giovedì 15 marzo 2018

Una goffa guerra commerciale. Come risolverla in Formiche 15 aprile



Una goffa guerra commerciale. Come risolverla
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Una goffa guerra commerciale. Come risolverla
Secondo l'economista Giuseppe Pennisi, i vari nodi potrebbero essere risolti grazie al quadro di regole e alla funzione di mediazione e di giurisprudenza dell’Organizzazione mondiale del commercio
Le minacce di una guerra commerciale mondiale che, un giorno sì e un giorno no, vengono dalla Casa Bianca, e gli annunci di ritorsioni da parte, principalmente, di Paesi asiatici e dell’Unione europea, acquisiscono, di tanto in tanto, i colori dell’operetta. Ad esempio, in questi giorni, si è scoperto che i superdazi contro la siderurgia cinese riguardano anche prodotti che la Cina ha smesso di produrre e di esportare da anni e anni, perché troppo inquinanti – con l’aumento del tenore di vita anche i cinesi stanno acquisendo una coscienza ambientalistica. Una goffaggine che l’amministrazione americana avrebbe potuto evitare.
In effetti, almeno per ora, la minacciosa guerra commerciale è una “drôle de guerre” come gli Stati Maggiori degli alleati e degli imperi centrali chiamavano il conflitto nella fase iniziale della Prima guerra mondiale quando le truppe si confrontavano nelle trincee, spesso senza sparare un colpo.
Dalla Casa Bianca giungono tweet che espanderebbero l’area delle misure protezionistiche americane, tanto sotto il profilo geografico quanto sotto quello merceologico. Non è la prima volta che presidenti Usa, dopo una campagna elettorale protezionistica, sono costretti dall’elettorato a fare la voce grossa e anche a imporre misure restrittive alle importazioni. In epoca relativamente recente, Nixon, Carter, Reagan, George W. Bush e Obama vinsero le loro campagne elettorali innalzando vessilli protezionisti. Obama ritoccò i dazi su circa 800 voci della tariffa doganale (spesso dopo negoziati o bilaterali o multilaterali). Tuttavia, è la prima volta che la Casa Bianca, nel delineare una strategia protezionista, lo fa in modo così confuso. E tali sembrano essere le reazioni delle controparti.
I vari nodi sul tappeto potrebbero essere risolti nell’ambito del quadro di regole e della funzione di mediazione e di giurisprudenza dell’Organizzazione mondiale del commercio (Omc), rafforzando l’Omc medesima che sembra languire sulle rive del Lago Lemano.
L’accusa principale della Casa Bianca ai suoi partner commerciali è di utilizzare “prassi commerciali ingiuste”. Invece, di fare tante minacce dovrebbe fare un ricorso all’Omc perché esamini il problema e cerchi una soluzione. Di rimando, i Paesi e le aree commerciali che temono di essere colpite dalle misure americane, dovrebbero prima di annunciare ritorsioni, adire all’Omc. Questo sistema è pensato proprio così: ciascuno persegue i propri interessi secondo le norme Omc. Dall’insieme di queste azioni consiste il sistema giuridico del mercato globale, che non è insieme di norme astratte ma è insieme di norme effettive (l’effettività cammina sulle gambe degli interessi nazionali). E promuove una globalizzazione regolamentata.
Il sistema dell’Organizzazione mondiale del commercio esiste. Occorre utilizzarlo. Dato che i contribuenti ne pagano il funzionamento.
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