Una goffa guerra commerciale.
Come risolverla
Secondo l'economista
Giuseppe Pennisi, i vari nodi potrebbero essere risolti grazie al quadro di
regole e alla funzione di mediazione e di giurisprudenza dell’Organizzazione
mondiale del commercio
Le minacce
di una guerra commerciale mondiale che, un giorno sì e un giorno no, vengono
dalla Casa Bianca, e gli annunci di ritorsioni da parte, principalmente, di
Paesi asiatici e dell’Unione europea, acquisiscono, di tanto in tanto, i colori
dell’operetta. Ad esempio, in questi giorni, si è scoperto che i superdazi
contro la siderurgia cinese riguardano anche prodotti che la Cina ha smesso di
produrre e di esportare da anni e anni, perché troppo inquinanti – con
l’aumento del tenore di vita anche i cinesi stanno acquisendo una coscienza
ambientalistica. Una goffaggine che l’amministrazione americana avrebbe potuto
evitare.
In effetti,
almeno per ora, la minacciosa guerra commerciale è una “drôle de guerre” come
gli Stati Maggiori degli alleati e degli imperi centrali chiamavano il
conflitto nella fase iniziale della Prima guerra mondiale quando le truppe si
confrontavano nelle trincee, spesso senza sparare un colpo.
Dalla Casa
Bianca giungono tweet che espanderebbero l’area delle misure protezionistiche
americane, tanto sotto il profilo geografico quanto sotto quello merceologico.
Non è la prima volta che presidenti Usa, dopo una campagna elettorale
protezionistica, sono costretti dall’elettorato a fare la voce grossa e anche a
imporre misure restrittive alle importazioni. In epoca relativamente recente, Nixon,
Carter, Reagan, George W. Bush e Obama vinsero le
loro campagne elettorali innalzando vessilli protezionisti. Obama ritoccò i
dazi su circa 800 voci della tariffa doganale (spesso dopo negoziati o
bilaterali o multilaterali). Tuttavia, è la prima volta che la Casa Bianca, nel
delineare una strategia protezionista, lo fa in modo così confuso. E tali
sembrano essere le reazioni delle controparti.
I vari nodi
sul tappeto potrebbero essere risolti nell’ambito del quadro di regole e della
funzione di mediazione e di giurisprudenza dell’Organizzazione mondiale del
commercio (Omc), rafforzando l’Omc medesima che sembra languire sulle rive del
Lago Lemano.
L’accusa
principale della Casa Bianca ai suoi partner commerciali è di utilizzare
“prassi commerciali ingiuste”. Invece, di fare tante minacce dovrebbe fare un
ricorso all’Omc perché esamini il problema e cerchi una soluzione. Di rimando,
i Paesi e le aree commerciali che temono di essere colpite dalle misure
americane, dovrebbero prima di annunciare ritorsioni, adire all’Omc. Questo
sistema è pensato proprio così: ciascuno persegue i propri interessi secondo le
norme Omc. Dall’insieme di queste azioni consiste il sistema giuridico del
mercato globale, che non è insieme di norme astratte ma è insieme di norme
effettive (l’effettività cammina sulle gambe degli interessi nazionali). E
promuove una globalizzazione regolamentata.
Il sistema
dell’Organizzazione mondiale del commercio esiste. Occorre utilizzarlo. Dato
che i contribuenti ne pagano il funzionamento.
Nessun commento:
Posta un commento