BALLETTO/ Un trittico
contemporaneo all'Opera di Roma
Nello
spettacolo che ha debuttato a Roma il 15 marzo, l’unità non era data dalla
coreografia ma nel fatto che il trittico fosse composto tra tre balletti.
GIUSEPPE PENNISI 20 marzo 2018 Giuseppe Pennisi
Foto di
Yasuko Kageyama
Il cambio di
passo nel programma di balletto e nello stile del corpo di ballo dal Teatro
dell’Opera di Roma c’è e si vede. Da quando ne ha preso le redini Eleonora
Abbagnato. Ne abbiamo parlato su questa testata il 30 gennaio commentando lo
spettacolo in cui il balletto romantico Suite en Blanc su musica di
Edouard Lalo è stato accoppiato con una celebre serata in cui un concerto
a Marsiglia dei Pink Floyd nel 1972 veniva integrato con coreografie di Roland
Petit (autore anche di quelle di Suite en Blanc). Nello spettacolo che
ha debuttato a Roma il 15 marzo, l’unità non era data dalla coreografia ma nel
fatto che il trittico fosse composto tra tre balletti contemporanei incentrati,
in gran misura, sui rapporti di coppia. Molto brevi i primi due (che hanno
composto la prima parte). Di circa un’ora il secondo per una durata
complessiva, intervallo e cambi scena compresi, di meno di due ore e mezza.
Tre balletti
su musica registrata, non tanto a ragione di una tournée a Muscat, in Oman,
della compagnia del Teatro dell’Opera con Pagliacci nel noto ed
apprezzato allestimento di Franco Zeffirelli, ma perché la coreografia è così
intensa e precisa da non lasciarla ai tempi, più o meno veloci, dei direttori
d’orchestra..
Il primo
balletto (Petite Mort) di Jirì Kylián risale al 1991 e si gioca sul
doppio senso, in francese, del termine petite mort che vuol dire orgasmo
sessuale. Esplora il rapporto di coppia durante l’atto sessuale e la perdita di
controllo sia dell’uomo sia della donna. Sono passati decenni da quando, sempre
sul palcoscenico del Teatro dell’Opera di Roma, nella seconda metà degli Anni
Cinquanta venne messa in scena La Création du Monde noto balletto di
Darius Milhaud il cui debutto a Parigi avvenne nel 1923, scandalizzò il
pubblico (e la stampa) benpensante perché Adamo ed Eva in calzamaglia, compiuto
il peccato originale, si accoppiavano. Il balletto si basa su due movimenti
lenti da due concerti di Mozart, separati da un movimento veloce.
Il secondo (Walking
Mad) di Johan Inger è del 2001. Riguarda anch’esso rapporti di coppia
trattati con umorismo e sensualità. Lungo una parete mobile segno delle
barriere che ostruiscono rapporti interpersonali, donne e uomini si incontrano
e mostrano differente relazioni o stadi differenti della stessa relazione. La
base musicale è il Bolero di Ravel che, però si conclude, nella dolce e
triste Für Alina di Arvo Pârt.
Conclude lo
spettacolo la versione ridotta di Artifact Suite di Willian Forsythe
creata nel 1984 per il balletto di Francoforte: uno spaccato della società in
cui, da un lato, i danzatori si trovano a scoprire quanto più alto e quanto più
lontano possono arrivare con il loro corpo, il pubblico scopre un modo nuovo di
osservare e di leggere la danza.
Uno
spettacolo di grandissimo livello di danza moderna in cui le étoiles, i primi
ballerini, i solisti ed il corpo di ballo del Teatro dell’Opera di Roma hanno
dato il meglio di sé , dopo oltre un mese e mezzo di dure prove perché per anni
hanno danzato balletti neoclassici e soprattutto romantici.
Purtroppo la
sera della prima alcune file di platea e molti palchi (anche in
abbonamento) erano vuoti sia per la novità dello spettacolo sia perché quasi in
contemporanea si svolge al Teatro Olimpico il festival internazionale di danza
nell’ambito della stagione dell’Accademia Filarmonica Romana. Una coincidenza
che con un po’ di coordinamento si sarebbe potuta evitare. Grande successo e
molti applausi ma sarebbe stato bene se ci fossero stati più spettatori.
© Riproduzione Riservata.
AddThis Sharing Buttons
Share to FacebookFacebookShare to TwitterTwitterShare to StampaStam
Nessun commento:
Posta un commento