di ogni
singolo provvedimento, nonché richiedendo che tutte le leggi siano “a termine”
e, dopo un certo numero di anni, debbano essere riportate in Parlamento (se non
altro per aggiornarle) o decadano.
Aleggia
ovviamente la richiesta di una rinegoziazione dei parametri di Maastricht che
lo stesso Romano Prodi ha chiamato “stupidi” e che si basavano sull’assunto di
una crescita dell’eurozona del 3% l’anno e di un tasso d’inflazione anch’esso
del 3% l’anno. Ove venga formulata la richiesta di tale rinegoziazione, è
difficile che venga accolta con favore da numerosi partner europei; ciò rende
necessaria la scelta di un ministro dell’Economia e delle Finanze e di un
ministro degli Esteri e della Cooperazione internazionale particolarmente
autorevoli e abili. Ampio spazio al tema della giustizia. Due i punti
fondamentali: certezza della pena, tema caro a entrambe le parti, e l’aumento
delle strutture carcerarie, come chiesto dalla Lega.
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