Se i veri 'falchi' sono i Paesi più piccoli
e poveri che hanno fatto le riforme
La proposte inviate il primo luglio da Tsipras ai leader
delle «istituzioni» sono irrituali sia perché i tempi sono scaduti sia in
quanto garbo avrebbe richiesto di inviarle ai Capi di Stato e di governo
dell’Eurozona. Mostrano, però, che nonostante nei comizi Tsipras perori di
votare contro il documento dei creditori, ne ha accettato quasi tutti i punti
principali, salvo a re-introdurre la richiesta di una nuova ristrutturazione
del debito. Il cancelliere tedesco ha affermato che se ne parlerà dopo gli
esiti del referendum. Tuttavia, è difficile che i 'falchi' dell’Eurozona le
accettino per tornare al tavolo delle trattative. I leader di Francia ed Italia,
unitamente a Austria e Benelux, sono i più propensi a cercare un accordo con la
Grecia, ma sono circondati, nell’Eurogruppo e nella più vasta Unione europea,
da 'duri' che da tempo avrebbero chiesto al governo di Atene di lasciare tanto
l’euro quanto la Ue. Paesi che si considerano molto più poveri della Grecia e
non capiscono perché si debba per la terza volta correre in aiuto ad Atene
affinché faccia le riforme che loro hanno attuato da tempo, facendo fronte a
sofferenze e difficoltà sociali. I più agguerriti sono le Repubbliche Baltiche:
il primo ministro lituano ripete che i suoi concittadini hanno un’età
pensionistica molto più tarda (67 anni) e trattamenti molto più bassi dei
greci: non comprende perché i pensionati lituani debbano sovvenzionare i greci.
Sulla stessa linea, la Slovacchia e la Slovenia, mentre Malta, Cipro e
l’Irlanda si vantano di avare rimesso in sesto i propri sistemi bancari con una
unica tornata di aiuti europei per ciascun Paese. Lo sottolinea anche la
Spagna, mentre il Portogallo fa notare di essere povero tanto quanto la Grecia
ma di non avere avuto che un breve programma di supporto europeo e di essersela
cavata con l’accurata gestione dei fondi strutturali. Le insidie maggiori (per
Atene) vengono poi dal resto dell’Ue. Il primo ministro bulgaro Rosen
Plevneliev è scatenato in discorsi pubblici. Soprattutto sta organizzando altri
Stati neo-comunitari (Romania, Polonia, Ungheria) perché alla Grecia vengano
dati non aiuti, ma un benservito per avere truccato i conti.
Giuseppe Pennisi
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