·
SPETTACOLO
La conquista del Messico arriva a Salisburgo
Luglio 9, 2015
Giuseppe Pennisi
Ne abbiamo parlato con Peter Konwitschny, regista, Johannes
Leiacker, autore di scene e costumi, Ingo Metzmacher, direttore musicale e
maestro concertatore e Bettina Bartz, drammaturgo.
Tra gli eventi dei festival estivi, la
nuova produzione di Die Eroberung von Mexico di Wolfgang Rihm ha una valenza
speciale non solo perché il lavoro, rivisto, torna sulle scene dopo 24 anni
dalla prima mondiale (e da numerose riprese negli anni Novanta) ma anche perché
Rihm ha accettato la carica di “compositore in residenza” al Teatro dell’Opera
di Roma dove curerà, con Giorgio Battistelli, il settore “musica
contemporanea”.
La prima è il 26 luglio ed avremo modo di
recensire lo spettacolo. Nel contempo abbiamo avuto l’opportunità di effettuare
uno scambio di vedute con la squadra che sta curando le prove del lavoro –
attenzione si tratta di “teatro in musica”, non di un’opera in senso stretto e,
quindi gli elementi drammaturgici (che si fondono con componenti filosofiche e
religiose) sono molto importanti.
Ne abbiamo parlato con Peter Konwitschny,
regista, Johannes Leiacker, autore di scene e costumi, Ingo Metzmacher,
direttore musicale e maestro concertatore e Bettina Bartz, drammaturgo.
«Considero Die Eroberung von Mexico un lavoro in grado di avvicinare
alla musica contemporanea anche ascoltatori non abituati a questo genere»,
afferma il direttore artistico del Festival Sven-Eric Bechtolf. Ingo Metzmacher
sottolinea che la scrittura musicale è sostanzialmente semplice: «Il
lavoro fa uso di una struttura musicale elementare; alcune misure vengono
ripetute sino a 20 volte. C’è molto ritmo. Non mancano elementi di forza a
ragione della natura dell’argomento».
Nonostante il titolo (La Conquista del Messico), la sconfitta dell’Impero Inca da parte degli spagnoli ha un ruolo relativamente minore nel lavoro. «Fornisce un contesto in cui situare temi molto più vasti. Una grande idea di Rihm è di affidare ad una donna, un soprano drammatico, il ruolo di Montezuma», aggiunge Peter Konwitschny e precisa: «Per Rihm il nodo centrale il confronto è tra uomo e donna, due opposti che devono interagire, non autodistruggersi a vicenda. Qualsiasi civiltà in cui i ruoli di uomo e donna subiscono interferenze è costretta al declino ed al crollo».
Nonostante il titolo (La Conquista del Messico), la sconfitta dell’Impero Inca da parte degli spagnoli ha un ruolo relativamente minore nel lavoro. «Fornisce un contesto in cui situare temi molto più vasti. Una grande idea di Rihm è di affidare ad una donna, un soprano drammatico, il ruolo di Montezuma», aggiunge Peter Konwitschny e precisa: «Per Rihm il nodo centrale il confronto è tra uomo e donna, due opposti che devono interagire, non autodistruggersi a vicenda. Qualsiasi civiltà in cui i ruoli di uomo e donna subiscono interferenze è costretta al declino ed al crollo».
Peter Konwitschny e Ingo Metzmacher,
che hanno già lavorato insieme in 15 lavori, concordano. «È essenziale
trovare il nocciolo duro del dramma in musica dice», Ingo Metzmacher. E Peter
Konwitschny aggiunge che per farlo è essenziale pensare che non si tratta di
divertire il pubblico ma di inviare un messaggio chiaro e forte.
Ciò comporta – precisa Johannes Leiacker –
una scenografia essenziale fatta di panorami. «Il pubblico entrerà nella
Felsenreitschule (l’antica cavellerizza dove si svolge lo spettacolo), solo
dieci minuti prima che comincerà la musica e si troverà immediatamente in un
ambiente musicale. In termini musicali, il lavoro consiste in quattro
scene collegate da un poema. «L’opera termina con un momento di silenzio in cui
i protagonisti, già morti contano un duetto a cappella, ossia senza orchestra,
che dopo tanta distruzione, è uno spazio per il rimpianto», afferma
Metzmacher.
Foto Salzburger Festspiele
/ Andreas Kolarik
Nessun commento:
Posta un commento