Grecia, chi sono (secondo me) i vincitori e i vinti.
Il commento di Pennisi
13
- 07 - 2015Giuseppe Pennisi
È difficile dire se l’accordo
concluso nelle prime ore della mattina del 13 luglio sarà duraturo e
risolutivo. I due precedenti programmi di salvataggio nei confronti della
Grecia hanno durato “lo spazio del mattino”, per mutuare il titolo di una nota
poesia francese del ’600. Questa volta, in particolare, è poco probabile che il
Parlamento di Atene approvi entro mercoledì quanto firmato dal loro Presidente
del Consiglio. Non perché sono “condizioni durissime ed umilianti”, come già
afferma un coro a cappella di “anime belle” principalmente italiane e francesi,
oltre che greche e di qualche altro Paese. Ma perché sono misure già
contemplate nel primo “salvataggio greco”, oltre cinque anni fa e mai attuate.
Sulla base delle informazioni che si
hanno, in mancanza dei testi ufficiali, è impossibile fare una stima dei costi
e dei benefici o anche solo di intravedere se il programma sarà in grado di
fare uscire la Grecia dalla situazione in cui si è messa e di fare avviare un
processo di sviluppo, unico rimedio per curare i mali del Paese.
Le stime del Fondo monetario – le sole
sino ad ora disponibili – sostengono che è necessario un percorso almeno
decennale perché la Repubblica Ellenica possa mettersi su una crescita
auto-alimentata, ossia non sorretta da aiuti stranieri.
Si possono delineare, però, fin da ora,
chi sono i vincitori e i vinti. Tra i primi, il principale è il Cancelliere Angela
Merkel non perché ha ottenuto quanto proposto dall’Eurogruppo ma in quanto
ha mostrato è stata in grado di evitare all’Unione Europea il rischio di
disintegrazione. Lo ha fatto in modo democratico e mantenendo la Grecia
nell’Unione Europea (UE) nonostante due terzi dei cittadini UE (rappresentanti
tre quarti del Pil) avrebbero desiderato che la Repubblica Ellenica fosse messa
alla porta in quanto non ha mai osservato i Trattati e gli accordi intergovernativi
firmati dai suoi rappresentanti. Lo sono un largo numero di Paesi (le
Repubbliche Baltiche, l’Irlanda, la Slovenia, la Slovacchia, il Portogallo e la
stessa Malta) che nella notte tra il 12 ed il 13 luglio hanno più volte
sottolineato che la Grecia sta ottenendo un trattamento di favore,
discriminatorio nei loro confronti, dato che loro si sono “messi in regola” con
le proprie forze e senza piagnistei. Gran parte di questi Paesi non vedrebbe
male un’associazione tra Grecia ed UE, analoga a quella con i Paesi della
sponda inferiore del Mediterraneo. E lo hanno detto a chiare lettere.
Tra i vinti, il maggiore è Alexis Tsipras:
ha dilapidato il capitale di simpatia costruitosi in febbraio-marzo, ha
alternato blandizie e minacce, ha sfoggiato comportamenti levantini da
turquerie del ’600, ha spezzato (e forse) ridotto in briciole il partito che lo
ha eletto, ha assunto impegni contrari a quelli che erano i suoi proclamati
obiettivi negoziali. È probabile che la sua carriera politica si
debba considerare terminata, anche in quanto i militari greci (ormai di
ispirazione nasseriana) fremono.
Perdente anche Hollande che è si è
auto-proclamato Paladino della Grecia tanto da inviare i suoi funzionari ad
aiutare Atene a redigere un programma che il resto dell’UE ha trattato come se
fosse carta igienica. Non solo ha perso la faccia nell’UE ed anche in Francia
ma ha messo a repentaglio quell’alleanza franco-tedesca per la quale l’UE è
stata creata e che dell’UE è l’architrave. Anche per lui si prepara un percorso
verso l’uscita. In moto e con il casco prescritto.
E Renzi? Altro perdente. Ha tentato, in una prima fase, di porsi come “grande mediatore” (come Mussolini a Monaco il 28 settembre 1938). Dato che nessuno pare lo abbia preso sul serio, si è accontentato di apparire in TV il più possibile.
E Renzi? Altro perdente. Ha tentato, in una prima fase, di porsi come “grande mediatore” (come Mussolini a Monaco il 28 settembre 1938). Dato che nessuno pare lo abbia preso sul serio, si è accontentato di apparire in TV il più possibile.
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