Il “mondo nuovo” di Di Maio e
Salvini alla prova del governo. Ecco cosa non tralasciare
Consiglii
non richiesti dell'economista Giuseppe Pennisi ai due leader di Lega e
Movimento 5 Stelle sulle misure economiche previste nel contratto di governo
Sta per
nascere un nuovo Governo – al momento in cui viene redatta questa nota non si
sa ancora chi sarà il Presidente del Consiglio indicato dai leader delle due
forze politiche, quale sarà la reazione del Capo dello Stato e quindi quali
saranno i titolari dei dicasteri più importanti. Non è un Governo come molti
che lo hanno preceduto da quando è nata la Repubblica. È un Governo che
rappresenta un mondo nuovo e che promette un mondo nuovo agli italiani. È un
“mondo nuovo” perché anagraficamente più giovane e più determinato a cambiare
alcuni aspetti dell’Italia.
Al nuovo
Governo, se – come sembra probabile – giurerà nei prossimi giorni occorre fare
i migliori auguri. Quali che siano i sentimenti politici di ciascuno di noi.
L’Italia ha esigenza di essere governata in una fase in cui, dopo avere perso
quaSi un quinto del prodotto interno lordo, si affaccia una nuova crisi
finanziaria internazionale e dopo anni in cui la politica economica è
consistita essenzialmente nel chiedere deroghe (la flessibilità) per
distribuire mance a questa o quella categoria, senza un aumento significativo
dei consumi e comprimendo al massimo gli investimenti. E mentre aumentavano le
disuguaglianze.
È un mondo
nuovo perché l’alleanza tra Lega e M5S certifica la fine del bipartitismo
imperfetto, prima, e del bipolarismo POI, che si basavano su differenze di
“visione del mondo” tra chi si considerava “di destra” e chi si considerava “di
sinistra”. Né la Lega né il M5S possono essere classificati “di destra” o “di
sinistra”. Ciò spiega anche, come illustrammo nel 2013, l’interesse degli Usa
(sia di Obama sia di Trump) per i due movimenti, soprattutto per il M5S.
C’è, però,
un “contratto di governo” che articola un vero e proprio programma di
legislatura. La parte più importante è quella che riguarda la finanza pubblica
con il reddito di cittadinanza e la flat tax. Il primo prevede un sussidio
molto più consistente dell’attuale indennità di disoccupazione a chi ha perde
il lavoro con una riforma dei Centri per L’Impiego ed obblighi specifici per
chi riceve il supporto pubblico di accettare offerte di impiego anche non
“sottocasa” ed in mansioni differenti di quelle per le quali si considera
qualificata. La flat tax viene proposta in due aliquote, una al 15% e una al
20% per le famiglie il cui reddito supera gli 80.000 euro l’anno. Soltanto due
sarebbero gli scaglioni per l’ottenimento di una deduzione fissa di 3.000 euro.
Il primo scaglione è formato da tutti i redditi familiari fino a 35.000 euro
entro il quale a ogni componente spetta la deduzione, il secondo invece da
35.000 a 50.000 e prevede la deduzione fissa solo per i familiari a carico.
Queste due
sono le voci più costose in termini di aumento della spesa pubblica e di
perdita di gettito tributario. Altri costi deriverebbero dalla revisione della
Legge Fornero e da programmi di edilizia carceraria e di rimpatrio di
immigranti clandestini. Le prime stime parlano di un costo complessivo di 75
miliardi, diluita su più anni. Gli strumenti per farlo ci sono: recuperare le
proposte della spending review di Carlo Cottarelli, fare attuare ai dicasteri
di spesa una rigorosa analisi dei costi e dei benefici delle spese (anche in
essere a legislatura vigente) utilizzando le centinaia di funzionari e dei
dirigenti addestrati (sino al 2009; poi il programma venne sospeso) dalla
Scuola Nazionale di Amministrazione. Si può poi introdurre una norma che faccia
decadere “vecchie” leggi di spesa, in effetti in disuso.
Il passo più
arduo sarà l’eventuale trattativa con le istituzione europee sui parametri
dell’eurozona (alcuni dei quali mal concepiti anche a ragione della posizione
allora assunta dall’Italia). Ancora più difficile la riscrittura di accordi
intergovernativi come il Fiscal Compact. Otto Stati nordici (guidati
dall’Olanda) hanno già alzato barriere preventive a passi in tal senso. Gli
aspetti giuridici, poi sono complicatissimi. Tuttavia, numerosi Stati europei
stanno esprimendo l’intenzione di rivedere la governance dell’eurozona,
Quindi,potrebbero non mancare alleati.
14/05/2018
Consigli non Richesti
IL MONDO NUOVO
Giuseppe
Pennisi
Sta per nascere
un nuovo Governo – al momento in cui viene redatta questa nota non si sa ancora
chi sarà il Presidente del Consiglio indicato dai leader delle due forze
politiche , quale sarà la reazione del Capo dello Stato e quindi quali saranno
i titolari dei dicasteri più importanti. Non è un Governo come molti che lo
hanno preceduto da quando è nata la Repubblica. E’ un Governo che rappresenta
un mondo nuovo e che promette un mondo nuovo agli italiani. E’un ‘mondo nuovo’
perché anagraficamente più giovane e più determinato a cambiare alcuni aspetti
dell’Italia.
Al nuovo
Governo, se – come sembra probabile- giurerà nei prossimi giorni- occorre fare
i migliori auguri. Quali che siano i sentimenti politici di ciascuno di noi.
L’Italia ha esigenza di essere governata in una fase in cui, dopo avere perso
quali un quinto del prodotto interno lordo, si affaccia una nuova crisi
finanziaria internazionale e dopo anni in cui la politica economica è
consistita essenzialmente nel chiedere deroghe (la flessibilità) per distribuire mance a questa o quella categoria,
senza un aumento significativo dei consumi e comprimendo al massimo gli
investimenti. E mentre aumentavano le disuguaglianze.
E’
un mondo nuovo perché l’alleanza tra Lega e M5S certifica la fine del bipartitismo imperfetto , prima, e del bipolarismo . che si basavano su differenze di ‘visione del mondo’ tra chi
si considerava ‘di destra’ e chi si considerava ‘di sinistra’. Né la Lega né il
M5S possono essere classificati ‘di destra o ‘di sinistra’. Ciò spiega anche,
come illustrammo nel 2013, l’interesse degli Usa (sia di Obama sia di Trump)
per i due movimenti, soprattutto per il M5S.
C’è , però ,
un ‘contratto di governo’ che articola un vero e proprio programma di
legislatura. La parte più importante è quella
che riguarda la finanza pubblica con il reddito di cittadinanza e la flat tax. Il
primo prevede un sussidio molto più consistente dell’attuale indennità di
disoccupazione a chi ha perde il lavoro con una riforma dei Centri per
L’Impiego ed obblighi specifici per chi riceve il supporto pubblico di
accettare offerte di impiego anche non ‘sottocasa’ ed in mansioni differenti di
quelle per le quali si considera qualificata. La flat tax viene proposta in due aliquote, una al 15% e una al 20% per le
famiglie il cui reddito supera gli 80.000 euro l’anno. Soltanto due sarebbero
gli scaglioni per l’ottenimento di una deduzione fissa di 3.000 euro. Il primo
scaglione è formato da tutti i redditi familiari fino a 35.000 euro entro il
quale a ogni componente spetta la deduzione, il secondo invece da 35.000 a
50.000 e prevede la deduzione fissa solo per i familiari a carico.
Queste due sono le voci più costose in termini di aumento
della spesa pubblica e di perdita di gettito tributario. Altri costi
deriverebbero dalla revisione della Legge Fornero e da programmi di edilizia
carceraria e di rimpatrio di immigranti clandestini. Le prime stime parlano di
un costo complessivo di 75 miliardi , diluita su più anni. Gli strumenti per
farlo ci sono: recuperare le proposte della spending
review di Carlo Cottarelli, fare attuare ai dicasteri di spesa una rigorosa
analisi dei costi e dei benefici delle spese (anche in essere a legislatura
vigente) utilizzando le centinaia di funzionari e dei dirigenti addestrati
(sino al 2009 ; poi il programma venne sospeso) dalla Scuola Nazionale di
Amministrazione. Si può poi introdurre una norma che faccia decadere ‘vecchie’
leggi di spesa , in effetti in disuso.
Il passo più
arduo sarà l’eventuale trattativa con le istituzione europee sui parametri
dell’eurozona (alcuni dei quali mal concepiti anche a ragione della posizione
allora assunta dall’Italia). Ancora più difficile la riscrittura di accordi
intergovernativi come il Fiscal Compact.
Otto Stati nordici (guidati dall’Olanda) hanno già alzato barriere preventive a
passi in tal senso. Gli aspetti giuridici, poi sono complicatissimi. Tuttavia,
numerosi Stati europei stanno esprimendo l’intenzione di rivedere la governance
dell’eurozona, Quindi,potrebbero non mancare alleati.
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