mercoledì 1 luglio 2015

Se i veri 'falchi' sono i Paesi più piccoli e poveri che hanno fatto le riforme in Avvenire 2 luglio



Se i veri 'falchi' sono i Paesi più piccoli e poveri che hanno fatto le riforme
La proposte inviate il primo luglio da Tsipras ai leader delle «istituzioni» sono irrituali sia perché i tempi sono scaduti sia in quanto garbo avrebbe richiesto di inviarle ai Capi di Stato e di governo dell’Eurozona. Mostrano, però, che nonostante nei comizi Tsipras perori di votare contro il documento dei creditori, ne ha accettato quasi tutti i punti principali, salvo a re-introdurre la richiesta di una nuova ristrutturazione del debito. Il cancelliere tedesco ha affermato che se ne parlerà dopo gli esiti del referendum. Tuttavia, è difficile che i 'falchi' dell’Eurozona le accettino per tornare al tavolo delle trattative. I leader di Francia ed Italia, unitamente a Austria e Benelux, sono i più propensi a cercare un accordo con la Grecia, ma sono circondati, nell’Eurogruppo e nella più vasta Unione europea, da 'duri' che da tempo avrebbero chiesto al governo di Atene di lasciare tanto l’euro quanto la Ue. Paesi che si considerano molto più poveri della Grecia e non capiscono perché si debba per la terza volta correre in aiuto ad Atene affinché faccia le riforme che loro hanno attuato da tempo, facendo fronte a sofferenze e difficoltà sociali. I più agguerriti sono le Repubbliche Baltiche: il primo ministro lituano ripete che i suoi concittadini hanno un’età pensionistica molto più tarda (67 anni) e trattamenti molto più bassi dei greci: non comprende perché i pensionati lituani debbano sovvenzionare i greci. Sulla stessa linea, la Slovacchia e la Slovenia, mentre Malta, Cipro e l’Irlanda si vantano di avare rimesso in sesto i propri sistemi bancari con una unica tornata di aiuti europei per ciascun Paese. Lo sottolinea anche la Spagna, mentre il Portogallo fa notare di essere povero tanto quanto la Grecia ma di non avere avuto che un breve programma di supporto europeo e di essersela cavata con l’accurata gestione dei fondi strutturali. Le insidie maggiori (per Atene) vengono poi dal resto dell’Ue. Il primo ministro bulgaro Rosen Plevneliev è scatenato in discorsi pubblici. Soprattutto sta organizzando altri Stati neo-comunitari (Romania, Polonia, Ungheria) perché alla Grecia vengano dati non aiuti, ma un benservito per avere truccato i conti.
Giuseppe Pennisi

Nessun commento: