giovedì 9 luglio 2015

Il festival di Aix punta sul matrimonio, ma non centra il bersaglio in Avvenire 9 luglio


Il festival di Aix punta sul matrimonio, ma non centra il bersaglio
GIUSEPPE PENNISI
AIX-EN-PROVENCE
Giunto alla soglia dei 70 anni, il Festival di Aixen- Provence non è più, da qualche lustro, come la pensarono i suoi creatori, ossia una manifestazione per far conoscere Mozart in Francia (dove era stato praticamente obliato dalla metà dell’Ottocento agli anni immediatamente successivi alla seconda guerra mondiale). Il Salisburghese è sempre in programma – quest’anno con un nuovo allestimento del Ratto dal serraglioeil prossimo con una nuova produzione di Così fan tutte. Il Festival si caratterizza ora per “prime mondiali” o “europee” di opere brevi (spesso commissionate ad hoc), collegate a cicli su uno o due autori (in questi anni Händel e Stravinskij) nonché soprattutto imperniata su un tema. Dato che le sovvenzioni pubbliche sono meno di un terzo del budget, il festival si basa su una vasta rete di coproduzioni , di vendita di diritti cinematografici e televisivi e di sponsorizzazioni (che in Francia comportano una deduzione tributaria del 60%).
Il tema dell’edizione in corso (2 - 21 luglio) è l’amore coniugale declinato in vari modi. Per alcuni aspetti, questo tema viene letto come una risposta di parte del mondo culturale francese a certi aspetti del laicismo dilagante Oltralpe. È proprio su Mozart che non si centra il bersaglio: Il ratto dal serraglio è infatti imperniato sulle peripezie di Belmonte e Kostanze per ricongiungersi e tornare in Patria con tre grandi arie sull’amore tra marito e moglie; nonostante l’ottima esecuzione musicale, la drammaturgia di Albert Ostermaier, scimmiottando quella di Calixto Bieito di una dozzina di anni fa a Berlino, trasporta la vicenda in un deserto negli anni della Prima guerra mondiale e la infarcisce di un po’ di violenza e di una buona dose di conflitto razziale, fuorviando gli spettatori dal messaggio di fondo.
Nel “ciclo Händel” (l’anno scorso vedemmo Ariodante, quest’anno è in scena Alcinacoprodotta con il Bol’šoj e la Canadian Opera Company, e l’anno prossimo si vedrà Il trionfo del tempo e del disinganno) è l’amore coniugale tra Ruggero e Bradamante a trionfare su intrighi e sortilegi di Alcina e Morgana; di livello la bacchetta di Andrea Marcon, buona la compagnia di canto ed azzeccata la scelta di ambientare la favola ariostesca ai giorni nostri. Nella ripresa di A midsummer night’s dream( un magico allestimento di Robert Carsen che dal 1991 si è visto in tutto il mondo), tre coppie mal assortite trovano ciascuna il partner giusto dopo una notte di peripezie (il lavoro è coprodotto con Lione); trionfano la concertazione di Kazushi Onu e il magnifico controtenore Lawrence Zazzo nel ruolo di Oberon. La vera sorpresa è Svadba(Matrimonio) di Ana Sokolovic, una compositrice serba (classe 1968) , trasferitasi da numerosi anni a Montréal. In questa “prima” europea in forma scenica (regia di Ted Huffman e Zack Winocour; scene di Samal Black, video di Sven Ortel, luci di Macus Doshi), coprodotta dal Festival con i teatri di Angers, Nantes, Lussemburgo, Lubiana, e con il Festival invernale di Sarajevo. In circa un’ora vediamo ed ascoltiamo la sera e la notte prima della cerimonia di nozze nell’ottica di “lei” (la futura sposa) in compagnia con le sue cinque migliori amiche allo scopo di “seppellire la propria vita di ragazza nubile”. Quando giunge il giorno, la protagonista indossa l’abito da sposa e le sue cinque amiche quello delle ancelle che la accompagneranno all’altare. È un’opera “a cappella”, senza orchestra per sei voci femminili – tre soprani – Florie Valquette, Liesbeth Devos, Jennifer Davis – e tre mezzosoprani: Pauline Sikirdji, Andrea Ludwig e Mireille Lebel); c’è qualche leggerissimo accompagnamento strumentale (la protagonista suona in un breve momento l’armonica e le sue compagne delle piccole percussioni). Vengono, infine, elegantemente fusi vari “generi”: dalla canzonette giovanili alle filastrocche, dal ballabile al folk, dal melologo al parlato sino a esplodere in un lungo e ampio arioso finale, di impianto novecentesco, della protagonista in cui si manifestano tutti i suoi auspici e tutte le sue preoccupazioni mentre le sue compagne, lasciati i jeans e le gonne corte, arrivano vestite da compunte damigelle. Merita di essere visto in Italia.
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Protagonista non è più solo Mozart, così come pensato dai suoi creatori. Anche se ne resta traccia con un poco riuscito “Il ratto dal serraglio” Sorprendente invece “Svadba” di Sokolovic
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